LA DEMOCRAZIA E’ DEBOLE ?

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LA DEMOCRAZIA E’ DEBOLE ?  …UN’ANALISI SULLA DEMOCRAZIA E SULLA TRIPARTIZIONE DEI POTERI, SUL RISPETTO DELLE FUNZIONI E DEI RUOLI, CON UNO SGUARDO ANCHE ALLA NOSTRA CARTA COSTITUZIONALE

 La “Democrazia” come viene intesa in Occidente è quella che promana dalla cultura classica greca e poi romana che si forma con la struttura politica del Medioevo e si proietta nel Rinascimento e poi nel Risorgimento europeo che ha varianti molteplici, ma un unico comune denominatore che è costituito dalla Rivoluzione francese, dai valori della stessa e dalla tripartizione dei poteri di Montesquieu che ha dato le linee guida del “Sistema Stato (occidentale), come oggi lo concepiamo e lo conosciamo: i tre poteri dello Stato che operano e si coordinano in modo tale che il “Cittadino non più suddito abbia un buon governo della cosa pubblica ed una struttura organizzata e definita.

La tripartizione dei poteri si basa sul rispetto delle funzioni e dei ruoli scolpiti all’interno della Carta Costituzionale. La funzione ed il ruolo nel rispetto degli altri poteri è la forza di una stabilità istituzionale senza la quale il sistema democratico è più fragile.  
Oggi, per la prima volta, dal 1948 assistiamo a quello che non esitiamo a definire, un vero e proprio scontro tra poteri dello Stato.

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Il Potere Esecutivo che è promanazione del volere popolare ha una funzione precisa, quella di delineare le linee guida della politica di un Paese. 
Le scelte del potere esecutivo possono essere messe – legittimamente – in discussione dal Parlamento che è l’espressione della volontà popolare in senso rappresentativo e può il Parlamento sfiduciare il Governo (ergo, il potere esecutivo) e determinare la sua fine anticipata.

Il Parlamento è l’organo istituzionale che ha come compito essenziale quello di discutere, emendare, modificare e approvare le leggi dello Stato. Quindi, il Parlamento è l’unico potere che, con l’espressione della forza della rappresentanza, può “sfiduciare”, fare “cadere”, un governo in modo legittimo e costituzionale.  Il Parlamento, ovviamente, non lo farà se la maggioranza che lo compone è espressione del voto popolare ed è solida.

Il Terzo Potere è quello Giudiziario che ha la funzione nella sua indipendenza ed imparzialità (valori assoluti ed irrinunciabili) di fare Giustizia pronunciando le sentenze in nome del Popolo Italiano applicando le leggi vigenti (sia le leggi ordinarie, sia quelle di rango costituzionale e sia le decisioni della Corte Costituzionale). 
Il potere giudiziario ha quale valore essenziale l’indipendenza dagli altri due poteri ed i magistrati devono essere, oltre che indipendenti, anche imparziali, ovvero, non avere conflitti di interesse nel loro operato pratico.
Il compito del potere giudiziario è altissimo ed ha ricadute dirette nella vita dei cittadini, ecco perché l’indipendenza dei singoli magistrati è essenziale ed è un valore imprescindibile.
Purtroppo, quanto sta accendendo in questi mesi (ma gli osservatori più attenti potranno risalire di anni) è una sempre meno indipendenza della Magistratura (e talvolta dei singoli magistrati) a causa di posizioni politiche (correntizie) che promanano da ANM.

Nel nostro precedente articolo del 7 febbraio abbiamo chiarito che ANM non vuole la separazione delle carriere perché questo porterebbe a non avere più il controllo dei rappresentanti togati al CSM; e non certo per il timore di finire il PM sotto il controllo dell’esecutivo che non sta nel corpo della riforma (che potrebbe essere migliorata). Tutto ciò, non nasce da una ipotesi fantasiosa, ma dal fatto che non solo si osteggia la separazione delle carriere e la formazione di due CSM, ma si critica, in modo molto aspro, il sistema del sorteggio (poiché questo farebbe venire meno il controllo). 
Orbene, qui ci sono due profili che preoccupano: 1) il sistema correntizio politicizzato; 2) la “rivolta” dei magistrati (solo di alcuni) nei confronti del potere legislativo. 
Non lo sosteniamo solo noi (molto più autorevolmente del sottoscritto si veda e si legga il Prof.  SABINO CASSESE in “Il Governo dei Giudici” – Edizioni Laterza, 2022) che si deve notare come il sistema correntizio-politico mina, grandemente, la indipendenza del magistrato. 
Si badi bene, nessuno vuole negare al magistrato di avere proprie idee politiche, ma a costui non è dato di discettare sulla necessità o bontà di una legge, ma di applicarla nel rispetto del dato letterale del testo normativo. Applicare la legge con obbligo di motivazione per i giudici e controllo di giurisdizione per le decisioni dei PM.

Il potere giudiziario una volta che la riforma legislativa tocca il suo ambito ha (CSM) il potere di svolgere una funzione consultiva, ma non può (e non deve) cercare e creare uno scontro sulla riforma essendo il potere giudiziario soggetto solo alla legge
La riforma è scelta dall’organo costituzionale proposto all’attuazione del potere legislativo, appunto il Parlamento e, quindi, una cosa è suggerire o rappresentare possibili modifiche e una cosa è “minacciare” scioperi (la cui definizione è molto atecnica) ed altre forme di protesta da parte di un “sindacato” delle toghe (non tutte) denominato ANM. 
Verrebbe da chiedersi perché la magistratura non si sia mai mossa per modificare una legge che riguardava altri soggetti, ma solo per una riforma che tocca, in modo deciso, l’assetto giudiziario? Forse, la risposta è fin troppo semplice e lo lasciamo al lettore certo più attento di noi.  Peraltro, rappresentando all’opinione pubblica una circostanza discutibile: che i magistrati siano i garanti della Costituzione.

Garante della Corte Costituzionale è il Presidente della Repubblica e la Carta Costituzionale che sono i “censori” ed i custodi della costituzionalità della legge.  Nessuna attività è data alla Magistratura ordinaria se non quella di applicare la legge promulgata ed in vigore.
 La Costituzione è la Carta fondamentale dove sono stampigliati, in modo chiaro, i valori della nostra società. 
Tra questi principi vi è la tripartizione dei poteri e la disciplina degli stessi. Proprio tale (effettivo) rispetto della Carta Costituzionale impedirebbe quanto viene paventato da ANM e questa dimostrazione “muscolare” non giova alla serenità istituzionale. 
Riteniamo – e lo diciamo credendoci – che questo scontro istituzionale debba cessare e debba cessare in fretta. Debba cessare perché, in primo luogo, è oltre il dettato costituzionale ed inoltre perché ciò rappresenta un “vulnus” enorme per la nostra democrazia. (*1)
La necessità di un cessate il “conflitto” istituzionale proviene, proprio, dalla reale tutela della Carta Costituzionale che non è di un solo potere (quello Giudiziario), ma è di tutti e tre i poteri che operano, in modo sinergico e coordinato, secondo, appunto, il dettato della Costituzione.

La democrazia non può essere indebolita, non ce lo possiamo permettere. I magistrati non possono essere assimilati per funzioni, guarentige, ruolo, compiti e prerogative agli operai metalmeccanici (con tutto il rispetto per questi ultimi) di una azienda. I magistrati svolgono funzioni istituzionali e di valore costituzionale. 
Sono essi stessi come singoli il “precipitato tecnico”, la realtà soggettiva del Potere Giudiziario e, come tale, devono essere ligi al bene dello Stato che non è quello di vedere Poteri dello Stato in conflitto. 
Il ruolo istituzionale lo impone, la Carta Costituzionale lo dispone ed il senso di responsabilità che deve essere di tutti i soggetti istituzionali lo richiede in modo assoluto, immediato e certo. 



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