Un Capoluogo che, proprio perché tale e malgrado tale sia, non si traduce in un’effettiva leadership o centralità nelle dinamiche provinciali
Tutto in poche ore. E tutto a pochi chilometri. Lo scorso fine settimana ad Anagni le quattro città fortificate hanno annunciato la loro candidatura come Capitale italiana della Cultura 2028. L’indomani la Regione Lazio ha annunciato, sempre da Anagni, il suo progetto per un Giubileo che coinvolga le province del Lazio. I due eventi fanno emergere in maniera evidente la marginalità della Città di Frosinone, nelle dinamiche provinciali. Frosinone è come Koopmeiners nella Juve di Motta.
Andiamo con ordine. La prima circostanza.
Le due iniziative
L’altro giorno ad Anagni presso la sala delle Regione è stata presentato il progetto dell’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio (Arsial). Nasce su impulso dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio e si chiama “Le vie del Giubileo: un cammino di fede e spiritualità tra luoghi, sapori e tradizioni”. L’iniziativa è stata pensata per valorizzare il territorio e la sua identità, in occasione del Giubileo che porterà in Italia quasi 30 milioni di pellegrini. Offrirà ai visitatori un’occasione unica per scoprire il patrimonio religioso e quello agroalimentare dei comuni e delle province del Lazio. Perché oltre le indiscutibili bellezze di Roma, coloro che verranno in Italia per il Giubileo, potranno apprezzare anche il Termalismo, le tradizioni culinarie, il turismo religioso, ed altro ancora della splendida terra Ciociara. (Leggi qui: Basta Ciociaria “parente povera”: ecco il Giubileo come lo vede Anagni).
Il secondo episodio. I sindaci di Veroli (Germano Caperna), Anagni (Daniele Natalia), Alatri (Maurizio Cianfrocca) e Ferentino (Piergianni Fiorletta) hanno deciso di unire le forze per lavorare insieme ad un progetto trasversale, una sinergia virtuosa. L’obiettivo è quello di valorizzare una determinata area geografica per avanzare insieme la candidatura a Capitale della Cultura nel 2028. (Leggi qui: Capitale della Cultura 2028, anzi…. Capitali ciociare: il patto delle quattro. E leggi anche “Anagni, dove tutto ebbe inizio”: il Giubileo tra fede e turismo).
Fischio, 2-0 e palla al centro. Cosa c’è che non va allora nelle due iniziative? Assolutamente nulla, anzi. Meritano entrambe un plauso, forte e caloroso. Perché ogni circostanza tesa a valorizzare il territorio non può che essere valutata più che positivamente.
Manca un pezzo, anzi, “il” pezzo
Solo che manca un pezzo. Manca la presenza, la visibilità, la titolarità, e l’iniziativa della Città di Frosinone. Nonostante sia il Capoluogo della provincia, Frosinone stenta ad entrare da protagonista nelle vicende che contano.
Non solo nelle iniziative per il Giubileo, o per la candidatura a capitale della Cultura, ma anche in tante altre. Solo ad ulteriore riprova. La stazione TAV non si farà a Frosinone perché non ci sono le condizioni tecniche – ferroviarie: requisiti che invece ci sono tutti appena pochi chilometri più avanti e cioè tra Ferentino e Supino. Fin qui nulla da obiettare: è un aspetto tecnico ad impedire la cosa. Il vero quesito è un altro: quanto ha contato Frosinone nel dibattito per ottenere la realizzazione di una stazione Tav?
Il Capoluogo, proprio perché tale, non si traduce in un’effettiva leadership o centralità nelle dinamiche provinciali. E se non viene percepito come tale dai Comuni del territorio figuriamoci dagli altri. Frosinone dovrebbe essere da stimolo per le altre Comunità a fare cose, dovrebbe essere quella che viene “rincorsa”. Invece non è così. Non accade mai.
Cosa non ha aiutato a concentrarsi
Colpa della situazione politica al Comune? Non c’è la controprova. E comunque la marginalità del Capoluogo non è di questi giorni. Ma di anni. Certo le fibrillazioni interne alla maggioranza che si sono succedute da più di un anno, non hanno sicuramente aiutato la concentrazione su altri progetti che non siano solo ed esclusivamente quelli strettamente locali. Una gestione ordinaria senza una visione di sviluppo a lungo termine.
E’ altrettanto vero che il quadro politico in Consiglio Comunale è profondamento mutato rispetto al 2022, non solo in maggioranza, ma anche all’opposizione. Tutto questo però non giustifica il fatto che il Capoluogo non riesca, da tempo, ad accreditarsi come la vera locomotiva della Ciociaria.
L’accreditamento come “protagonista” implica un riconoscimento diffuso del suo ruolo guida. Se ciò non avviene, significa che altri centri o fattori, ne limitano l’influenza. Quindi è un problema non solo politico ma anche culturale economico e sociale. E’ vero ad esempio che Frosinone non possiede un patrimonio artistico o storico particolarmente attrattivo rispetto ad altri centri della provincia. Ma è altrettanto vero che ha la sede di una importante Università, come quella di Cassino e del Lazio Meridionale. Senza contare la presenza della prestigiosa Accademia delle belle arti e del Conservatorio di Musica.
Non solo leadership
Quindi nulla è stato fatto ancora per valorizzare adeguatamente queste opportunità. Vale per questo ragionamento, ma potrebbe valere a fortiori per tanti altri e in altri settori.
Bisognerebbe osare di più. Ovviamente facendo squadra. Prima di tutto al proprio interno. Frosinone invece sembra una contemporanea narcisa, tutta presa a guardare la propria immagine riflessa sull’acqua credendo che abbia una solidità. Senza accorgersi però che gli altri Comuni corrono e fanno sistema. Puntando cioè sulla concretezza e non sul narcisismo derivante dal titolo di capoluogo.
Certo qualche tentativo c’è stato. Come quello di creare una città intercomunale dando vita ad un’alleanza con i centri vicini al fine di superare la massa critica dei 100mila abitanti e quindi poter puntare ad intercettare in manierfa più agevole i fondi europei. Ma dopo anni dal progetto presentato tra lo scetticismo generale dall’allora presidente di Unindustria Giovanni Turriziani, siamo ancora alle chiacchiere e nulla di concreto è stato prodotto.
La visione strategica
Serve anche altro. Frosinone ha tutte le potenzialità per essere una protagonista provinciale. Le manca ancora però una chiara identità economica e culturale. Il suo ruolo amministrativo, pur importante, non si traduce automaticamente in un’influenza effettiva, anche perché la provincia ha poli alternativi più dinamici.
L’iniziativa dei 4 Comuni dell’area nord per la candidatura a Capitale della cultura 2028 è indicativa. Serve una visione strategica di ampio respiro che superi la, ormai consolidata, gestione amministrativa ordinaria, per trasformare la città in un punto di riferimento effettivo.
Per tutti. Dentro e fuori provincia. La dichiarata volontà dell’amministrazione Mastrangeli di imprimere una svolta green, per migliorare la qualità della vita nel Capoluogo, potrebbe essere uno dei percorsi necessari. Anche per attrarre nuovi residenti. Un cambio di passo, che consenta a Frosinone di “volare” veramente. E a tal fine è utile ricordare questa storiella.
Cambio di passo, please…
“Un re ricevette come regalo due piccoli di falco e li consegnò al maestro di falconeria affinché li addestrasse. Passati alcuni mesi, il falconiere comunicò al re che uno dei falchi era stato perfettamente addestrato, che era pronto a volare e a cacciare per lui”.
“Però non capiva cosa succedeva all’altro falco che, dal giorno del suo arrivo a palazzo, non si era mosso dal ramo, al punto che bisognava portargli addirittura il cibo fino a dove si trovava, altrimenti sarebbe morto per deperimento. Il re fece chiamare guaritori d’ogni tipo, ma nessuno di loro riuscì a far volare l’uccello”.
“Incaricò allora i membri della corte di fare qualcosa, ma lo stesso non successe niente. Dalla finestra della sua stanza, il monarca poteva vedere l’uccello immobile sul suo ramo. Alla fine, pubblicò un bando tra i suoi sudditi, e la mattina seguente, finalmente vide il falco che volava nel giardino. ‘Portatemi l’autore di questo miracolo’, disse il re. Subito gli presentarono un contadino al quale chiese: ‘ Spiegami come hai fatto a far volare il falco? Forse sei un mago?’“.
C’era una volta un re…
“Tra felicità, timore e imbarazzo, l’omino spiegò: ‘Non è stato difficile, Altezza, ho semplicemente tagliato il ramo su cui era poggiato il falco. Una volta che l’animale si è reso conto di avere le ali, ha cominciato a volare’.”
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