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L’Nhtsa, ente per la sicurezza dei trasporti, ha appena decretato l’ennesimo richiamo per le Tesla, ma intanto Musk taglia il 10 per cento dell’agenzia. Tra le figure lasciate a casa anche gran parte dei funzionari con le competenze per sorvegliare i veicoli a guida autonoma
A voler pensar male, l’ultima mossa di Elon Musk potrebbe quasi apparire come una ripicca. A voler guardar bene, è difficile non ravvisare ipotesi di conflitto di interesse. Perché proprio nelle stesse ore in cui la Nhtsa, l’agenzia federale statunitense per la sicurezza nei trasporti, concludeva l’ennesima indagine sulle auto Tesla decretando la necessità di richiamarne non meno di 380 mila per un guasto al sistema che dovrebbe facilitare la sterzata, parallelamente si diffondeva la notizia che il Department of Government Efficiency (Doge) guidato sempre da Elon Musk affondava la sua mannaia sull’ente, decurtando il 10 per cento della forza lavoro.
L’ENNESIMO RICHIAMO DI TESLA
Anzitutto, il richiamo: da quanto si apprende il vizio riguarda il servosterzo montato sulle Model 3 e Model Y (dal MY 2023 a seguire), che a causa di alcune anomalie a livello tecnico potrebbe richiedere eccessivo sforzo nelle manovre, specie quelle a bassa velocità.
REUTERS: TREMILA SEGNALAZIONI
Secondo Reuters all’agenzia federale sarebbero pervenute oltre 3 mila segnalazioni e tra queste alcuni utenti avrebbero persino lamentato di non riuscire proprio a sterzare. Tesla dal canto suo ha affermato che alcune Model 3 e Model Y potrebbero avere questo genere di problemi perché il computer di bordo sarebbe animato da una versione del software oramai obsoleta, motivo per il quale la Casa texana ha predisposto un aggiornamento over-the-air del firmware che dovrebbe risolvere il guasto. In questo caso insomma non sarebbe necessario per i proprietari dei veicoli americani il ritorno all’officina.
L’ULTIMO RICHIAMO PER TESLA SOLO A GENNAIO
Si tratta però di un richiamo temporalmente vicinissimo a quello della prima metà di gennaio che aveva riguardato circa 239mila Tesla. Il vizio in quel caso riguardava la telecamera e poteva colpire la Model 3 e la Model Y prodotte dal 2023, la Model S e la Model X prodotte dal 2024.
In quella occasione il richiamo era arrivato al termine di un’indagine interna e non dell’ente preposto, avviata lo scorso novembre, quando i reparti competenti avevano notato un improvviso aumento di richieste di sostituzione di componentistica bruciata da un corto circuito.
I SETTE RICHIAMI DEL CYBERTRUCK IN POCO PIU’ DI UN ANNO
Tornando indietro nel tempo di qualche giorno ancora, aveva fatto decisamente più rumore il richiamo di fine dicembre che aveva riguardato oltre alle Tesla Model 3 prodotte dal 2017 in poi, le Model Y prodotte dal 2020 in poi ma soprattutto tutti i Cybertruck: infatti per il pick-up elettrico si trattava del settimo richiamo in poco più di un anno dal suo arrivo sul mercato. In totale le vetture coinvolte in quella occasione erano state 700mila. E il problema poteva interessare il sistema di monitoraggio della pressione dei pneumatici.
UN ANNO DI RICHIAMI
Secondo uno studio di BizzyCar, società che si occupa di richiami, ripreso da Quattroruote, le auto della Tesla sono state coinvolte nel 21% dei richiami dei primi nove mesi del 2024. Nella maggior parte dei casi problemi risolvibili con un aggiornamento.
IL CYBERTRUCK ANNASPA
Certo è che i numerosi pit stop che la Nhtsa ha imposto al Cybertruck non gli hanno fatto una buona pubblicità, tanto più considerato che il pick-up caparbiamente voluto da Musk non starebbe affatto vendendo come sperato (non solo: nelle ultime settimane è saltata proprio per il nuovo ruolo politico dell’uomo più ricco del mondo una importante commessa governativa avviata ai tempi della precedente amministrazione).
TUTTI I PROBLEMI IN SOLI 12 MESI
Come si diceva, nei suoi primi 12 mesi di vita Cybertruck ha dovuto affrontare sei richiami: uno ogni due mesi. Il settimo è giunto appena soffiate le candeline sulla torta perciò tecnicamente al di fuori del primo anno dalla commercializzazione.
Si va dal problema software legato alla telecamera di retromarcia, ai sovraccarichi al motore del tergicristallo passando per la tenuta del rivestimento del pianale, senza dimenticare il rischio di blocco dell’acceleratore e il difetto nel software di monitoraggio dell’attenzione del conducente.
E MUSK TAGLIA L’ENTE CHE CONTROLLA
Ma ora, almeno indirettamente, Elon Musk avrà la sua rivincita: stando a quanto riferisce il Washington Post, l’ente federale per la sicurezza stradale perderà tra i 70 e gli 80 dipendenti dei circa 800 impiegati pubblici preposti alla verifica che le auto in circolazione rispettino le norme di legge per la tutela degli occupanti e dei pedoni.
Tra le figure coinvolte, riferisce il quotidiano americano, ci sono anche tre dei sette funzionari che verificavano la sicurezza dei veicoli a guida autonoma. “Questi licenziamenti ridurranno la capacità del governo di comprendere se le Tesla sono auto sicure”, ha dichiarato alla testata un ingegnere rimasto senza lavoro. “Il numero di persone nel governo federale che conosce la materia in maniera adeguata è molto limitato, e adesso è praticamente nullo”.
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