“Manager e sostegno, così possono crescere le piccole imprese”

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Intervista al Presidente della Piccola Industria di Unindustria Cristiano Dionisi su Il Messaggero


«Da qui a quattro anni ci siamo dati come obiettivo la creazione di 180 medie imprese, 1.200 piccole imprese e un aumento dell’export di 7 miliardi di euro. E per farlo puntiamo a creare 13mila nuovi lavoratori ad alta e media specializzazione nei settori della manifattura e della tecnologia».

 

Cristiano Dionisi, Presidente della Piccola Industria di Unindustria, il 26 febbraio, oltre all’Assemblea della Piccola Industria in programma nel pomeriggio, la mattina ci sarà la presentazione del “Piano industriale del Lazio”, promosso dalla vostra associazione e dalla Regione, con idee e proposte per il rilancio del territorio. Come raggiungere questi obiettivi? 

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«È necessario che la nostra Regione diventi un territorio sempre più “a misura d’impresa”, a cominciare da una burocrazia più snella. C’è poi bisogno di strumenti che aiutino le pmi a crescere, a maggior ragione dopo la contrazione del credito alle imprese registrata negli ultimi anni, un tema rispetto al quale però la Regione oggi ci sta dando una grande mano con bandi specifici».


Negli anni abbiamo spesso sentito mitizzare il concetto di azienda familiare o slogan come “piccolo è bello”. Perché è così importante invece la crescita delle aziende?


«Più è piccola l’impresa, meno sa rispondere con efficacia ai problemi del mercato. Per questo lavoriamo per “managerializzare” i nostri imprenditori, renderli cioè consapevoli delle azioni da mettere in campo di fronte alle sfide. Abbiamo ad esempio chiesto di sostenere la figura dei manager “temporanei” per aiutare i piccoli e medi imprenditori a ottenere quelle certificazioni che da soli non sarebbero in grado di prendere, dalla sostenibilità al nuovo fronte della cybersecurity, passando per quelle sulla qualità dei loro prodotti. E ancora, secondo una recente ricerca Accenture, l’85% dei beni verrà prodotto e venduto su scala regionale entro tre anni. Per cui diventano fondamentali le reti di impresa o le sinergie tra capo filiera e la catena di fornitura, oppure, infine, investimenti congiunti tra le imprese su ambiti comuni».


Oggi uno dei temi di cui si parla di più è la difficoltà nel trovare personale specializzato. Quali profili faticano a trovare le piccole industrie laziali?


Nel Lazio, come nel resto d’Italia, 1 lavoratore su 2 è difficile da trovare e questa percentuale aumenta tra le figure ad alta e media specializzazione, proprio quelle nei settori che portano più crescita: penso al settore farmaceutico, alla logistica, alla cybersecurity e sempre più all’intelligenza artificiale. E ancora c’è grande carenza di ingegneri ambientali e di profili in grado di seguire i temi della sostenibilità.


Come far incontrare formazione e mercato?

«Le grandi imprese hanno ovviamente più capacità attrattive, noi stiamo lavorando sulla formazione. Su Roma abbiamo un progetto specifico con gli Its academy, la formula del 4+2 (scuola più specializzazione, ndr) lanciata dal governo. Per noi significa avere persone già pronte da inserire in azienda. Poi però lavoriamo anche sulla “retention” con programmi ad hoc per incentivare i dipendenti a non andare via, soprattutto attraverso misure di welfare aziendale».

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Più in generale, come sta l’economia del Lazio?

«Viviamo un momento storico complesso, gli osservatori vedono delle similitudini con gli anni della pandemia. I costi dell’energia incidono parecchio sulla manifattura, ci sono le incertezze geopolitiche, così come la coda dell’inflazione che ha effetti sui tassi di interesse. Se poi aggiungiamo l’alto tasso di regolamentazione, soprattutto da parte di Bruxelles, abbiamo un altro elemento di preoccupazione: penso alle norme sulla sostenibilità, oppure alle ultime in tema di cybersecurity, con una recente direttiva che impone anche alle pmi di proteggere i dati. E come Unindustria vogliamo accompagnare le nostre imprese in questo percorso e ne parleremo all’assemblea del 26 febbraio».


I dazi annunciati dall’amministrazione Trump avranno effetti sulle pmi laziali?

«Le conseguenze sono diverse a seconda del settore. I dazi preoccupano soprattutto il farmaceutico, rispetto al quale il Lazio ha un primato nazionale, oppure la manifattura. Mentre altri campi, come il digitale, sono ovviamente meno esposti».


Il 26 febbraio all’assemblea della Piccola Industria di Unindustria parlerete anche alla Regione. Cosa chiedete al mondo della politica?


«Semplificazione e facilità di accesso al credito. Devo dire che con la Regione Lazio e soprattutto con il Presidente Francesco Rocca e con la vice-presidente Roberta Angelilli, che è anche assessore allo Sviluppo economico, c’è grande intesa. Rispetto al credito, a breve dovrebbe arrivare un secondo round di misure a sostegno delle imprese, che dovrebbe prevedere anche nuove risorse per i “basket bond”, una misura che abbiamo molto richiesto e che consente alle pmi di emettere obbligazioni, creando un’altra forma di finanziamento».


Infine, a ottobre ci saranno gli stati generali della logistica di Unindustria. Quali aspetti interessano le piccole imprese del Lazio?

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«Un’azienda scollegata dal resto del mercato fatica a crescere e per questo come rappresentanti delle pmi abbiamo chiesto per Unindustria anche la delega alle filiere, oltre a quella del credito. Entrambi infatti sono due strumenti fondamentali per valorizzare le nostre aziende».

 

L’intervista, a cura di Gianluca Carini per Il Messaggero, è disponibile in allegato.



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