(AGENPARL) – Roma, 24 Febbraio 2025
«SCUOLA, SE QUESTA È INCLUSIONE: IL DRAMMA DEL PICCOLO GIULIO E L’URGENZA DI UN’ASSISTENZA ADEGUATA»
Lettera aperta della presidente dell’Associazione catanese “Il sorriso di Riccardo”
«Da oltre dieci anni presiedo una piccola ma molto fattiva associazione di famiglie di bambini con disabilità del territorio catanese con l’intento di rendere meno gravoso il percorso esistenziale dei genitori e dei nostri piccoli associati, agevolandone l’accesso alle cure e la presa in carico da parte di enti e strutture preposti alla loro assistenza. Nel tempo sono sempre di più le famiglie di piccoli affetti da patologie rare o rarissime che si rivolgono a noi. È un lavoro quotidiano, che non conosce sosta, irto di ostacoli ma anche foriero di grandi soddisfazioni. Uno degli scogli maggiori è rappresentato dalla realizzazione per questi ragazzi di una vera inclusione scolastica. In tanti anni di attività pensavo di averle viste tutte e invece, dal mese di ottobre dello scorso anno – ad oltre 6 mesi dall’inizio dell’anno scolastico – è ancora irrisolta la questione dell’assistenza scolastica del piccolo Giulio, un delizioso bambino biondo di sei anni affetto da una patologia rarissima che non gli consente di camminare e di alimentarsi da solo; Giulio non parla, ma grazie allo splendido lavoro fatto dai genitori, avvalendosi – peraltro a proprie spese – di professionisti competenti, è in grado di comunicare e adora andare a scuola insieme ai compagni, con i quali è perfettamente integrato. Giulio “frequenta” l’I.C. Guglielmo Marconi di Paternò da quasi 4 anni – il diario di istituto non manca di ritrarlo nei vari momenti di vita scolastica, a dimostrazione di quanto si professi inclusiva – ma da oltre 10 giorni non sta più andando a scuola. Giulio non ha controllo sfinterico e non è in grado di assumere il cibo senza l’aiuto di un adulto che lo imbocchi, in mancanza del quale corre il rischio di soffocare. E purtroppo tale rischio si è concretizzato in due occasioni allorquando i genitori sono stati costretti a correre a scuola in emergenza. Per comprendere ciò che sarebbe legittimo attendersi si rammenta che il vigente Contratto collettivo del comparto scuola, all’articolo 54 stabilisce chiarissimamente che il Dirigente Scolastico deve assegnare l’incarico per l’assistenza di base – igienica e somministrazione del cibo – ai collaboratori scolastici, meglio se forti di una formazione specifica, ai quali viene corrisposta una particolare indennità. Negli anni passati si è provveduto alle necessità del bambino con personale esterno, attraverso i cosiddetti servizi integrativi e migliorativi erogati agli alunni “ad alta intensità di cura” con fondi degli enti territoriali, in difetto della doverosa predisposizione da parte della scuola di proprio personale. Quest’anno, finalmente, sembrava che la scuola, in conformità con i propri doveri istituzionali,avesse provveduto ad individuare tra il personale ATA le figure adatte ad adempiere a tali funzioni: ma non è stato così. Mamma Pamela e papà Angelo hanno chiesto, giustamente, conto e ragione di quanto accaduto e, soprattutto, se fosse presente personale assegnato all’assistenza di Giulio e dotato di adeguate competenze. È intercorsa una fitta corrispondenza tra la scuola e la famiglia e nelle more dell’individuazione di personale scolastico in grado di potere assistere Giulio in condizioni di sicurezza, il piccolo è stato provvisoriamente assistito da personale esterno pagato con risorse della famiglia e della scuola. In considerazione del fatto che il contratto stipulato con la suddetta operatrice esterna sarebbe scaduto il 7 febbraio, con comunicazione Pec del 31 gennaio 2024, la famiglia richiedeva alla scuola per il tramite di proprio procuratore indicazioni circa l’assistenza che sarebbe stata erogata nel prosieguo; tale richiesta è rimasta ad oggi priva di riscontro. Con questa lettera aperta evidenziamo la condizione di svantaggio che pesa sul caso di Giulio che, privo di risposte e della necessaria figura di assistenza dal 7 febbraio, dal giorno successivo non ha “più il diritto di andare a scuola” stante il comprovato rischio che corre per la propria incolumità. A questo punto mancherebbe solo una denuncia ai danni dei genitori perché non mandano il bambino a scuola nell’età dell’obbligo».
Maria Teresa Tripodi
Il sorriso di Riccardo – APS
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