Fiamme Azzurre, la passione sboccia sul ghiaccio
22 Febbraio 2025
Olimpiadi invernali: è cominciato tutto quasi per caso, a Chamonix nel 1924.
A dire il vero, già a Londra 1908 e ad Anversa 1920 si erano disputate gare di pattinaggio e di hockey su ghiaccio, ma nell’ambito dei Giochi Olimpici estivi. Poi, in occasione del Congresso Olimpico del 1921, nell’ansia di rinascita a cinque cerchi del Primo Dopoguerra, i delegati ebbero l’idea di dar vita ad una “Settimana Internazionale Sportiva” dedicata alle discipline della neve e del ghiaccio, che si tenne appunto a Chamonix, in Francia, dal 25 gennaio al 5 febbraio 1924.
Visto il successo dell’evento, a posteriori il Cio decise di dare un imprimatur retroattivo alla manifestazione, riconoscendo quelle gare come la prima edizione dei Giochi Olimpici invernali.
Quanto all’Italia, il feeling tra gli atleti in divisa e gli sport della neve e del ghiaccio è scoccato subito, fin da quell’improbabile esordio del 29 gennaio 1924. Sarebbe giusto citare i nomi di quei ragazzi italiani, che disputarono la prova delle Pattuglie Militari (antenata dell’odierno biathlon), inaugurando la partecipazione degli azzurri nella manifestazione: Piero Dente, Goffredo Lagger, Albino Bich e Paolo Francia. Fu la gara che ebbe il maggior afflusso di pubblico, tra tutte quelle disputate sul versante transalpino del Monte Bianco.
E proprio da quella disciplina, così spiccatamente militare, arrivò anche il primo successo italiano, l’oro nell’edizione di Garmisch-Panterkirchen, il 14 febbraio 1936. Poco importa che nell’occasione il Cio, forse contrariato dall’insistenza con cui Adolf Hitler aveva imposto questa gara nel programma olimpico, la bollò come semplice “sport dimostrativo”: in realtà c’erano tutte le squadre che contavano e il quartetto azzurro vinse con 14” di vantaggio sullo squadrone finlandese e quasi sette minuti sui campioni svedesi. Alla fine, tra lo stupore dei numerosissimi spettatori, a festeggiare furono i nostri alpini: Enrico Silvestri, Luigi Perenni, Stefano Sertorelli e Sisto Scilligo.
Altri tempi e si dovrà attendere fino al 1999 per vedere le Fiamme Azzurre impegnate sulla neve. Nulla di sorprendente: il servizio istituzionale della Polizia Penitenziaria era chiaramente diverso da quello che vedeva all’opera sui confini alpini corpi come la Guardia di Finanza, i Carabinieri, la Polizia di Stato, l’Esercito e la Forestale, da noi tradizionali padroni delle discipline invernali.
Anche qui avvenne tutto quasi per caso, perché il merito fu di Ubaldo Ranzi, uno dei più grandi interpreti del decathlon italiano. Il campione lombardo, non pago delle dieci prove che doveva affrontare ogni volta su piste e pedane di atletica, aggiunse alla sua fama di Ercole degli stadi un’altra fatica e si cimentò nel bob. Sembrava un semplice diversivo, invece le sue eccezionali capacità di spinta lo portarono nel 1999 a gareggiare ai Mondiali di Cortina nel bob a due in coppia con Gunther Huber: è stato quello, a tutt’oggi, l’ultimo titolo iridato conquistato dall’Italia in una disciplina che pure aveva dato incredibile prestigio per oltre 50 anni allo sport azzurro. Lo stesso equipaggio, Ranzi-Huber, fu argento l’anno successivo agli Europei sul medesimo tracciato ampezzano.
Ma, come ben sappiamo, le Fiamme Azzurre non percorrono mai la strada più facile. Ecco perché, in vista dei Giochi Olimpici invernali di Torino 2006, quando si trattò di mettersi al servizio dello sport italiano per la seconda esperienza di quel livello dopo Cortina 1956, la Polizia Penitenziaria accettò nel 2005 la sfida impossibile. Non le classiche prove della neve e del ghiaccio legate alla tradizione dei corpi militari e di polizia, bensì il pattinaggio artistico, quanto di più lontano da quel mondo si potesse immaginare. Intendiamoci, l’allora 18enne Carolina Kostner, astro nascente delle discipline di figura, fu subito la benvenuta nel nostro Gruppo Sportivo. Era reduce da una brillante medaglia di bronzo mondiale e aveva ricevuto dal Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, l’investitura di portabandiera della squadra olimpica: divenne la prima fiamma azzurra a ricoprire quel ruolo. Torino 2006 è stata la prima delle quattro partecipazioni della campionessa altoatesina (il record assoluto per una pattinatrice è di 5 edizioni), impreziosite dalla storica medaglia di bronzo ottenuta a Sochi nel 2014. Quattro sono anche le presenze in carriera per l’altra medaglia olimpica invernale delle Fiamme Azzurre, Cecilia Maffei: argento con la staffetta di “short track” a Pyeongchang 2018, dopo che la medaglia di bronzo di Sochi, quattro anni prima, le era stata negata dal ruolo di semplice “riserva viaggiante” della squadra italiana. E nel palmarèes dell’atleta trentina figurano anche un bronzo mondiale oltre a tre medaglie europee.
Sempre per la ragione che la Polizia Penitenziaria ama scegliere strade poco battute, sono nostre anche le prime medaglie paralimpiche invernali ottenute dai sodalizi appartenenti alle Forze Armate o ai Corpi di Polizia. Parliamo di Vancouver 2010 e il merito fu dello sciatore ipovedente Gian Maria Dal Maistro e della sua guida Tommaso Balasso: un bilancio trionfale, due medaglie d’argento e quattro di bronzo nelle specialità alpine.
In tema di tappe storiche, non si può trascurare la prima – e finora unica – medaglia europea conquistata dall’Italia nello skeleton femminile: il bronzo della nostra Valentina Margaglio a Sankt Moritz nel 2022. In questa disciplina le Fiamme Azzurre possono mettere in bacheca anche il primo podio iridato di sempre, sia pure in una prova non olimpica come le coppie ad Altenberg 2020: ancora bronzo per Valentina Margaglio, con il collega Mattia Gaspari, campione di questa specialità tanto come valore sportivo quanto nella sfortuna (due gravissimi infortuni gli hanno finora consentito di partecipare solo ai Giochi di Pechino 2022).
Pur senza dimenticare le altre discipline, come all’inizio della storia resta però il pattinaggio di figura la specialità invernale più tradizionale per la Polizia Penitenziaria: in questi 20 anni di attività il bilancio a livello mondiale è di 2 ori, 3 argenti e 4 bronzi, mentre dagli Europei sono arrivati 10 ori, 7 argenti e 10 bronzi. Nel complesso una bacheca impressionante considerando l’organico e l’arco temporale davvero limitati.
A più di un secolo da Chamonix e a meno di un anno dai Giochi Invernali di Milano-Cortina, le Fiamme Azzurre puntano a realizzare nel 2026 la loro miglior performance olimpica di sempre. In questo momento sono 9 gli atleti presenti nella Sezione Sport del Ghiaccio: Filippo Ambrosini, Lucrezia Beccari, Rebecca Ghilardi, Charlène Guignard, Marco Fabbri e Matteo Rizzo nelle specialità artistiche (con i tecnici Anna Cappellini, Ondrej Hotarek e Carolina Kostner), mentre nel pattinaggio di velocità figurano Giulia Lollobrigida, Linda Rossi e Alessio Trentini (il tecnico è Cecilia Maffei, il preparatore atletico Gianni Perricelli, già marciatore di livello mondiale).
Della Sezione Sport Invernali fanno parte 7 atleti: Patrick Baumgartner e Mattia Variola nel bob, Mattia Gaspari e Valentina Margaglio nello skeleton; nello sci alpino gareggiano la slalomista Petra Unterholzner e gli specialisti delle prove veloci Federico Scussel e Pietro Zazzi. Nei ruoli tecnici ci sono Omar Sacco e Giovanni Mulassano, ex nazionali di bob e skeleton.
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