Condannato senza controllo: la paura di Marta, vittima di uno stalker

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La consigliera metropolitana Clara Marta denuncia un sistema inefficace e chiede misure urgenti per tutelare le vittime e responsabilizzare gli aggressori.

Vittima di uno stalker, “Condannato solo ad un anno e quattro mesi”

“Chi tutela davvero le vittime?” Questa è la domanda che oggi pone Clara Marta, consigliera metropolitana della Città di Torino e capogruppo di Forza Italia a Chivasso, dopo anni di persecuzione da parte del suo stalker, Sudais Konate.

“Dopo mesi di terrore, denunce inascoltate e misure restrittive violate, Konate è stato arrestato e condannato a un solo anno e quattro mesi di reclusione, con possibilità di conversione della pena in lavori socialmente utili. Dopo cinque mesi in carcere, l’uomo è tornato in libertà, con un divieto di avvicinamento e il solo obbligo di indossare il braccialetto elettronico, che ha però rifiutato di portare. Oggi mi chiedo: se lui è libero di scegliere se farsi monitorare oppure no, chi si occupa della mia sicurezza? Chi si assicura che rispetti le restrizioni?” dichiara Clara Marta.

Anni di paura

Il caso ha origine nel 2017, quando Clara Marta, allora assessora comunale a San Raffaele Cimena, aveva promosso un progetto di integrazione per rifugiati. Tra i partecipanti c’era Konate, che sembrava intenzionato a costruirsi un futuro. Ma dietro l’apparente motivazione si celava un’ossessione morbosa che si è trasformata in una persecuzione continua: pedinamenti, messaggi minacciosi, irruzioni nei luoghi istituzionali e persino violazioni dei divieti di avvicinamento.

La situazione è precipitata il 31 agosto scorso, quando, durante una festa patronale, la consigliera si è trovata faccia a faccia con il suo persecutore, che aveva rimosso il braccialetto elettronico e si aggirava liberamente tra la folla, eludendo i controlli delle autorità.

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“Se non ci fosse stata tanta gente attorno a me, cosa sarebbe successo? Se invece di trovarlo in mezzo alla folla lo avessi trovato sotto casa mia?” denuncia Marta.

Il 21 febbraio, il tribunale di Ivrea ha emesso la sentenza di condanna, ma, nonostante la pericolosità dell’uomo, non è stato previsto un monitoraggio obbligatorio tramite dispositivi elettronici, lasciando la vittima nuovamente esposta al rischio di nuove violazioni.

“Il colpevole ha il diritto di scegliere, la vittima no”

E così Clara Marta commenta:

La vicenda solleva una questione gravissima: perché chi ha perseguitato, minacciato e terrorizzato una donna ha la facoltà di scegliere se sottoporsi a un controllo elettronico, mentre la vittima non ha alcun margine di protezione reale?

Mi è stato detto che non si può costringere una persona a indossare il braccialetto elettronico se non lo accetta. Ma allora io, che sono la vittima, posso rifiutarmi di vivere nella paura? Posso rifiutarmi di essere costretta a guardarmi le spalle ogni giorno?

Ma c’è un altro aspetto inquietante di questa vicenda: dove si trova oggi Konate? Sappiamo che è un clandestino, che non ha una dimora, che non ha famiglia né un punto di riferimento. Chi si è preoccupato di dove andrà a dormire? Chi si è chiesto cosa farà ora?

Non possiamo continuare a trattare questi casi come problemi solo delle vittime. Il tema della violenza di genere deve prevedere anche un percorso obbligatorio per i carnefici, perché è da lì che si parte per fermare il ciclo della violenza.

Le richieste alle Istituzioni

Di fronte a questa ennesima dimostrazione dell’inefficacia delle misure di protezione, Clara Marta chiede alle istituzioni un intervento immediato e concreto per tutelare le vittime di stalking e violenza. Le proposte includono:

  • Braccialetto elettronico obbligatorio per chi ha già violato misure restrittive
  • Sanzioni più severe per chi elude i divieti di avvicinamento
  • Più potere alle forze dell’ordine per intervenire tempestivamente su segnalazioni di pericolo
  • Tempi della giustizia più rapidi, per evitare che una denuncia resti solo un pezzo di carta
  • Piani di supporto psicologico e legale per le vittime, che non devono essere lasciate sole
  • Percorsi di recupero obbligatori per gli stalker e gli uomini violenti, affinché non reiterino il reato e siano monitorati in modo attivo anche dopo la scarcerazione.

Marta conclude:

Non possiamo accettare che il sistema protegga più i colpevoli che le vittime. Troppe donne sono state uccise da uomini che avevano già ricevuto restrizioni che non sono state fatte rispettare. Non aspettiamo il prossimo femminicidio per agire. Il momento di cambiare le cose è adesso.



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