Spot sui social della Regione e visite a 50 euro, così sull’Etna è arrivata l’orda di turisti in jeans, mocassino e minigonna

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Sono tutti corsi sull’Etna per scattare un selfie con la lava. C’è chi ha camminato tra rocce e neve indossando una minigonna, chi in jeans, mocassini e scarpe da tennis, e persino con le stampelle o peggio ha provato ad arrostire la salsiccia sopra la lava. Nelle ultime settimane i social sono letteralmente impazziti, migliaia di persone hanno preso d’assalto il vulcano per assistere all’eruzione, ma soprattutto per scattare foto e video instagrammabili. Una situazione sfuggita di mano, e paragonata a quanto accaduto a Roccaraso, che ha provocato moltissimi incidenti e disordini per molti avventurieri. Le autorità locali sono intervenute con ordinanze restrittive, imponendo l’accesso solo in compagnia di guide certificate alpine e vulcanologiche.

“La maggior parte delle persone è andata la sera perché c’è il contrasto con la luce e si riesce a godere di più dell’eruzione, tanta gente si è avventurata senza l’attrezzatura, è stato raccapricciante, le foto le abbiamo viste tutti, la signora in minigonna che si avventura per 8 km, ma anche lo scemo che si mette a sciare vicino la colata, quello che arrostisce la salsiccia, noi nell’ordinanza diciamo che bisogna affidarsi alle guide, la montagna è rischiosa, le persone credono che sia un luna park, fanno quello che vogliono e si mette a repentaglio anche la vita dei soccorritori”, spiega Carlo Caputo, sindaco di Belpasso.

La lava a bassa quota – A facilitare l’accesso ai visitatori, anche inesperti e senza la dovuta attrezzatura, è stata l’altezza della quota della colata lavica, che è scesa in una località raggiungibile con la strada carrabile Altomontana, che circumnaviga il vulcano da nord a sud, spesso utilizzata per escursioni e passeggiate in natura. “L’Etna ha sempre attirato i turisti, però gli scatti pubblicati sui social hanno incentivato le persone ad andare, in questo caso il fronte lavico intorno ai 1850 metri è stato più accessibile, perché con una camminata di un paio d’ore si arriva”, spiega Leonardo La Pica, presidente regionale del Soccorso Alpino e Speleologico Siciliano. Un afflusso che ha spiazzato molti degli addetti ai lavori e frequentatori abituali del vulcano. “Non ci aspettavamo neppure noi che arrivasse tutta quella gente, molti non si sono posti neppure il problema di prepararsi adeguatamente, non erano attrezzati e non avevano idea di dove stavano andando, l’afflusso è stato pompato tantissimo dai social e dai numerosi video che sono stati condivisi”, spiega Vincenzo Greco, presidente guide vulcanologiche Etna Nord.

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Sicilia come l’Islanda e boom di visite – Lo scorso 15 febbraio, un post su Instagram della regione Sicilia stuzzicava l’interesse degli utenti: “Sognavi di andare in Islanda? C’è un’altra isola, al centro del Mediterraneo, dove l’unione tra ghiaccio e fuoco regala uno straordinario spettacolo della natura: la Sicilia”. Una foto – in cui comunque si vede un uomo perfettamente attrezzato e con tanto di caschetto – che oltre ad attirare l’attenzione, ha spinto probabilmente molti curiosi a recarsi sull’Etna. In pochi giorni sono proliferati pagine e gruppi che proponevano orari e prezzi delle escursioni. Il costo medio è di circa 50 euro, esclusa l’attrezzatura, si possono per esempio affittare le ciaspole con 9 o 10 euro in più. In quasi tutti l’assicurazione è compresa. L’escursione può durare da un minimo di 4 ore ad un massimo di 6 ore.

“La montagna non si può affrontare con leggerezza, perché è sempre un ambiente impervio, di alta montagna, quindi con temperature intorno allo zero, con il rischio del cambiamento meteorologico improvviso a quelle quote, il consiglio è sempre di affidarsi a guide certificate alpine e vulcanologiche che controlleranno l’attrezzatura, l’abbigliamento e il materiale con cui si percorre il tratto. Abbiamo visto persone in jeans, in scarpe da tennis, senza ciaspole e ramponi, non siamo in città, ma in un ambiente innevato con ghiaccio”, spiega il presidente La Pica.
“Per me l’accesso alle montagne deve essere libero, perché la montagna è sinonimo di libertà, però la guida è un valore aggiunto che diminuisce il rischio, dato che la guida conosce l’ambiente a cui ci si approccia, in questo caso il vulcano, noi siamo sempre collegati con la sala operativa dell’istituto di vulcanologia, quindi siamo aggiornati in tempo reale su qualsiasi cambiamento”, aggiunge il presidente Greco.

Ordinanze, restrizioni e incidenti – Dopo il post della regione, il maxi afflusso nel fine settimana e la diffusione di video e foto sui social, lunedì scorso (17 gennaio) si è tenuto un vertice alle prefettura di Catania con le autorità locali, per definite le attività operative in vista della settimana. Una situazione definita di “pre-allerta”, in cui si è scelto di far percorrere ai mezzi solo in salita il tratto della Strada Provinciale 92, mentre la parte di Milia solo in discesa. Una scelta dettata soprattutto per evitare ingorghi e facilitare il transito ai mezzi di soccorso.

I sindaci Fabio Mancuso (Adrano), Carlo Caputo (Belpasso) e Antonio Bonanno (Biancavilla) hanno emesso delle ordinanze per vietare lo stazionamento a non meno di 500 metri dai massi infuocati, l’obbligo alle auto di montare le catene e le gomme da neve/fango, e imposto ai visitatori di essere accompagnati da guide specializzate. A piano Vetore sarà presente il corpo forestale della regione siciliana, mentre la protezione civile ha messo in campo un piano di turnazione di quattro squadre di volontari di Belpasso, Ragalna, Nicolosi e Adrano, proprio per monitorare l’afflusso. “Il controllo sul campo è importante, perché una volta pubblicata l’ordinanza sindacale, si vede chi è preparato e chi no, ovviamente la signorina con il tacco a spillo e minigonna, e il ragazzo con li mocassino o con le stampelle, di certo con un controllo sul campo sarebbe stato bloccato”, aggiunge il presidente Greco.

Incidenti e l’assenza di autority. Le iniziative per arginare il flusso dei visitatori sono apparse tardive, mentre ogni sindaco dei diversi comuni che si affacciano sul vulcano è stato costretto ad emettere una sua ordinanza. “Non c’è un coordinamento tra i comuni, ma questa è una storia vecchia, sono stato presidente del parco dell’Etna e speravo in un intervento legislativo regionale che creasse un’autority, un ente che racchiuda tutte le competenze che riguardano il vulcano: la sorveglianza, il controllo, i servizi e i rifiuti. Non si può immaginare un territorio come quello dell’Etna, un vulcano attivo, diviso a spicchi, è impensabile che ognuno dei 20 sindaci si gestisca la propria porzione, in più c’è il Parco dell’Etna che segue la sua parte di competenza e il corpo forestale per un’altra, serve una figura che raggruppi tutti insieme”, spiega il sindaco di Belpasso, Caputo. Gli avventurieri impreparati hanno creato non pochi problemi ai soccorritori. “Gli incidenti più frequenti sono stati caviglie slogate, ma anche fratturate, casi di stanchezza, spossatezza, c’è stato qualcuno che si è perso e non riusciva più a trovare la strada del ritorno e quindi al buio poteva essere un vero problema, visto che la notte la temperatura scende e c’è il rischio di ipotermia”, aggiunge il presidente La Pica.

Fine della colata. Nel fine settimana si attendono delle belle giornate, che potrebbero incentivare i visitatori a tornare sull’Etna, nonostante l’eruzione sia finita. “Attualmente il vulcano ha smesso di eruttare, è tornato a dormire, quindi noi come guide al momento non andremo perché non c’è niente da vedere, i fluissi sono in raffreddamento e abbiamo già informato chi ci ha contattato. Però desta preoccupazione per chi ancora non lo sa e non è stato avvisato, e magari sulla spinta dei social decide di avventurarsi e non trovando nessuno potrebbero avere problemi. Anche perché noi guide siamo state un organo di controllo indiretto, in molti casi abbiamo aiutato le persone a tornare indietro oppure le abbiamo assorbite nei nostri gruppi per evitare che succedesse l’irreparabile, ho recuperato persone che scivolavano nel pendio e chi si è tagliato cadendo sulle pietre”, conclude il presidente Greco.



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