Tra i grandi protagonisti della storia della Destra italiana dagli anni Cinquanta agli anni Novanta c’è Franco Petronio, triestino, poi romano e quindi milanese. Il militante di piazza che anima le proteste delle giornate di novembre del 1953 nel capoluogo giuliano ed è costretto a fuggire perché ricercato dalla polizia britannica di occupazione; il presidente nazionale del Fuan che porta gli universitari missini a primeggiare in molte università e riempie le piazze per Budapest e varie rivendicazioni studentesche; il consigliere comunale del Msi a Roma, il corrispondente del Secolo d’Italia da Parigi, il consigliere comunale a Milano, il deputato nazionale e il parlamentare europeo.
Politico e intellettuale della destra italiana
Il politico ma anche l’uomo di cultura che scopre e riscopre autori “maledetti”, in primis Céline, il visionario attento ai cambiamenti epocali che riesce a prevedere con largo anticipo nei suoi articoli per L’Italiano e il Secolo d’Italia. Tra genio, sregolatezza e stravaganza, capace di assumere posizioni scomode e controcorrente, come il suo sostegno al nucleare per garantire l’autonomia energetica dell’Italia. Non si è mai lasciato intimidire neppure dagli estremisti di sinistra nella Milano degli anni Settanta e con lo sguardo sempre rivolto al futuro della Destra, trattando temi come tecnologia e sviluppo.
Un libro per raccontarne idee e battaglie
All’interno del Msi è stato vicino a Pino Romualdi che lo ha “adottato”, sostenuto e valorizzato, fin dalle colonne de L’Italiano, il mensile da lui fondato nel 1959 che ha sempre promosso e stimolato il dibattito e il confronto all’interno della Destra. C’è tutto questo nel volume “Franco Petronio. Avventure, idee, scritti” curato da Alessandro Amorese per Eclettica Edizioni (pp.176, 18 euro) diviso in due parti.
L’uomo attraverso le testimonianze
La prima ripercorre la sua figura attraverso testimonianze di chi, all’interno del Msi, lo ha conosciuto bene, anche da avversario interno, proprio perché stimato e rispettato da tutti. Tra questi, Renzo De Vidovich, con cui ha condiviso le proteste del 1953, Alfredo Mantica, suo compagno anche nel consiglio comunale meneghino, che lo ha splendidamente tratteggiato nel suo scritto Il ragazzo del viale; e poi Massimo Massano, Riccardo Migliori, oltre ai più giovani Tommaso Foti, Marco Zacchera e Umberto Maerna. Anche esponenti milanesi di correnti diverse, come l’almirantiano Riccardo De Corato e la rautiana Paola Frassinetti, ne hanno sempre riconosciuto il valore per il suo essere un politico concreto e presente. Completano questa sezione un saggio storico di Alessandro Amorese sul periodo della presidenza del Fuan e l’articolo Più poveri, più soli che Gennaro Malgieri scrisse in occasione della sua scomparsa sul Secolo d’Italia del 13 luglio 1994. In quel pezzo, Malgieri ne ricordava anche l’impegno culturale, capace di far convivere in lui giornalista, politico e intellettuale. «Costretto dai suoi malanni a starsene in disparte non rinunciava, quando poteva, all’osservazione, al consiglio, al suggerimento… Immaginava spazi diversi per le nostre idee da far vivere al di là delle ristrettezze storiche e lo sterile nostalgismo che non mancava mai di stigmatizzare anche con feroce sarcasmo. Deludeva quanti lo volevano ripiegato su se stesso perché parte del mondo che gli era caro si era come dissolta, con le sue analisi intelligentissime, pungenti, lungimiranti».
I suoi scritti
La seconda parte del volume raccoglie un’antologia dei suoi scritti su L’Italiano, dove si alternano analisi politiche ed economiche, usando talvolta una sferzante ironia, ad articoli culturali. Ad esempio nel luglio 1970 scrive profeticamente: «Il decennio ‘70 sarà il decennio del comunismo. Il decennio entro il quale si deciderà, una volta per tutte, se la società italiana sarà comunistizzata, e in che misura. Oppure se qualcosa di diverso, di ben diverso, accadrà. Non è una profezia, né una minaccia, né un’apertura enfatica ma un dato di fatto che balza agli occhi dell’osservatore politico il cui giudizio non sia velato da opportunismi o ottimismi. Non c’è scampo a questa realtà, non c’è possibilità di sottrarsi alla sua rilevanza, dal momento che tutto quel che s’era inventato sinora per evitare che insorgesse ha fatto il suo ciclo s’è logorato, è andato in frantumi o ci sta rapidamente andando».
Petronio: una figura da riscoprire
Era romualdiano, ma poi nei congressi veniva chiamato a parlare dopo Pino Rauti per smorzare il suo successo, smontando le sue tesi politiche, grazie alla sua grande capacità oratoria.
Petronio è un nome sconosciuto al grande pubblico, anche perché è scomparso quando Alleanza Nazionale era appena divenuta destra di governo, ma lui già da qualche tempo viveva lontano dalla politica. Una figura da riscoprire per far conoscere la storia della Destra italiana, come Eclettica sta facendo da quindici anni di attività editoriale e culturale.
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