di Alessandro Fulloni e Giulia Mietta
Lei era una volontaria dell’Arci. Lui si è colpito con un coltellino che aveva nell’abitacolo
Una scena terribile, devastante. Tutto in pochi istanti. Ore 23 di sabato, una strada che collega Sant’Olcese e Busalletta, dietro Genova. Una donna — Barbara Wojcik, 35 anni, originaria della Polonia, un figlio in terza media — alla guida di uno scooter viene travolta e uccisa da un’auto che invade la corsia.
Alla guida c’è un ventiduenne, Pavel Garbarino, nato in Russia. Scende dalla vettura, riconosce Barbara: è la volontaria dell’Arci che anima le feste a Sant’Olcese, dove vivono entrambi. Il suo scooter è finito in mille pezzi, a un’ottantina di metri. Il corpo di lei è quasi sotto la macchina. Pavel barcolla, indietreggia, risale nell’abitacolo, prende un coltellino da un cassetto nel cruscotto. Questione di secondi. Si toglie la vita così, procurandosi un taglio alla gola.
Quando i soccorritori giungono sul posto, è già morto. Tra i primi ad arrivare — «mi hanno chiamato dopo pochi minuti…» — c’è anche l’ex sindaco di Sant’Olcese, Armando Sanna, 43 anni, che oggi è il capogruppo del Pd al consiglio regionale della Liguria.
Ancora sotto choc, al Corriere racconta che «da primo cittadino ne ho viste tante, alluvioni, altri incidenti, altri lenzuoli bianchi. Ma la scena di sabato sera è qualcosa che non si cancella. Sì, conoscevo sia Barbara che Pavel. Certo, anche loro si conoscevano, Sant’Olcese è un borgo di 6 mila abitanti… Pavel poi abitava nella frazione di Vicomorasso, proprio quella dove Barbara, operaia stagionale in un pastificio, animava il circolo Arci: lei l’avevo vista pochi giorni fa, alla festa del patrono, la stessa di sempre, un vulcano, industriosa, sorridente. Pavel? Un ragazzo educato, perbene. “Buongiorno, buonasera”, figlio di un camionista e di un’infermiera: ora non posso non pensare ai suoi genitori, al loro strazio e a quello del figlio di Barbara, tredici anni…».
Chiarire la dinamica dell’incidente ha un senso relativo, davanti a questa tragedia. Forse Pavel andava forte: e in quel tratto della statale 2, vicino a una curva, non è stato in grado di controllare la sua Jeep Compass. Inevitabile lo schianto che ha ridotto a un rottame lo scooter, un Kymco. Violentissimo, l’impatto: tanto che una scarpa di Barbara è stata trovata a un centinaio di metri. Quanto all’abitacolo della grossa vettura, non aveva subito danni significativi. Eppure il corpo del ventiduenne — operaio all’Aster, municipalizzata che si occupa di manutenzione stradale — era arrossato dal sangue. Circostanza che ha insospettito i carabinieri che hanno condotto i rilievi. Sarà l’autopsia disposta da Maria Gabriella Marino, la pm di Genova a cui è affidata l’indagine, a chiarire cosa sia successo in quegli istanti. Ma, almeno per ora, il resto è solo frutto di ipotesi: senso di colpa, choc, sgomento. «Questo è un dramma nel dramma» si limita a dire Sanna al telefono da Cracovia, «proprio la città di cui era originaria Barbara e in cui mi trovo ora per accompagnare degli studenti in un viaggio della Memoria».
Sabato notte sulla strada in cui sono morti i due cittadini di Sant’Olcese è arrivata anche la sindaca Sara Dante che ha espresso la «vicinanza di tutta l’amministrazione comunale alle due famiglie» di Barbara e Pavel. «Mi stringo alla mia comunità, Sant’Olcese, agli amici e ai famigliari per quanto di tragico è accaduto. Non esistono parole, solo dolore». Il giorno dei funerali ci sarà il lutto cittadino.
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