la situazione oggi sul conflitto

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Il 24 febbraio 2025 segna il terzo anniversario dell’invasione russa in Ucraina, e dunque dell’inizio di un conflitto sanguinoso che ha devastato i Paesi est-europei e ha sconvolto gli equilibri geopolitici mondiali, rendendo difficile tutt’oggi immaginare scenari futuri. Sebbene il 24 febbraio 2022 sia la data dell’invasione, la storia di questa guerra affonda le sue radici nel 2014, quando la Russia intervenne in Crimea e in Donbass, avviando una vera e propria crisi geopolitica. Oggi, a tre anni dall’invasione, la situazione resta ancora incerta.

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Le origini del conflitto: dalla Rus’ di Kiev alla crisi del 2014

Per comprendere le cause di una situazione già di per sé complicata occorre dare un’occhiata alla storia medievale, infatti, il legame fra Russia e Ucraina affonda le proprie radici in quella Rus’ di Kiev che veniva considerata la culla delle odierne nazioni russa, ucraina e bielorussa, per arrivare al XX secolo quando l’Ucraina divenne parte dell’URSS, ottenendo l’indipendenza solo dopo la sua dissoluzione, nel 1991. Le tensioni moderne tra i due Paesi iniziarono nel 2013 quando l’Ucraina, dopo una vera e propria rivolta popolare, cercò di avvicinarsi all’Unione Europea: la Russia percepì come una minaccia la corrente filoccidentale che pervadeva l’Ucraina e nel 2014 reagì con l’annessione militare della Crimea e il sostegno ai separatisti filorussi del Donbass. A questo punto si tentarono vie di pacificazione, come gli Accordi di Minsk, che però non risolsero le tensioni sfociate nell’invasione su larga scala iniziata coi bombardamenti sulle città di Kherson, Donetsk, Luhansk, Sumy, Kharkiv, Chernihiv e Kiev, alle cinque del mattino del 24 febbraio 2022. L’obiettivo del Presidente Putin era destabilizzare il governo di Kiev e rafforzare la propria influenza sulla regione.

La situazione attuale: tra stallo militare e tensioni geopolitiche

Dopo tre anni di guerra la situazione si trova in una fase di stallo che non lascia presagire conclusioni pacifiche: le forze russe continuano ad occupare ancora ampie porzioni dell’Ucraina sud-orientale e l’esercito ucraino, nonostante la carenza di uomini e risorse, tenta di riconquistare il territorio perduto; oggi inoltre Kiev deve fronteggiare la minaccia ulteriore della possibile mancanza di sostegno da parte delle Potenze Occidentali. Donald Trump, tornato da qualche mese alla Casa Bianca, ha detto a più riprese di voler ridurre il sostegno economico all’Ucraina, ha dichiarato che Kiev “avrebbe dovuto negoziare prima”, definendo Zelensky un “dittatore” e aprendo alla possibilità di trattative con Mosca. Volodymyr Zelensky ha risposto accusando Trump di cadere nella propaganda russa e si è detto disposto a incontrarlo prima di un eventuale vertice con Putin. L’Unione Europea al momento continua a sostenere l’Ucraina approvando il sedicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, ma sta cercando nuove strategie per mantenere in equilibrio una situazione geopolitica precaria, considerando le posizioni americane. Ursula Von der Leyen e altri fra i leader europei si sono recati a Kiev per ribadire il loro impegno, mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato un piano di pace che sarà discusso con Trump. La Russia poi non mostra segni di cedimento: Putin continua a condurre offensive mirate e a mantenere richieste territoriali, mentre la repressione interna contro dissidenti e oppositori si intensifica.

Le prospettive future: quali sono i possibili scenari

Del conflitto russo-ucraino non è possibile pronosticare la fine per il momento, quel che è certo è che gli equilibri geopolitici creatisi dopo la Guerra Fredda si sono capovolti, considerando la presunta comunione di intenti tra Washington e Mosca. Tra i possibili scenari futuri c’è quello di un accordo di pace mediato da Macron e Trump che però vedrebbe l’Ucraina in situazione di svantaggio, costretta persino a cedere territori alla Russia; il conflitto potrebbe invece proseguire come una guerra di logoramento oppure, il rischio maggiore è che la Russia e la NATO possano scontrarsi apertamente, una situazione questa che certamente ci coinvolgerebbe in prima persona. Tuttavia, in questo momento, Trump e Putin sembrerebbero caldeggiare la prima di queste ipotesi, per quanto rallentati da Zelensky e dai suoi tentativi di mitigare la situazione di svantaggio che colpirebbe il suo Paese prospettando nuovamente una sua repentina adesione all’Alleanza Atlantica (ipotesi già proposta dall’inizio della guerra, oggi osteggiata chiaramente da Washington, in accordo con Mosca) anche a prezzo delle sue dimissioni. A tre anni dall’inizio dell’invasione russa, nonostante oltre 46.000 soldati ucraini morti e altrettanti russi, più di 2.500 bambini uccisi e milioni di sfollati, la guerra continua senza una chiara via d’uscita: la pace appare ancora lontana. Mentre le grandi potenze si dilettano in giochi di potere e i leader mondiali cercano una soluzione diplomatica, milioni di uomini continuano a vivere sotto la minaccia dei bombardamenti, e il futuro della regione orientale dell’Europa resta appeso a un filo. Qualunque sarà l’esito, questo conflitto ha già segnato in modo indelebile la storia del XXI secolo.





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