Catania, le accuse al deputato Ars Castiglione: “Prostrato ai clan, disprezza la cosa pubblica”. L’intercettazione: “S’ha da mettere a pecorina”

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Un sistema di coercizione elettorale chiarissimo: “Lui li prende a uno a uno e li taglia le teste”. Questa è la rassicurazione sul potere di condizionamento di Rosario Bucolo, detto U ‘mbazzutu, considerato il gestore del gruppo mafioso di Castello Ursino per conto del clan dei Santapaola, ma anche il capomafia di Librino, uno dei quartieri più degradati di Catania. Bucolo è stato arrestato lunedì con le accuse di associazione mafiosa ed estorsione nell’ambito dell’indagine della Procura etnea, guidata da Francesco Curcio, che ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 19 persone, tra cui Giuseppe Castiglione, 46 anni, deputato regionale dell’Movimento per l’autonomia (il partito dell’ex governatore Raffaele Lombardo) e membro della commissione Antimafia. Tra gli arrestati anche tre eletti in due comuni del Catanese: Matteo Marchese, consigliere comunale a Misterbianco, il sindaco di Ramacca Nunzio Vitale e il vicepresidente del consiglio comunale Salvatore Fornaro.

“Un cristianu di un certo livello” – A presentare a Giuseppe Castiglione la caratura criminale di Bucolo, il 7 ottobre del 2021, è Domenico Colombo, considerato il tramite dei Santapaola per i rapporti con i politici, anche lui arrestato. Per Colombo, Bucolo non è certo uno qualunque, ma “un cristianu di un certo livello, non scemunito! Tutti quanti che lo volevano ammazzare”, spiega a Castiglione, allora presidente del consiglio comunale del capoluogo etneo, per convincerlo del suo potere di spostare voti. “Ma lui cosa vuole?”, si informa il politico. La risposta tutto sommato è semplice: che si pulisse la piazza di Librino, così da far vedere il suo potere d’influenza sull’amministrazione comunale. E quella piazza, l’8 novembre successivo, verrà effettivamente ripulita.

“Assoluto disprezzo per la cosa pubblica” – Allo stesso modo, l’anno dopo, viene puntualmente evasa un’altra richiesta arrivata dalla famiglia mafiosa a Castiglione, questa volta sulla privatizzazione dei servizi cimiteriali. Il 12 ottobre del 2022, ovvero due settimane dopo l’elezione all’Assemblea regionale siciliana, il politico presiede ancora il consiglio comunale di Catania che approva l’adozione del nuovo regolamento dei servizi cimiteriali e funebri nel senso voluto dai Bucolo. Emerge così, scrive la gip Annamaria Cristaldi nell’ordinanza di custodia cautelare, “un quadro inquietante della campagna elettorale condotta” da Castiglione, che, “pur di raggiungere l’obiettivo di essere eletto non ha esitato non solo a promettere favori futuri, ma si è adoperato anche per realizzare i desiderata dei personaggi a cui si era rivolto” così mostrando “assoluto disprezzo per la cosa pubblica”.

“S’ha da mettere iddu e suo papà a pecorina” – Secondo la giudice, il deputato regionale si era “completamente prostrato ai propri interlocutori”. E a dirlo nelle intercettazioni è un altro arrestato, Giuseppe Coco, considerato l’intermediario tra i politici e Cosa nostra catanese: “S’ha da mettere iddu e suo papà a pecorina”, afferma dopo l’elezione all’Ars. Giuseppe è infatti figlio di Santo Castiglione, scomparso da circa un anno, già assessore comunale a Catania, capo dell’Autorità portuale catanese e presidente dell’Ast, la partecipata della regione al trasporto pubblico. Colombo, cugino dei Santapaola, presenta così Castiglione junior: “Mbare è un deputato della regione, ci può servire per te. Mbare è un pezzo grosso! È una persona di un certo livello e nuatri nu stamu puttannu ppa famigghia!”. Tra le 5.397 preferenze con cui il politico è stato eletto all’Assemblea regionale, peraltro, potrebbero esserci anche quelle di molti anziani ricoverati nelle case di cura. O almeno, questa è la strategia che gli suggerisce Bucolo: “Senti, lo sai, prendi quattro vecchi, quelli là più coscienti fammeli firmare qua! Ognuno ha le sue strategie! Perché le case di cura sono buone, anzi l’amicizia nelle case di cura ti fa bene anche a te perché sono numeri!”

Le interferenze sul voto a Ramacca e Misterbianco – A quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, Colombo aveva fatto da tramite per Bufalo anche con altri esponenti politici. Tra questi emerge Matteo Marchese, consigliere comunale di Misterbianco, candidato a sostegno dell’ex sindaco Pd Nino Di Guardo e già assessore nella sua giunta, sciolta per mafia a ottobre del 2019. Il 24 ottobre 2021, dopo 18 mesi di commissariamento, nel paesone alle porte di Catania si tenevano le elezioni comunali: “Ci interessa anche per noialtri! Capiscimi, no”, spiegava Colombo al cugino Dario Santapaola. Marchese, diceva, “è un politico, un amico nostro”. Di Guardo non vinse, Marchese però ottenne 481 voti e fu eletto in Consiglio comunale. A Ramacca, invece, “le indagini hanno consentito di accertare come l’articolazione mafiosa operante nel territorio (legata ai Santapaola-Ercolano, ndr) avesse sostenuto attivamente l’elezione a sindaco di Nunzio Vitale e del candidato Salvatore Fornaro”. Fornaro, che alcuni esponenti dei clan chiamavano “un fratello nostro”, sarebbe poi stato eletto vicepresidente del consiglio comunale.

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