Forum Osservatorio Valore Sport: temi importanti per il futuro

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Due intense giornate di lavori hanno caratterizzato la terza edizione del Forum Osservatorio Valore Sport svoltosi nella Sala Autorità dello Stadio Olimpico di Roma.

Come nelle precedenti edizioni è stata The European House Ambrosetti, con il coordinamento di Valerio De Molli, a fare una foto panoramica della condizione dello sport in Italia, attraverso un approfondito studio di ricerca sui vari aspetti che lo caratterizzano. Tre i domìni tematici principali affrontati, quello sociosanitario, quello economico e quello dell’accessibilità, con lo scopo di riportare lo sport e la cultura del movimento al centro dell’agenda politica, e creare nuovo valore per il Paese.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Attraverso le partnership del Comitato Italiano Paralimpico, del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, dell’Istituito per il Credito Sportivo e Culturale, e di Sport e Salute, presenti in sala Luca Pancalli, Giovanni Malagò in collegamento da remoto da Cortina, Beniamino Quintieri e Marco Mezzaroma, il quadro è stato poi allargato all’attività sportiva scolastica che in Italia registra forti ritardi rispetto agli altri Paesi europei. Sei scuole su dieci, infatti, non sono dotate di palestra e molte di esse sono datate e con problemi di agibilità e di accessibilità per i disabili.

Sotto l’aspetto sociosanitario, purtroppo, il nostro Paese è ai primi posti nel contesto internazionale della sedentarietà, obesità, e, ahimè, anche dell’obesità infantile, con un costo sanitario pubblico complessivo, diretto e indiretto, stimato in circa 6,7 miliardi di euro, confermato dal Ministro della Salute Orazio Schillaci nel suo intervento. Risultiamo, poi, impietosamente agli ultimi posti nelle graduatorie di merito sociale quali, numero di impianti sportivi funzionanti in relazione alla popolazione, palestre scolastiche, ore di educazione fisica nelle scuole, risorse pubbliche pro capite dedicate allo sport. Appena 86 euro annui pro capite, contro i 615 del Lussemburgo, i 341 della Svezia, i 218 della Francia, i 120 della Germania, e così via, nonostante l’intero comparto sport produca un gettito di oltre 26 miliardi di euro pari a 1,4 % del PIL Italia, dando lavoro ad oltre 400.000 persone.

Gli stessi squilibri internazionali si riscontrano anche sul territorio italiano dove il fanalino di coda è rappresentato quasi sempre dal Sud e dalle Isole. Territorio che ha espresso le sue testimonianze attraverso gli interventi degli Assessori allo Sport, Alessandro Onorato di Roma Capitale, Simona Ferro della Liguria, Regione Europea dello Sport 2025, Emanuela Ferrante di Napoli, Comune Europeo dello Sport 2026, e del Vicesindaco con delega allo Sport Andrea Tomaello, della Città di Venezia.

Gli studi di Ambrosetti hanno evidenziato, inoltre, che gli anziani sono più sedentari dei giovani, le donne più degli uomini, i meno acculturati più dei laureati, gli abitanti delle periferie più di quelli che vivono nei grandi centri urbani.

Unanime il convincimento che il movimento, l’attività fisica e lo sport, invece, non possono e non devono essere opportunità elitarie ma un diritto di tutti, come avvalorato anche dalla recente modifica dell’articolo n. 33 della nostra Costituzione che recita: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale, e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.

Ma, nonostante tutto, liete notizie sono giunte dai resoconti olimpici e paralimpici di Parigi 2024, rispettivamente 40 e 71 medaglie, e da tanti altri scenari sportivi agonistici internazionali, dove l’Italia ha brillato, confermandosi un Paese leader nel mondo, come circostanziato da Malagò e Pancalli nei loro interventi.

Tra le proposte emerse nel convegno romano “2050 – Italia in Movimento”, la prescrivibilità dell’attività fisico-motoria da parte dei medici di base, pediatri e geriatri, a totale o parziale carico del sistema sanitario nazionale, magari anche in forma sperimentale per le sole fasce deboli, l’introduzione dell’educazione fisica ed avviamento alla pratica sportiva nella scuola dell’infanzia e nel primo ciclo della primaria, la riduzione dell’IVA al 10% per il comparto sport, l’utilizzo a tempo pieno delle palestre scolastiche anche durante le pause didattiche, l’innalzamento del tetto delle deduzione fiscali delle spese sostenute per le attività sportive praticate dai minorenni, deduzioni fiscali fruibili anche dai maggiorenni.

Auspici tutti riconducibili alla domanda fondamentale: se per ogni euro speso dallo Stato per la pratica sportiva c’è un ritorno di 4 euro, calcolato in minori costi pubblici sociosanitari e maggiori entrate provenienti dall’intero sistema, al Paese non converrebbe investire maggiori risorse nello sport?

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Peraltro, promuovendo una maggiore cultura del movimento e allargando la base dei praticanti, insieme ad una più incisiva lotta alle droghe, al fumo, all’abuso di alcol, ed al conforto di una dieta alimentare corretta, avremmo certamente una popolazione più longeva, più sana e, probabilmente, più felice, continuando, al contempo, ad incrementare il nostro medagliere sportivo.

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