Il ceo di Renault: «Come abbiamo approfittato 25 anni fa della crescita del mercato cinese, e in cambio abbiamo dovuto fare investimenti, dobbiamo fare la stessa cosa e dare loro il 10%-15% del mercato»
«Penso che dobbiamo arrivare a un accordo con la Cina». A dirlo è il ceo di Renault ed ex presidente di Acea Luca De Meo, intervenendo al convegno «Innovare per tornare a crescere – Superare le crisi, costruire il futuro delle imprese e del lavoro» al Kilometro Rosso di Bergamo. Il gruppo francese, da lui guidato, nel 2024 ha registrato 56,2 miliardi di ricavi con una crescita del 7,4 % sul 2023 e un margine operativo record di 4,7 miliardi, pari al 7,6% dei ricavi.
«Dare alla Cina il 15% del mercato»
«Come abbiamo approfittato 25 anni fa della crescita del mercato cinese, e in cambio abbiamo dovuto fare investimenti, dobbiamo fare la stessa cosa e dare loro il 10%-15% del mercato, che ha un valore per i cinesi», ha spiegato De Meo. «L’abbiamo fatto con i giapponesi, con gli americani e con i coreani – ha aggiunto – che in totale fanno il 25% del mercato europeo, non vedo perché non farlo con i cinesi. Loro vogliono fare business, però in cambio dobbiamo avere degli investimenti di costruttori cinesi che possono anche aiutare la filiera a trasformarsi, in particolare su tutta la parte della catena del valore della vettura elettrica».
«I dazi? Uno schermo per qualche anno»
Per il ceo di Renault i dazi europei sulle auto cinesi possono essere una risposta solo nel breve periodo, ma la vera sfida è rimanere competitivi. «Ci fanno un po’ da schermo per qualche anno» ha sottolineato, spiegando che «è chiaro che nel breve periodo ci può aiutare ma la vera domanda è: quando questo terminerà noi saremo competitivi? Io penso che la possibilità di farlo ce l’abbiamo».
L’Europa, secondo De Meo, deve iniziare a «parlare di new energy vehicle, perché questo darà una possibilità di fare delle vetture elettriche nei segmenti dove ha senso, delle vetture con un range extender dove magari mettiamo biocombustibili piuttosto che combustibili sintetici e il plug in hybrid dove fai 100-150 km in elettrico. Questo è quello che succede in Cina». L’ex presidente di Acea ha spiegato che nella definizione di new energy vehicle ci sono tre tecnologie: l’auto a batteria, il range extender con un piccolo motore che ricarica la batteria e il plug-in hybrid con un motore a combustione supportato da un motore elettrico: «Sono queste le tre tecnologie che fanno il 50 per cento» della produzione cinese, perché l’elettrico «puro» in Cina «fa il 30 per cento e di questo 30 per cento una grossa parte sono delle piccole vetture urbane di 3 metri con una batteria di 15-20 KW. Questa è la verità della storia» ha aggiunto. La Cina «ha approfittato dell’emergere della nuova tecnologia e delle nuove batterie per l’automotive, per crearsi una nicchia in cui hanno sicuramente una leadership, perche’ controllano tutta la catena del valore dalle mine» ha osservato. Se non ci fossero le norme europee e contassero soltanto le dinamiche di mercato, «io direi di si’», si investirebbe ancora sull’elettrico.
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