Secondo la deputata e responsabile lavoro Pd: «Cancellato o depotenziato per ben 14 volte il ruolo della contrattazione, che doveva essere il motore dell’attivazione volontaria di forme differenziate di partecipazione: gestionale, finanziaria, organizzativa e consultiva»
Dopo il passaggio in Commissione, il ddl sulla “partecipazione” approda in aula Camera. Del testo di iniziativa popolare promosso dalla Cisl, utilizzato, su richiesta del Partito democratico, come testo base, sono rimasti solo stracci. È stato infatti cancellato o depotenziato per ben 14 volte il ruolo della contrattazione, che doveva essere il motore dell’attivazione volontaria di forme differenziate di partecipazione: gestionale, finanziaria, organizzativa e consultiva. La partecipazione dei lavoratori, prevista come un diritto dall’articolo 46 della Costituzione, diviene una scelta unilaterale delle imprese. Come Pd, nel rispetto dell’impianto della proposta cislina, abbiamo perseguito coi nostri emendamenti due obiettivi imprescindibili.
In primo luogo, il rispetto del principio della rappresentanza, e cioè la garanzia che i lavoratori che partecipano ai diversi organismi previsti non siano scelti dal datore di lavoro o dalla assemblea dei soci, ma siano individuati attraverso il “canale sindacale”: nominati dalla Rsu elettiva, o dalle Rsa operanti nell’impresa, su accordo o tramite elezioni.
In secondo luogo, che a questi rappresentanti sia riconosciuto un potere reale: la possibilità effettiva, non simbolica, di incidere nelle decisioni. Se presenti nei cda, devono poter chiedere una sospensione, temporanea, di una decisione che considerano lesiva per la parte che rappresentano — come una delocalizzazione, o un licenziamento collettivo — per dare un tempo, definito e non dilatorio, all’apertura di un confronto sindacale. Gli organismi bilaterali che si occupano di organizzazione o consultazione, devono essere convocabili non solo per decisione del datore di lavoro ma anche a richiesta dei lavoratori, e devono potere discutere anche delle criticità che emergono sul luogo di lavoro. La mancata convocazione deve essere sanzionata come comportamento antisindacale. Tutte proposte bocciate dalla maggioranza, che si improvvisa paladina di una partecipazione che nei fatti nega.
Affievolendo con i suoi emendamenti quel diritto alla consultazione e informazione, previsto dalla direttiva 14 del 2002, già messo in discussione dal decreto 1° maggio, che ha soppresso la conoscibilità da parte dei rappresentanti dei lavoratori degli algoritmi che governano i processi di produzione. Cancellando la partecipazione obbligatoria dei lavoratori ai Cda delle società a partecipazione pubblica e la consultazione preventiva obbligatoria nelle banche e nei servizi pubblici essenziali, previste invece dalla proposta della Cisl.
Compiendo l’ennesimo tentativo, con un emendamento dell’ultimo minuto, di manomettere il concetto consolidato, normativamente e nella giurisprudenza, di associazioni sindacali “comparativamente più rappresentative”, correttamente indicato dal ddl Cisl, per dare spazio a sindacati “pirata”, specializzati nel ridurre salari e diritti dei lavoratori. Con in cambio il piatto di lenticchie di un piccolo aumento, per il solo 2025 e a condizioni molto stringenti, dell’agevolazione fiscale alla partecipazione agli utili, già in vigore dal 2014. Decisioni che hanno trasformato la declamata “partecipazione” in un involucro vuoto.
Articolo a firma di Maria Cecilia Guerra, deputata e responsabile lavoro Pd
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