l’Italia punta a un futuro di opportunità

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L’Italia accelera il passo nella lotta alla disoccupazione giovanile. Sempre più aziende si fanno avanti per contrastare il fenomeno dei NEET (Neither in Employment nor in Education or Training), giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione.

In Italia, una persona su sei (il 16%) in questa fascia d’età è un NEET, ma le iniziative del terzo settore e l’impegno delle imprese mirano a invertire la rotta. L’obiettivo è allinearsi agli standard europei, portando il tasso di NEET al 9% entro il 2030.

Giovani NEET: la sfida di un futuro incerto

La Generazione Z, nata nell’era digitale e proiettata verso il futuro, si trova a fronteggiare un mercato del lavoro incerto. Il termine NEET descrive una generazione fuori dal circuito formativo e lavorativo. In Italia, secondo i recenti dati Istat, il 16,1% dei giovani tra i 15 e i 29 anni rientra in questa categoria, un dato che salta all’attenzione se confrontato con la media europea dell’11,2%.

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Mentre paesi come Germania, Paesi Bassi e Danimarca registrano tassi di giovani che non lavorano inferiori al 7%, l’Italia sconta un sistema educativo poco allineato verso le opportunità lavorative future, soprattutto nel Sud del paese, dove si registrano picchi di giovani NEET superiori al 20%.

Il mismatch tra istruzione e mondo del lavoro è una delle principali cause delle difficoltà di inserimento per i giovani laureati e diplomati. Le competenze acquisite durante il percorso formativo spesso non trovano riscontro nelle esigenze delle imprese, con conseguenze che vanno ben oltre l’ambito economico. L’isolamento sociale, i disturbi d’ansia e la depressione sono in aumento tra questi ragazzi, che si sentono persi e demotivati.

Cinque ragazzi lavorano al pc attorno ad un tavolo.

Giovani al lavoro in azienda (Foto di Pavel Danilyuk da Pexels).

EET in Italia: una generazione che non si arrende

Mentre i giovani NEET continuano a destare preoccupazione, cresce l’attenzione verso gli EET (in Employment, Education or Training), che, nonostante le difficoltà, si impegnano attivamente nel costruire il proprio futuro. Un dato interessante emerge da un recente Focus Censis Confcooperative sugli imprenditori: 144.000 italiani tra i 15 e i 29 anni hanno scelto l’autoimprenditorialità, aprendo attività in diversi settori innovativi e tecnologici.

Secondo Unioncamere, le competenze green e digitali saranno sempre più richieste nei prossimi cinque anni. I Green Jobs saranno dunque i lavori del futuro. Un esempio concreto arriva da Green Skills Academy, iniziativa promossa da Fondazione Snam ETS, in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Fondazione Generation Italy ETS.

L’obiettivo è offrire a 40 giovani NEET, provenienti dalle aree di Catania e Brindisi, l’opportunità di accedere a percorsi formativi tecnico-specialistici e a concrete opportunità professionali nel settore della transizione energetica. Il programma di formazione gratuito si concentrerà sulla preparazione di tecnici installatori di pannelli fotovoltaici. I partecipanti acquisiranno competenze tecniche fondamentali e avranno la possibilità di sostenere colloqui di lavoro con le aziende interessate.

Una sfida da vincere: al via una partnership per il lavoro dei giovani

Il governo e le imprese italiane sono sempre più impegnati a promuovere l’occupazione giovanile. L’obiettivo principale è quello di ridurre il tasso di giovani NEET al 9% entro il 2030, in linea con gli obiettivi dell’UE. Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo hanno annunciato una collaborazione strategica, unendo budget e competenze a favore del lavoro per i giovani. L’annuncio è arrivato durante la presentazione della programmazione e dell’attività filantropica di Fondazione Cariplo per il 2025.

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Tra le tre sfide di mandato individuate, quella dedicata ai giovani che non studiano e non lavorano sarà una priorità di questa partnership significativa. «Non possiamo stare a guardare», ha dichiarato Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo. «Agiremo su due fronti, da un lato la prevenzione, evitando che altri ragazzi escano dalla scuola e finiscano in un vicolo cieco da cui poi è più difficile farli uscire; dall’altro sostenendo l’ingresso nel mondo del lavoro di coloro che sono oggi bloccati in questo tremendo limbo».



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