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Quattro giorni per cercare una soluzione politica. O forse, sarebbe più giusto dire, un centro di gravità permanente. Così da approvare la prima legge italiana sullo Spazio, senza l’accusa di voler aprire la porta a Starlink, la costellazione di satelliti detenuta da Elon Musk. Sul ddl, in esame nella commissione Attività produttive della Camera, la maggioranza prende tempo, chiedendo di posticipare l’approdo in Aula del provvedimento al 3 marzo. Intanto, nell’ultimo pacchetto di emendamenti depositato dai relatori, e preso in visione dal Messaggero, spunta una norma che rafforza i controlli sulle attività spaziali. Prevedendo che l’Asi, l’Agenzia spaziale italiana, nelle sue attività di vigilanza, senta le agenzie di intelligence e non solo il ministero della Difesa.
LA VICENDA
Tutto ha inizio giovedì, quando la decima commissione di Montecitorio si riunisce per esaminare le proposte di modifica al testo, e il Governo – presente il viceministro Valentino Valentini – dà l’elenco dei pareri. L’intoppo arriva sull’articolo 25, che prevede che il ministero delle Imprese e made in Italy costituisca una riserva di capacità trasmissiva nazionale attraverso comunicazioni satellitari, utilizzando «sia satelliti sia costellazioni in orbita geostazionaria, media e bassa». Ecco, un emendamento del Pd, a prima firma di Andrea Casu, chiede che nella gestione siano prediletti i «soggetti appartenenti all’Unione europea» e solo in caso di «comprovata impossibilità» quelli dell’Alleanza Atlantica. Una stretta rispetto alla formulazione presente nel ddl, che apre indifferentemente tanto agli europei che ai membri Nato. Su questa – così come su un’altra proposta avanzata dai dem – per affidare la riserva non solo alle comunicazioni satellitari, ma anche a quelle sottomarine – arriva il parere negativo del Governo. Che fa scattare le opposizioni. In prima linea proprio Casu, secondo il quale vincolare la capacità trasmissiva esclusivamente ai satelliti – a fronte del ritardo europeo – vuol dire «esporre la gestione del settore a soggetti esterni che producono tecnologie all’avanguardia». A mostrare remore anche Enrico Cappelletti (M5S): nell’ultimo question time, il ministro Urso – ricorda – aveva escluso categoricamente l’apertura a soggetti esterni nella regolamentazione italiana del settore della space economy. E poi la collega di Avs, Francesca Ghirra, dell’idea che emerga il «rischio della configurazione di un monopolio nel settore dello sviluppo della tecnologia satellitare nel nostro Paese, in favore di soggetti come Elon Musk attraverso la società Starlink». Una reazione in blocco che porterà la maggioranza ad accantonare altre due proposte delle opposizioni. La prima, volta a garantire nelle attività satellitari, «un adeguato ritorno industriale per il sistema Paese». La seconda, per favorire nella concessione della riserva, una «partecipazione pubblica per garantire la sicurezza». Una garanzia, a detta di Casu, necessaria per evitare quanto sta accadendo in Ucraina, con la minaccia degli Usa di tagliare l’accesso del Paese al sistema Internet satellitare senza la firma dell’accordo sulle terre rare. Dalla maggioranza si cerca di ridimensionare i toni. Lo stop all’emendamento che dava priorità ai soggetti Ue, spiega il relatore Andrea Mascaretti (FdI), è legato al fatto che oggi l’Italia partecipa a progetti inseriti in una dimensione ampia: «Basti pensare che l’Esa non è un’agenzia dell’Unione europea, ma un’agenzia internazionale». In sostanza, si tratterebbe di un’errata formulazione. Più netto Valentini, che ha parlato di una «interpretazione aprioristica della norma da parte di alcuni», ribadendo il «clima di dialogo e collaborazione» portato avanti con le opposizioni durante la seduta.
IL RUOLO DEI SERVIZI
Nel frattempo, tra le ultime proposte di modifica depositate dai relatori, spunta una norma che ritocca le competenze dell’Agenzia spaziale italiana in materia di vigilanza sulle attività degli operatori spaziali, al fine di garantire il rispetto delle condizioni autorizzative. L’Asi dovrà collaborare e sentire, per gli aspetti di competenza, non solo il ministero della Difesa ma anche «gli organismi di informazione per la sicurezza di cui alla legge 3 agosto 2007 n.124». Vale a dire le agenzie dei Servizi segreti. Una contromossa che, se non spegne le polemiche, pare un tentativo di risposta a chi chiede maggiori tutele sul fronte della sicurezza nazionale. Per quanto riguarda gli emendamenti accantonati, il viceministro Valentini ha confermato che è in corso una «valutazione di tipo strategico», e che quindi si cercherà di «trovare un punto politico di caduta sulle finalità e sulle determinazioni». Punto che potrebbe consistere nella presentazione, alla ripresa dei lavori in programma per martedì, di una riformulazione ad hoc dei testi delle opposizioni o anche in un “ordine del giorno pesante” che impegni l’Esecutivo, nella fase attuativa del disegno di legge, a dare seguito ad alcune delle istanze finora avanzate.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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