Se la sanità fosse solo privata, quanto costerebbe curarsi? Prezzi impossibili per molti: da 1800 euro al giorno per un ricovero a 48mila euro per altri interventi – Torino News 24

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Se la sanità fosse solo privata, quanto costerebbe curarsi? Prezzi impossibili per molti

La sanità pubblica italiana sta affrontando una crisi sempre più profonda, mettendo a rischio l’accesso alle cure per i cittadini meno abbienti e aumentando il peso economico sulle famiglie. Secondo un’ ultima analisi, se il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) venisse completamente smantellato, i costi delle prestazioni mediche in regime privato sarebbero insostenibili per la maggior parte delle persone. Ad esempio, un ricovero potrebbe costare fino a 1.800 euro al giorno, mentre un intervento per il tumore alla mammella arriverebbe a 48.000 euro.

Le difficoltà del sistema sanitario pubblico sono già evidenti nelle lunghe liste d’attesa. Il rapporto “Ospedali e Salute” del Censis evidenzia che per esami essenziali come mammografie e risonanze magnetiche si possono attendere anche oltre cinque mesi. Questo porta molte persone a rivolgersi alla sanità privata, diventando di fatto “forzati della sanità a pagamento”. Chi non può permettersi visite e interventi finisce spesso per rinviare cure necessarie, con gravi conseguenze sulla propria salute.

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La percezione di un sistema sanitario sempre più diseguale è diffusa tra gli italiani: l’84% ritiene che chi ha più risorse economiche riesca a curarsi meglio e più velocemente, mentre il 73% ritiene che le differenze nei servizi sanitari tra le regioni siano in aumento. Questi dati trovano conferma nella realtà: nel 2023, il 10% della popolazione si è spostato in un’altra regione per ricevere cure adeguate e la metà ha percorso più di 50 km per accedere a un servizio sanitario.

Un’ulteriore analisi, condotta da Svimez, mostra che l’Italia investe meno in sanità pubblica rispetto ad altri paesi europei.

Nel 2023, mentre Germania e Francia coprivano l’86% e l’85% della spesa sanitaria con fondi pubblici, l’Italia si fermava al 73,8%, allineandosi alla Spagna. Questo progressivo definanziamento rende il SSN sempre più fragile, compromettendo il suo principio di universalità e mettendo a rischio il diritto alla salute per tutti i cittadini.

L’ultimo studio, realizzato dalla Uil, ha quantificato i costi medi di alcune prestazioni sanitarie in tre regioni italiane: Lombardia, Lazio e Calabria. Le spese per un ricovero a bassa complessità possono variare dai 422 euro giornalieri in Lombardia fino a 1.480 euro in Calabria, mentre un ricovero ad alta complessità può costare fino a 1.800 euro al giorno. Anche gli interventi chirurgici risultano estremamente onerosi: la rimozione di un tumore alla mammella può raggiungere i 48.400 euro in Calabria, i 32.400 euro nel Lazio e i 29.400 euro in Lombardia.

“Per fare pochi ma eclatanti esempi – scrive il sito specializzato Fortune Health – ” ai già 1.278 euro al giorno per un ricovero nel privato, vanno aggiunte ulteriori voci di spesa: 1.200 euro l’ora per la sala operatoria, 600 euro al giorno per la degenza in un reparto chirurgico, 400 euro al giorno per la degenza in un reparto di medicina, 165 euro al giorno per ricovero ordinario post acuzie. Se si avesse bisogno di un banale intervento di colecistectomia invece, si dovrebbero pagare dai 3.300 ai 4.000 euro, più la parcella del chirurgo, da 3.000 a 10.000 euro. E per un check up cardiologico si spenderebbero 775 euro (con mammografia) per una donna under 40, 694 euro (con mammografia) per una over 40, 345 euro per un uomo under 40 e 395 euro per un over 40″.

Di fronte a questa situazione, la Uil propone una serie di misure per rilanciare il SSN e garantire il diritto alla salute. Tra le soluzioni suggerite vi sono il contrasto alla legge Calderoli, che promuove il regionalismo differenziato, il riallineamento della spesa sanitaria italiana agli standard europei e la lotta agli sprechi nelle regioni, evidenziati dalla Corte dei Conti. Il sindacato sottolinea che è fondamentale investire su due pilastri essenziali: il personale sanitario e la sanità territoriale.

Insomma, la sanità pubblica italiana rischia di diventare un lusso per pochi, con conseguenze drammatiche per le fasce più deboli della popolazione. Senza interventi strutturali, il progressivo arretramento del SSN potrebbe tradursi in un sistema dove solo chi ha disponibilità economica potrà permettersi cure tempestive e adeguate, mentre molti saranno costretti a rinunciare alla propria salute per ragioni economiche.



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