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#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


Pubblico una riflessione legata a un pezzo uscito martedì 18 su questa testata; si tratta di uno dei diversi usciti in questo periodo su un piccolo quartiere romano per motivi che non m’interessano in questa occasione, l’autore è il direttore di FotosintesiInfo (Pino Di Maula, Quarticciolo ribelle, 17 febbraio 2025). In quanti l’hanno letto? Io immagino pochissimi, se si considera che nei tavolini o sul banco frigo dei bar avezzanesi, si trova spesso aperta la cronaca locale dei due quotidiani cartacei, soprattutto Il Centro. (Solo quella).

Internet mi è comodo per trovare facilmente informazioni su alcune città italiane – Roma, Milano, Bologna, Torino. M’interessa in modo particolare il rapporto, l’uso degli spazi pubblici da parte dei cittadini; come reagiscono, si comportano le persone nei quartieri di fronte alle questioni legate al posto dove esse vivono, soprattutto le iniziative che partono «dal basso». È materiale che si trova su siti che sono frequentati, non specialistici: basta farci caso. (Un paio di esempi tra tanti, riferiti alla Capitale). Giuliano Battiston (Lucy) a giugno 2024 scrive riguardo alla cosiddetta piazzetta delle Arti e dell’Artigianato (Corviale) che negli ultimi anni è divenuta luogo di «Mostre, laboratori, camminate esplorative, incontri pubblici, pranzi, discussioni, festival di giornalismo, musica, playground per bambini, proiezioni di film e documentari»; è un posto dove «prima non passava nessuno». Francesco Erbani (Internazionale) ad agosto 2024 racconta Tor Bella Monaca: «A largo Mengaroni ora è stata rifatta la pavimentazione, i paletti impediscono l’accesso alle moto, sono stati piantati nuovi alberi, ci sono un campo di basket, una pista per lo skateboard e un palco per allestire spettacoli». (Rimando anch’io come Di Maula a: Giulia Siviero, Le cose che fa Quarticciolo, dalla borgata per la borgata, in «IlPost» 17 novembre 2024). In genere, negli ampi comitati si trovano figure diverse tra loro (residenti, membri di associazioni, società sportive, militanti di partito, sindacalisti, cani sciolti, sacerdoti, architetti, medici, etnologi, psicologi, artisti vari, volontari, studenti, cuochi) che si associano, discutono, collaborano soprattutto in diverse attività; disposti anche a tirar fuori quattrini dalle proprie tasche. Mezzo secolo fa, da universitario partecipai di striscio a una situazione del genere, alla Magliana ma quell’esperienza era la radice cubica rispetto all’oggi sia per il numero delle persone e dei soggetti coinvolti sia per quello dei temi trattati. Per dirne una: HuffPost ha recentemente fatto sapere che giovedì scorso, si è tenuta un’assemblea organizzata dal «comitato del Quarticciolo in collaborazione con Volt Europa, Cgil Fillea, Nuove Ri-Generazioni Lazio, Eutropian, Legacoop e Labsu-Laboratorio di Studi Urbani dell’Università La Sapienza» per il «rilancio dell’economia locale attraverso modelli di economia sociale e partecipata». Il basso numero e la scarsa qualità dei servizi la fanno da padrone nei discorsi dei residenti nelle periferie delle città italiane, poi gli insufficienti collegamenti con il centro, le case popolari in rovina, qualche capannone abbandonato, la delinquenza legata allo spaccio di stupefacenti; vi è anche un argomento che in provincia noi consideriamo tabù: la povertà. Nei vari pezzi che s’incontrano, si tratta anche dei rapporti – non sempre rose e fiori – di queste grosse associazioni con le istituzioni locali.

A proposito: si è mai registrato un simile fenomeno ad Avezzano? No. S’incrociano personaggi dotati di una tale disponibilità? È raro, ne ho scritto di quando in quando negli ultimi anni; ho notato che la scorsa estate il numero delle feste «di quartiere» – diciamo autogestite – è aumentata di un’unità: è senz’altro una buona notizia ma in ogni modo, resta la distanza siderale con l’essere cittadino in un qualsiasi grosso agglomerato italiano. (Io del centro scrissi di strade senza pubblica illuminazione nella periferia; qualche anno dopo spuntarono i lampioni. Chi ci viveva le preferiva più romantiche? Mesi addietro feci uno scatto a via dei Fiori per pubblicarlo su questa testata: la segnaletica orizzontale era pressoché scomparsa; pochi giorni dopo, tornarono finalmente le strisce pedonali. Ci vuole tanto, da parte di chi dimora in quei posti, a scrivere a una qualsiasi testata giornalistica che quella strada – di là della segnaletica – è pericolosa per l’alta velocità con cui la affrontano gli automobilisti?). Non a caso mercoledì 19 «nella sala conferenze del Comune di Avezzano», vi è stato un incontro sul controllo di vicinato con chi vive a Scalzagallo: un’iniziativa dall’alto verso il basso, l’esatto contrario di ciò che ho trattato finora; No comment sull’argomento di cui si è parlato, anche sul resto.

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