Braccio teso all’orizzonte, smorfia sardonica come un occhiolino d’intesa strizzato alla folla acclamante. La “citazione” del saluto romano di Musk da parte di Steve Bannon sembra segnalare un rapprochement fra l’ala paleoconservatrice e il miliardario che proprio Bannon aveva definito «parassita straniero». Come a sottolineare che sulle basi vi sia dopotutto una convergenza di fondo.
Ma se fra ke due fazioni Maga (nazionalpopulisti e tecno oligarchi) vi sarebbero prove di disgelo, il nazi-siparietto ha provocato altre crepe, ironicamente proprio nella «palestra internazionale di gladiatori» tanto auspicata da Bannon. L’intervento di Jordan Bardella alla convention Cpac era in programma ieri ma per il leader del Rassemblement National, il «gesto facente riferimento all’ideologia nazista» ha reso improponibile la propria presenza.
IMMEDIATA la controreplica di Steve Bannon al settimanale Le Point: «’Se è così tanto timoroso e si fa la pipì addosso come un ragazzino, allora è indegno e non dirigerà mai la Francia», ha detto l’ex consigliere di Trump. «Era un saluto come faccio sempre», ha aggiunto. «L’ho fatto uguale sette anni fa al Front National. Lo faccio in tutti i miei discorsi per salutare la folla».
Tutto questo già nel primo giorno della Conservative political action conference. Il summit dei conservatori americani divenuto festival annuale del trumpismo. Un’ edizione, questa, che ha prevedibilmente assunto il tono di celebrazione trionfale per l’avvento, come ha detto nella preghiera mattutina il pastore Joshua Naverrete, della golden age – l’età aurea – il copyright lanciato da Trump per descrivere la caotica decostruzione della democrazia americana.
Fondata in era reaganiana per aggregare le forze della nuova destra, Cpac è diventata via via convention delle frange più estreme del movimento neocon prima, poi della progressione populista in movimenti come il Tea Party ed infine l’arcipelago dell’ultradestra radicalizzato da Trump.
PARTE CONVENTION politica e parte revival religioso, anche questa edizione ripropone la consueta processione di stelle e pianeti minori della galassia alt right, una passerella di politici, parlamentari, telepredicatori, sceriffi, antiabortisti e vedette di Fox News, iperliberisti, appassionati di criptovalute e armi da fuoco, suprematisti e techno bros. Esponenti di un’area che fino ad un paio di anni fa delineava un fanatismo estremo ed eccentrico, e che ora si trova al commando della maggiore superpotenza mondiale.
Una Sanremo del post fascismo che quest’anno comprende una rappresentanza degli eversori del 6 gennaio graziati da Trump e il comitato «Trump 2028» già all’opera per assicurare un terzo mandato al «presidente più grande di sempre». Con i grandi varietà televisivi Cpac ha in comune anche le scenografie ad effetto – quella allestita ad esempio per l’intervento di Elon Musk, una bizzarra intervista al limite della coerenza, oscurata da cappello da baseball ed occhiali scuri. Gran finale davanti alla gigantografia omaggiante il Padrino (“Dogefather”) per brandire la motosega omaggio di Javier Milei, a sancire l’affinità di picconatori e celebrare il definitivo avvento del grottesco come dialettica politica.
Il presidente argentino ha fatto parte della rappresentanza internazionale che nel primo giorno ha compreso anche l’ex premier britannica Liz Truss ed il figlio dell’ex presidente brasiliano Eduardo Bolsonaro. La loro adesione ha preceduto il gesto di Bannon, che, al di la dell’obiezione di Bardella, non ha peraltro percettibilmente turbato nessuno dei partecipanti ad un consesso in cui la normalizzazione sembra dato abbondantemente acquisito.
IL SALUTO «AFFETTUOSO» di Bannon è giunto al culmine di un discorso in cui ha esortato il Popolo Maga a «fissare le baionette» e «non retrocedere» ma consolidare le conquiste del primo mese di decostruzione dello stato. In particolare, ha tenuto a celebrare la conferma a capo del Fbi di Kash Patel, già ospite fisso del suo podcast War Room dai cui microfoni ha avuto modo di affermare: «Andremo a stanare i cospiratori non solo nel sistema giudiziario ma nei media. Si, andremo a prendere giornalisti che hanno mentito al popolo americano e agevolato i brogli di Biden».
Una fantapolitica autoritaria ormai fin troppo concreta, e un’involuzione che sta travolgendo istituzioni e sponde costituzionali secondo la tabella di marcia del Project 2025 senza che opposizioni e società civile diamo per ora sensibili segnali di resistenza.
ECCO QUINDI fra gli interventi Cpac, la standing ovation a JD Vance, acclamato in particolare per la «lezione di Monaco» impartita gli europei, il panel su come mettere in riga i sindaci «inadempienti» sulle retate di migranti nelle grandi città e la chiacchierata con Alina Habba, avvocata di Trump, per celebrare il licenziamento degli impiegati pubblici (ad oggi più di 200.000 da una dozzina di ministeri).
Un ritmo difficilmente sostenibile, anche se non è affatto chiaro quale e quando possa arrivare un punto di rottura.
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