Merz ha vinto: «Grazie per la fiducia alla Cdu, adesso tocca a me, Subito a Parigi e Varsavia»
(Mara Gergolet, nostra corrispondete) «Grazie per la fiducia alla Cdu, e a me personalmente. Ora spetta a noi», dice Friedrich Merz. Non è passata neppure mezz’ora dagli exit poll, quando si concede l’uscita sul palco. Dice che «ha grande rispetto» per il mandato che ha ricevuto e che sa quant’è grande il compito che lo attende. Promette che si metterà al lavoro da subito, «perché il mondo là fuori non aspetta». Prima però — e mentre parla, esce un po’ il suo accento dell’Ovest renano — «Rambo-Zambo», prima si festeggia.
Un percorso interrotto
Questa è la sua rinascita a 69 anni, mentre si riprende la vita e la carriera dove l’aveva lasciata nei primi anni Duemila, quando era il delfino di Schäuble, e il giovane più promettente della Cdu. Ma quella Cdu ha rischiato di finire come la Democrazia Cristiana, travolta dallo scandalo dei fondi neri che defenestrò Helmut Kohl, e se invece è passata indenne da quello scandalo, lo deve in gran parte a una sconosciuta che venne dall’Est, e che riuscì a pilotarli fuori dalla crisi esistenziale: Angela Merkel. Per Merz, il costo personale da pagare fu altissimo. La deviazione dalla strada prefissata, la fine delle aspirazioni, e perfino — dopo aver perso i confronti interni con Angela Merkel, che semplicemente poi lo mise da parte — l’addio alla politica.
Al Merz trionfante di oggi, una dote va riconosciuta. L’incredibile tenacia, la capacità di ricominciare in un’età in cui gli altri vanno in pensione, la voglia di non arrendersi. Solo un cancelliere è entrato in carica più anziano, Konrad Adenauer, che di anni ne aveva 72, tre più di Merz. Ed è anche il cancelliere a cui per le idee Merz più somiglia.
Certo, non a tutti piace. Anzi, mai nessun cancelliere è entrato in carica con un gradimento così basso. I simpatizzanti e gli antipatizzanti più o meno si equivalgono, e pure con questo modesto risultato Merz è più gradito, secondo Politbarometer, di Scholz o Habeck. Non riesce a conquistare i cuori. Davanti all’arena di Oberhausen, dove ha tenuto il comizio conclusivo della Cdu, un cartellone tenuto da due ragazze diceva: «Herz statt Merz», (più cuore, meno Merz): gli rinfacciano poco calore umano. Non convince le donne, né i giovani. In questa campagna si sono ricordati i passi falsi del passato, quando si oppose a definire reato lo stupro nel matrimonio (disse poi che c’era già il reato di stupro, e tanto bastava) o quando negli anni Novanta fu in un certo senso la versione tedesca dello yuppismo. Un celebre brano rap dei Beginner, diventato l’inno non ufficiale della città di Amburgo, nel 2004 lo descrive così: «Invece che essere antipatici, giovani e dinamici come Friedrich Merz, da noi tutto è chill, cool e relax».
La seconda vita
Però Merz è cambiato. E non solo perché quando ha lasciato la politica nel 2009, per diventare un avvocato d’affari, presidente tedesco di BlackRock (il maggiore fondo gestito al mondo) e membro di numerosi Cda (inclusa Commerzbank), è diventato multimilionario con tanto di aereo privato che pilota da solo.
Lui dice che ha imparato a governare l’ira, a controllare il carattere, a gestire la pressione che sono da innumerevoli racconti i suoi punti deboli. Due anni fa, pronto a lanciare la candidatura, il rivale interno Hendrik Wüst, 50 anni, lo sfidò inaspettatamente pubblicando un manifesto merkeliano sui giornali «La via della Cdu è al centro». Ebbe una tale crisi di nervi — scrisse lo Spiegel —, ripetendo «stavolta mollo tutto, stavolta è troppo», che dalla Cdu dovettero chiamare la moglie Charlotte perché provasse lei a calmarlo. Però resistette e si impose lui.
Ha spostato il partito verso destra, elaborando un programma di base che sconfessa il merkelismo, impone quella tedesca come Leitkultur (cultura dominante), promette da ben prima della mozione votata con l’AfD di contenere l’immigrazione. È molto preparato, capace di ascoltare — abbassa il lunghissimo corpo verso l’interlocutore prestando attenzione. Socialmente è conservatore, così come è un conservatore sul fisco ma molto aperto al capitalismo Usa, e profondamente europeista: le tre lezioni che gli ha lasciato Wolfgang Schäuble. Come ha scritto Joseph de Weck (Grand Continent), «se ci è voluto un anticomunista viscerale come Richard Nixon per aprire alla Cina e un socialdemocratico come Gerhard Schröder per ridurre lo Stato sociale tedesco, forse anche un conservatore come Friedrich Merz potrebbe permettere alla Germania un passo avanti nell’integrazione fiscale europea».
Il mondo nuovo
Ripete spesso, lo fece anche incontrando Enrico Letta alla Hertie School di Berlino, che «senza alcun dubbio ci sarà una nuova crisi finanziaria, quel che non si sa è quando». Incredibilmente, per un uomo che si è preparato ad affrontare quest’ultima, invece, la crisi dell’Europa arriva dalla sicurezza, mentre sembrano sfaldarsi le garanzie americane e profilarsi la necessità di difendere il fianco Est dalla Russia. Prima di diventare cancelliere, ha rotto il tabù tedesco, aprendo al nucleare francese a tutela di tutta la Ue. Ieri sera, al dibattito tv con gli altri candidati, ha tracciato la linea: «Per me la priorità assoluta sarà raggiungere l’indipendenza dagli Stati Uniti». E ha annunciato, come già si sapeva, che le prime visite le farà a Parigi e a Varsavia, le capitali del triangolo di Weimar. Pensa soprattutto a loro per concordare la politica estera.
Per quei destini paralleli che tornano a incrociare la sua vita con quella di Angela Merkel, se lei dovette salvare l’Europa dell’euro, a lui potrebbe toccare di difendere quella della sovranità territoriale. E dovrà frenare la marea AfD perché, come disse nel suo ultimo incontro con i deputati Cdu Wolfgang Schäuble, se non riusciremo a farlo noi, «che Dio sia misericordioso con questo Paese». Nessuno ha in sorte quello a cui si prepara, tanto meno l’ha avuto Friedrich Merz. Ma ha aspettato troppo a lungo questo giorno per non godersi il momento della rivincita.
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