Gli albanesi aggrediscono gli inquilini all’ora di cena smontando grate di sicurezza con i cric delle auto. I georgiani svaligiano gli appartamenti di giorno dopo i sopralluoghi. Numerosi arresti da parte della polizia
A dicembre scorso, prima di Natale, si sono fermati solo davanti a un bambino che piangeva perché stavano picchiando il padre, sorpreso all’ora di cena con il piccolo in un appartamento vicino a Ponte Milvio. Come sempre, almeno negli ultimi episodi di rapine a domicilio, i malviventi avevano smontato le grate di protezione delle finestre al pianterreno di un palazzo utilizzando un semplice cric da auto: giro dopo giro con la manovella l’inferriata si è staccata dal muro. Poi hanno forzato una finestra lasciata aperta a vasistas e si sono introdotti in casa. È la specialità delle bande di rapinatori albanesi che da mesi imperversano portando a segno colpi in varie zone di Roma.
Il ladro ucciso
Gli agenti del commissariato Ponte Milvio danno loro la caccia per contrastare l’allarme criminalità che poco lontano dal loro territorio di competenza, quello di via Cassia, a Tomba di Nerone, ha visto la morte di Antonio Ciurciumel, il 24enne rumeno, forse palo di un gruppo specializzato in rapine in casa, ucciso da un colpo di pistola esploso dal vigilante Antonio Micarelli. L’aggressione al papà accucciato dietro un divano nel tentativo di difendere il figlioletto, ma colpito lo stesso dai malviventi – su questo grave fatto gli investigatori sono ancora al lavoro –, è al centro di un’indagine, così come sui colpi messi a segno dai ladri di nazionalità georgiana, specialisti nell’utilizzo della chiave «topolino» capace di avere la meglio su qualsiasi serratura con cilindro europeo, anche di ultima generazione. Il fenomeno è piuttosto diffuso nella Capitale.
A Roma nord, poi, è allarme nelle zone di Vigna Clara, Camilluccia, Farnesina, via Cortina d’Ampezzo.
La casa è un posto a rischio
Mentre gli albanesi, e non solo, reclutati dalle bande di rapinatori puntano un appartamento per volta, senza preoccuparsi troppo se all’interno ci siano o meno gli inquilini, i «colleghi» georgiani ispezionano interi caseggiati, lanciando una rete per poi raccogliere quello che rimane impigliato. Lasciano tracce di colla o pezzetti di plastica sulle porte degli appartamenti per capire se c’è movimento oppure se i proprietari sono assenti da 3-4 giorni. E poi agiscono in modo seriale. «I primi si assumono il rischio di commettere una rapina, ma lo fanno di proposito anche perché in alcuni casi hanno minacciato le vittime che poi hanno rivelato il nascondiglio della cassaforte – spiega Fabio Germani, dirigente del commissariato Ponte Milvio -, gli altri invece si preoccupano sempre di scegliere strade con più vie di fuga nel caso venissero scoperti. Ma non sono violenti, bensì difficili da identificare perché quando rientrano in Italia dopo un arresto cambiano il cognome per non essere scoperti di nuovo. Vendono la merce rubata qui, prima di ripartire».
Identificate 600 persone
Nell’ultima settimana gli investigatori della squadra di polizia giudiziaria del commissariato ha identificato più di 600 persone durante i controlli antifurto e antirapina, con 5 arresti e 2 denunce. Recuperate decine di migliaia di euro in orologi di valore, articoli in pelle, anche il contenuto di garage e box auto. «In questi ultimi casi sono stati svaligiati da pregiudicati italiani, questa è rimasta la loro specialità», aggiunge Germani.
La testimonianza dei parenti
Con oltre 13 mila furti in abitazione nel 2023, ultimo dato ufficiale disponibile, Roma è salita al 24° posto fra i capoluoghi di provincia. Nel 2019 era al 40°. Nei giorni scorsi, al Corriere, il prefetto Lamberto Giannini ha spiegato che nei primi due mesi del 2025 c’è stato un calo del 33% rispetto allo stesso periodo del 2024. Sul fronte delle rapine in casa, invece, la situazione appare stazionaria (9° posto nel 2023, dopo l’8° dell’anno prima), con più di 200 aggressioni fra le mura domestiche. Le bande sono attive fra centro storico, Parioli-Flaminio, Trieste, Monteverde, Eur, piazza Bologna, come in periferia e nell’hinterland. La sfida è quotidiana. Ma alle operazioni della polizia bisogna aggiungere la prevenzione da parte degli inquilini. «È indispensabile – sottolinea ancora Germani – fare attenzione agli estranei che anche di giorno si aggirano nei palazzi con cappellini e bandane, installare antifurti collegati con le forze dell’ordine, telecamere interne a casa, nebbiogeni, serrature protette da placche “Defender” per neutralizzare “topolino”, ma anche bumper e tubi Innocenti per sfondarle, video spioncini sui pianerottoli. E segnalare auto sospette davanti alle abitazioni».
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