Auto, i cinesi di Byd a caccia fornitori (anche di Stellantis). Alfredo Altavilla: «La filiera italiana è un patrimonio»

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di
Christian Benna

L’ex braccio destro di Marchionne e advisor del colosso cinese a Torino: «L’Italia avrebbe potuto ospitare un impianto di Dongfeng, ma i dazi Ue hanno frenato Pechino»

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Venerdì pomeriggio, corso Unità d’Italia 40. Fuori: zero gradi o giù di lì. Dentro, al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino intitolato a Gianni Agnelli, c’è quasi un clima d’estate. Imprenditori e manager devono togliersi la giacca tanto è affollata la sala prenotata da Byd, il colosso cinese dell’auto da 4,5 milioni di vetture l’anno, per una maratona di incontri coordinata da Anfia che è durata due giorni, articolandosi in 176 meeting, 380 aziende coinvolte, più di 600 operatori presente. Un nome noto della filiera dell’auto piemontese si avvicina ad Alfredo Altavilla, special advisor Byd in Europa, gli stringe la mano e gli sussurra all’orecchio: «Dottore, il vostro successo oggi è anche il segno della nostra disperazione. Qui in Piemonte per noi non c’è più lavoro». Il top manager, 62 anni, già al vertice di Fca ai tempi di Sergio Marchionne ( e in Fiat per 30 anni, dal 1990 al 2018), poi presidente di Ita, quasi si rabbuia: è il ringraziamento — dice — che non vorrebbe ricevere.
 
«Ho suggerito personalmente a Byd di cominciare dall’Italia e da Torino la ricerca di fornitori per i nostri due nuovi impianti europei (Ungheria e Turchia, ndr). L’ho fatto perché questa filiera automotive è tra le migliori al mondo: forte, innovativa e competitiva. Vedere tutto questo sapere far accomunato alla parola “disperazione” per colpa del calo dei volumi delle commesse Stellantis mi riempie di amarezza». Altavilla ha partecipato personalmente a decine di incontri insieme con Zhiqi He, vicepresidente di Byd . «Ora bisogna guardare al futuro. Il fatto che la partecipazione sia sta così numerosa è un segnale inequivocabile dell’entusiasmo. Oggi, la sfida non è adattarsi, ma anticipare». Byd aprirà due impianti da 500 mila vetture in Europa. Pane per i denti della filiera automotive piemontese, 20 miliardi di ricavi e 753 aziende, oggi quasi interamente congelata dalla cassa integrazione perché nell’ultimo anno gli ordini sono crollati del 40%.

Dottor Altavilla, il grande entusiasmo al Mauto si tradurrà anche in commesse e lavoro per le nostre imprese?
«Byd ha raccolto nel suo database 380 aziende italiane e l’ha fatto in due giorni. Non è un dato da poco per un’azienda molto verticalizzata che fino ad oggi ha prodotto il 70% della componentistica in house. La nostra espansione internazionale, infatti, necessita di fornitori affidabili, competenti e proattivi. Il nostro obiettivo è quindi localizzare le catene di approvvigionamento e collaborare con i partner europei dell’industria automobilistica. Ed è proprio qui che entrano in gioco i fornitori italiani».




















































Quante imprese saranno coinvolte?
«Presto per dirlo. Questa è la prima tappa di un tour che ci poterà anche in altri paesi europei, in Francia e in Germania. Ma dagli incontri a cui ho partecipato ho riscontrato grande interesse da parte dei vertici di Byd, sono rimasti tutti favorevolmente impressionati. Siamo qui per esplorare insieme opportunità di collaborazione, valorizzando l’eccellenza della componentistica italiana affinché il futuro della mobilità sostenibile possa essere scritto anche con il contributo del Made in Italy».

Byd aprirà due impianti in Ungheria e Turchia. Chiederete alle nostre imprese di delocalizzare per mantenere i costi bassi?
«Assolutamente no. Quella fase della globalizzazione è finita. Le imprese italiane sono già oggi molto competitive. Sono svantaggiate solo per gli alti costi dell’energia. Poi se un fornitore decide, seguendo una propria logica industriale, di costruire un impianto accanto al nostro non lo mandiamo via. Ma la scelta spetta al fornitore, noi non obblighiamo nessuno. Byd vuole progettare, sviluppare e produrre in Europa per l’Europa, puntando sulle migliori filiere di componentistica locale per costruire una supply chain solida e competitiva».

Aprirete un impianto anche in Italia?
«Dobbiamo saturare i primi due impianti. Meglio non farsi illusioni. Ma l’Italia è stata già a un passo dal potere ospitare un grande stabilimento automobilistica. Un’occasione sfumata».

Il governo Meloni parla di investitori cinesi da più di un anno. Non si è mai visto nulla.
«Il governo ha lavorato bene. E c’erano tutte le condizioni per arrivare a un’intesa (con Dongfeng, ndr) e così avere un secondo costruttore di auto in Italia».

Che cosa è successo?
«Si è messa di traverso Bruxelles. Le politiche dei dazi imposte dalla Commissione Europea ha irrigidito Pechino, congelando tutto. Del resto pensare di poter creare un mercato sulla base dei dazi è del tutto folle».
Anche Donald Trump sta alzando le barriere sulle importazioni di auto.
«Ma negli Usa c’è tutt’altra logica. Trump alza i dazi ma allo stesso tempo incentiva gli investimenti in America. L’obiettivo è ridurre tutte quelle produzioni fatte nei paesi limitrofi che poi esportavano a dazi zero negli Usa. Questa politica secondo me ha senso, quella dell’Ue no. I dazi, comunque, per noi sono un ostacolo passeggero, poiché abbiamo già avviato una strategia di localizzazione dei nostri insediamenti industriali in Europa».

Dottor Altavilla, quando si menziona il suo nome si fa anche quello di Sergio Marchionne.
«Mi riempie di onore e di orgoglio. Ho fatte anche altre esperienze oltre a quella di Fca, ma quell’avventura insieme resterà indelebile. Pensi che un fornitore mi ha detto l’altro giorno: “Non respiravo questo entusiasmo dai tempi in cui c’eravate tu e Sergio a Torino”. Ora però guardiamo avanti».

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In Europa produrrete solo vetture elettriche?
«Non solo. Molte vetture ibride e anche elettriche. Sono convinto che il rapporto sul mercato resterà 70 – 30% o 60-40% ancora per diversi anni».

Torino è tappezzata di pubblicità Byd. In città avete presentato il suv Atto 2 e ora avete incontrato i fornitori. Perché?
«Stiamo investendo in tante città italiane. A Torino ci troviamo bene perché questa resta la città dell’auto grazie a una magnifica filiera».

Davvero produrrete in Europa 500 mila vetture?
«Ho sentito dire nei giorni scorsi: “questi cinesi la stanno sparando troppo grossa”. Eppure nel 2024 Byd si è classificata al terzo posto nella classifica delle vendite dei marchi automobilistici a livello globale».

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23 febbraio 2025 ( modifica il 23 febbraio 2025 | 07:31)

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