Pochi conoscitori delle cose tedesche sono rimasti sorpresi dal successo dell’Afd nei Land (le regioni, ma non regge il paragone con le analoghe unità amministrative italiane) dell’Est. L’opinione pubblica generale, invece, si chiede perché oggi la Germania è sostanzialmente di due colori che ricalcano più o meno la divisione tra quelle che erano le repubbliche post belliche la Federale (nero con le circoscrizioni vinte da Cdu-Csu) a ovest e la Ddr (celeste per Afd) a est.
Perché l’Afd ha vinto, per esempio così largamente in Sassonia? Perché nella circoscrizione 157 «Sächsische Schweiz-Osterzgebirge (Svizzera sassone, Monti metalliferi orientali) Steffen Janich ha vinto con il 49,1% dei “primi voti” (il sistema tedesco prevede un volo in un collegio uninominale con l’indicazione del candidato e un secondo voto che attraverso il proporzionale riequilibra la presenza dei partiti), praticamente più che raddoppiando il candidato della Cdu fermo al 22,7% (nonostante una crescita del 3,5% rispetto al 2021)?
Steffen Janich – che ai suoi concittadini ha promesso “Legge e ordine per una comunità sicura” – come molti dell’Afd viene dalla Cdu di Angela Merkel, ha studi importanti, è stato un poliziotto e ha preso, nella circoscrizione, il posto di Frau Petry, portavoce dell’Afd fino alla svolta estremista del 2017.
Per capire meglio, Janich ha avuto una percentuale più alta di Tino Chrupalla, capogruppo al Bundestag, l’uomo non forte ma fortissimo dell’Afd, fermatosi (se così si può dire) al 48,9%.
La Sassonia
Ma perché la Sassonia e perché i land dell’ex Ddr (da dove pure veniva Angela Merkel) ora sono il dominio riservato dell’Afd?
James Hawes, un popolare storico inglese, nel libro “La più breve storia della Germania” spiega così: la divisione della Germania è l’Elba, l’est dell’Elba è il problema storico della Germania.
I «paesaggi in fiore» promessi dal cancelliere Kohl all’epoca della riunificazione tra le due Germanie, nonostante il mare di denaro riversato, ancora oggi stentano a dipanare i petali, mentre nell’opinione pubblica dell’Est cresce il malumore verso gli immigrati (la cui pressione, peraltro, è molto meno importante che nei Land dell’Ovest, con l’eccezione di Berlino che vale un discorso completamente a parte) sia quelli provenienti dalla Siria con la grande migrazione della guerra civile, sia quelli in arrivo dall’Africa «via Italia», sia anche dei rifugiati ucraini. A ognuna di queste categorie viene appioppata una colpa. Certo i problemi soprattutto con gli emigrati single esistono.
L’Est è molto più tradizionalista della Germania industriale, finanziaria e fermamente occidentale di Amburgo, Stoccarda, Francoforte o Monaco: l’integrazione che per certi versi è riuscita, per altri – soprattutto il rispetto delle regole, anche le minime, il vero mantra tedesco (non è difficile che una metropolitana venga fermata tutt’oggi se il conducente dalle telecamere vede qualcuno mettere i piedi sui sedili!)- non molto. E se in comunità più metropolitane i fenomeni vengono diluiti, in realtà periferiche e problematiche no.
L’Est da tempo perde popolazione in grandi quantità (nell’alta Sassonia nel primo decennio del millennio si è registrato un crollo del 20 per cento, tanto che il ministero tedesco dell’Economia ha definito all’epoca «questa situazione senza eguali al mondo»), i giovani formati preferiscono le città dell’Ovest e girando in città piccole e grandi dell’ex Est si percepisce un clima di cupezza. All’Est risiede la popolazione più anziana della Germania.
Lipsia
Certo c’è il caso Lipsia, una delle città con il più alto livello di qualità della vita in Europa, sede di centri di ricerca che hanno attirato intelligenze da tutto il mondo (e vedremo nella pagina accanto come la presenza di popolazione giovane e altamente istruita sia alla base della vittoria nella circoscrizione 152 Lipsia II del candidato della Linke e anche come ci possa essere un parallelo con Napoli). Ma è un caso. Magari un punto da dove partire.
L’Est ha votato sempre diversamente dall’Ovest: nel 2005 e nel 2009 gli elettori portarono la NPD, un partito dichiaratamente neonazista, nei parlamenti di due Länder. Chi non votava l’estrema destra, puntava sull’estrema sinistra: Die Linke (la Sinistra), diretto discendente del vecchio Partito comunista al governo nella DDR (la Sed, Sozialistische Einheitspartei Deutschlands). Tra l’altro nella circoscrizione Berlino-Treprow-Kopenick è stato rieletto con la Linke a furor di popolo (41,8%) Gregor Florian Gysi, che del Sed è stato l’ultimo presidente eletto un mese dopo la caduta del Muro e che un comitato per le immunità del Bundestag ha stabilito essere un collaboratore della Stasi dal 1978 al 1989.
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All’inizio molti osservatori ritenevano che si trattasse della “Ostalgie” cioè il ricordo nostalgico dei tempi della Germania dell’Est e del suo stato sociale non ricchissimo ma tranquillizzante: il libero mercato, nonostante la generosità dell’Ovest – ha portato a Est vantaggi e svantaggi soprattutto per una popolazione abituata sin dalla nascita a vivere lungo un tracciato predeterminato. La Germania Est non era un paese povero, era una potenza industriale ma era tremendamente inefficiente e inquinante (con relativi problemi di salute della popolazione): questo portava alla mancanza di beni alimentari, alle file nei negozi, al mercato nero. Ma non era né la Bulgaria, né la Romania e nemmeno aveva in comune molto con parecchie repubbliche dell’Unione Sovietiche. Il suo problema era il confine con l’Ovest, il continuo confronto (i segnali tv non conoscevano e non conoscono barriere) con i fratelli al di là del Muro e la necessità di dover «giustificare» sempre all’Urss.
Però è anche vero che il Muro è caduto da oltre 35 anni e oggi il problema non è la nostalgia (magari lo sarà per le persone più anziane, forse) ma una riunificazione che sarà stata pure economica (la differenze salariali per esempio sono minime) ma non è stata culturale. E quelli che restano sono sempre più anziani, meno istruiti e in maggioranza maschi votano molto diversamente dall’Ovest.
«Ancora una volta – scrive Hawes – lo spartiacque geografico è centrale, perciò le cartine sono le migliori testimoni».
«L’Elba è uno spartiacque culturale che l’AFD semplicemente non può superare» è convinto Hawes.
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