Intervista a Maria Assunta Vitelli | Le comunità Energetiche Rinnovabili e il Biogas come opportunità per la sostenibilità e l’economia circolare – She is a scientist

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In occasione dell’International Women’s Day in Science (11 febbraio), insieme a Luna Del Pizzo di APRE abbiamo intervistato Maria Assunta Vitelli, esperta di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), per esplorare il ruolo del biogas nel futuro dell’energia sostenibile e l’importanza delle donne nel settore delle rinnovabili.

L’11 febbraio, in occasione della Giornata Internazionale delle Donne nella Scienza e nelle STEM, vogliamo dare spazio a figure femminili che stanno contribuendo attivamente alla transizione energetica. L’energia rinnovabile e l’economia circolare sono settori in forte crescita e rappresentano pilastri fondamentali per la decarbonizzazione dell’Europa.
Il progetto ALFA, di cui APRE – Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea e AzzeroCO2 sono partner, è un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito di Horizon Europe, e si propone di valorizzare il potenziale del biogas derivante dall’allevamento zootecnico, supportando la creazione e la modernizzazione di impianti e promuovendo l’adozione delle energie rinnovabili. In questo contesto, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) possono giocare un ruolo chiave nell’integrazione del biogas nel mix energetico locale.
Ne abbiamo voluto parlare con Maria Assunta Vitelli, esperta di CER, per comprendere quali siano le prospettive future e come il biogas possa supportare la transizione energetica, la sostenibilità ambientale e l’inclusione sociale nelle comunità locali.

Dottoressa Vitelli, partiamo dal contesto generale. Qual è lo stato attuale delle Comunità Energetiche Rinnovabili in Italia e in Europa?
Le Comunità Energetiche Rinnovabili stanno crescendo rapidamente in Italia e in Europa grazie alle politiche di transizione energetica e ai fondi del Green Deal europeo con l’obiettivo di aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, creando una democrazia energetica con la condivisione dell’energia. L’ Italia, anche se in ritardo, da un anno ha recepito la Direttiva RED II tramite il Decreto CER che finalmente definisce le configurazioni di condivisione dell’energia tramite gli impianti da fonti rinnovabili.

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Quali benefici potrebbe portare l’integrazione degli impianti di biogas all’interno delle CER?
L’integrazione del biogas nelle CER è prima di tutto un percorso per chiudere il cerchio dell’economia circolare sul recupero di rifiuti organici e, come le altre tecnologie rinnovabili annesse alle CER, riduce la dipendenza dalle fonti fossili e aumenta l’indipendenza energetica.

Quali opportunità economiche potrebbero nascere per le aziende agricole e zootecniche e le comunità locali grazie all’uso del biogas?
Gli impianti biogas permettono di produrre continuativamente sia energia elettrica che energia termica sfruttando materiale biodegradabile di vario genere. Di conseguenza si evince che entrambi i soggetti citati avrebbero vantaggi da una sinergia di questo tipo, il tutto secondo i principi alla base dell’economia circolare. Le aziende agricole, infatti potrebbero sfruttare il materiale organico prodotto dai cittadini e quindi massimizzare la produzione di biogas e relativi guadagni, mentre i cittadini potrebbero utilizzare l’energia generata dall’impianto di biogas.

Esistono esempi virtuosi di comunità che hanno già integrato con successo il biogas nei propri sistemi energetici? Esistono a livello Europeo dei progetti che sono nati qualche anno fa. Un esempio è la città di Leuven in Belgio, dove già nel 2017 una cooperativa energetica cittadina sostenuta da un consorzio di associazioni locali e aziende attive nella transizione energetica, hanno pensato di rendere ecologico il loro riscaldamento e quindi di coinvolgere i Comuni limitrofi per la produzione di biogas. In Italia il passaggio alle CER termiche è previsto da decreto, ma al momento il processo è ancora lungo ma possibile.
In Danimarca invece la rivoluzione verde passa attraverso l’isola di Samsø, che è
diventata un esempio di sostenibilità, trasformando la propria economia – prima dipendente dai combustibili fossili – in una realtà fondata sulle energie rinnovabili. Oltre a impianti eolici e fotovoltaici, l’isola utilizza impianti a biogas per produrre calore ed elettricità, coinvolgendo attivamente la comunità locale nella gestione e nei benefici derivanti dalla produzione energetica.

DONNE E TRANSIZIONE ENERGETICA

Nel settore delle rinnovabili e delle CER, qual è la presenza femminile? Ci sono barriere che ostacolano una maggiore partecipazione delle donne? Se si, quali sono?
In generale direi che è ancora bassa la percentuale di donne che investono su una carriera scientifica, ma soprattutto sulla crescita professionale, e ciò dipende dalla mancanza di politiche a sostegno. Contestualmente alle CER bisogna dunque considerare che nei direttivi e nei consigli di amministrazione delle CER il modello di engagement delle figure decisionali replica esattamente quello aziendale o di una pubblica amministrazione, ossia a conduzione prettamente maschile e lo stesso vale per le proprietà degli impianti. Io dunque sono molto fortunata, poiché nel gruppo di lavoro di cui faccio parte di sviluppo tecnico delle CER, il team è composto nella maggior parte da donne professioniste che non solo hanno altissime competenze tecnico scientifiche ma hanno la grandissima capacità di coordinamento e di facilitazione territoriale nel momento della costruzione di
una CER.

Ci sono iniziative o programmi che promuovono l’ingresso delle donne nelle professioni legate alle energie rinnovabili?  
Una realtà innovativa e attiva è Wire – Women in Renewable Energy, un’associazione internazionale che da oltre dieci anni promuove il ruolo e il riconoscimento delle donne e di altri gruppi sottorappresentati nel settore dell’energia rinnovabile. Nel mondo dell’attivismo ci sono tante realtà che puntano sulla formazione e sulla sensibilizzazione e su un approccio innovativo della leadership femminile, che purtroppo compensa la mancanza di politiche.

Quali vantaggi potrebbero derivare da una maggiore partecipazione femminile nella transizione energetica?
Le comunità energetiche, trattandosi di scambio virtuale di energia che abbraccia una cabina primaria, dunque un’area più ampia e non solo un tetto, chiedono di ripensare un territorio, un quartiere, per apportare benefici sociali, economici e ambientali. Le donne professioniste su questi aspetti hanno una trasversalità potente e decisionale, che porta alla trasformazione, alla costruzione e al coinvolgimento di comunità energetiche partecipanti e attive di un progetto innovativo.

Come si può incentivare il coinvolgimento delle donne nella gestione e nello sviluppo delle CER?
Esattamente come vengono coinvolti gli uomini, collaborando sulle decisioni, insieme.

ASPETTI NORMATIVI E DI SVILUPPO FUTURO
Dal punto di vista delle politiche pubbliche, cosa sarebbe necessario per incentivare l’integrazione del biogas nelle CER?
Sicuramente da un lato sarebbe necessario favorire positivamente il dibattito per promuovere l’accettazione sociale degli impianti di Biogas (molto spesso non visti di buon occhio dalla popolazione locale). D’altro canto, sarebbe opportuno modificare la legislazione di riferimento, dal momento che il quadro normativo è principalmente “tagliato” per il fotovoltaico.

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Come si può favorire la collaborazione tra aziende agricole e zootecniche, imprese e amministrazioni locali per sviluppare CER basate sul biogas?
Obiettivi delle CER sono sicuramente contrastare la povertà energetica, diffondendo la cultura della sostenibilità ed il senso di appartenenza ad una comunità. In tale ottica, è necessario un continuo dialogo costruttivo tra tutte le parti coinvolte.

Per concludere, quale messaggio vorrebbe trasmettere alle ragazze e alle donne che vogliono intraprendere una carriera nel settore delle energie rinnovabili?
Io direi loro di essere spontanee nelle scelte, e di seguire le proprie inclinazioni e ambizioni con determinazione e consapevolezza di sé.

Per maggiori informazioni sul progetto visita il sito www.alfa-res.eu



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