Il Fatto di Domani

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SANTANCHÈ, LA MINISTRA È CIRCONDATA: PRIMO INCONTRO CON MELONI DOPO IL RINVIO A GIUDIZIO PER VISIBILIA. MALAN SMENTISCE L’AVVICENDAMENTO. La ministra Santanchè (Turismo) resiste alle richieste di dimissioni dopo il rinvio a giudizio per i conti di Visibilia – il processo inizierà il 20 marzo – ma anche gli alleati più fedeli iniziano a fare marcia indietro rispetto alla strenua difesa mostrata nei giorni scorsi. La vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli, ospite di Sky tg24, stamane ha detto: “Credo che sia necessaria una riflessione tra il presidente del Consiglio e un membro del governo che è anche del partito della Meloni”. Il Movimento 5 Stelle chiede da giorni che Santanchè si dimetta e il presidente Giuseppe Conte, incontrando i cronisti a Montecitorio lo ha ribadito: “Escono nuove ombre sulla ministra Santanchè, sulla sua trasparenza, sulla vendita di Visibilia anticipate da Report. Chiederemo la calendarizzazione immediata delle sue dimissioni…Non è pensabile che la ministra Santanchè possa promuovere l’immagine dell’Italia nel mondo e del turismo”. Come raccontato dal Fatto, anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, da sempre sostenitore di Santanchè, ha cercato di trovare una soluzione convincendo la ministra a farsi da parte, senza successo. Oggi c’è stato il primo incontro tra Giorgia Meloni e Santanchè in occasione del Consiglio dei Ministri; sul Fatto di domani troverete ampio spazio su questo appuntamento e altri approfondimenti sul caso Visibilia-Santanchè. Intanto il capogruppo di Fratelli d’Italia in Senato, Lucio Malan a Rai Radio1, smentisce ancora di essere il possibile sostituto: Io ministro del Turismo al posto di Daniela Santanché? A me non risulta, nessuno me ne ha parlato e sto benissimo a fare il capogruppo. Per quanto ne so al momento c’è lo 0% di possibilità”.


LA SCARCERAZIONE DI ALMASRI. AVS CHIEDE LE DIMISSIONI DI NORDIO. SCHLEIN: “MELONI NON SI NASCONDA DIETRO I SUOI MINISTRI”. PIANTEDOSI: “ARRESTO IRRITUALE, SOGGETTO ESPULSO PERCHÈ PERICOLOSO”. Un “torturatore libero per scelta del governo”. Così il Fatto ha titolato sulla scarcerazione di Almasri, l’ufficiale a capo della polizia giudiziaria di Tripoli, quella parte della Libia che dialoga di più con l’Italia (rispetto a Tobruk). Prima l’arresto su richiesta della Corte penale internazionale, poi la scarcerazione rapida e un rientro di Almasri con un volo italiano, quando il ministro Nordio affermava che stava ancora studiando le carte; questa in sintesi la vicenda, su cui le opposizioni anche oggi hanno alzato la voce: sarebbe stata una volontà precisa del governo, quella di liberare l’ufficiale libico in barba al mandato di cattura internazionale. “Giorgia Meloni deve venire a rispondere in Aula perché non è possibile che in questa pessima vicenda non ci fosse un coinvolgimento diretto di Palazzo Chigi – ha detto Elly Schlein, segretaria del Pd – Meloni la smetta di nascondersi dietro ai suoi ministri e si prenda la responsabilità di venire a chiarire ciò che è accaduto”. I parlamentari di Verdi e Sinistra (Avs) stamane hanno organizzato una protesta dinanzi a Palazzo Chigi. Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno chiesto le dimissioni del ministro Nordio “che ha mentito al Paese”. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari e la cronaca della giornata, con le comunicazioni in Aula del ministro Piantedosi, secondo cui “il 21 gennaio, la Corte d’Appello di Roma, nell’ambito delle prerogative di vaglio dei provvedimenti di limitazione della libertà personale, ha dichiarato il non luogo a provvedere sull’arresto del cittadino libico, valutato come irrituale in quanto non previsto dalla legge, disponendone l’immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa”. Da qui la decisione di rimpatriare Almasri “per urgenti ragioni di sicurezza, con mio provvedimento di espulsione”.

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RITORNO AL NUCLEARE, PICHETTO FRATIN METTE LA FIRMA SUL DDL CHE “SUPERA” IL REFERENDUM. “Ho sentito la responsabilità di dotare il Paese degli strumenti affinché l’Italia non sprechi l’occasione di giocare da protagonista una partita che nei prossimi decenni sarà fondamentale per la decarbonizzazione e la sicurezza degli approvvigionamenti”: l’ha spiegata così, il ministro dell’Ambiente, la mossa con cui ha riportato il nucleare sul tavolo delle azioni di governo. Ancor prima di aver consultato la premier Meloni, infatti, Pichetto Fratin ha reso noto di aver presentato a Palazzo Chigi un disegno di legge delega in quattro articoli in materia di “nucleare sostenibile”. Il ministro è convinto che si tratti di una fonte taglia-emissioni per raggiungere “gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050”, oltre che aumentare la “sicurezza e l’indipendenza energetica del Paese” e per contenere “i costi dei consumi energetici” di famiglie e imprese. L’energia sarebbe stabile grazie all’Intelligenza Artificiale. Il referendum? Superato, secondo Pichetto: “Un referendum che riguarda la bicicletta non lo possiamo applicare alla Ferrari”. Sono previsti due anni per i decreti attuativi e la gestione – come vedremo sul giornale di domani – rimarrebbe interamente nelle mani del ministero. Il ddl ha subito incassato l’appoggio di Forza Italia e del ministro Tajani, ma pure quello di Azione, anche se per Calenda i tempi sono troppo lunghi. Critiche, invece, da Bonelli di Avs e dai 5S.


LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE

Abusi edilizi a Milano, otto rinvii a giudizio per la Torre. Partirà l’11 aprile il primo processo per l’urbanistica del capoluogo lombardo. Lo ha deciso la gup, Teresa De Pascale, che ha rinviato a giudizio per abusi edilizi otto fra costruttori, architetti, funzionari e dirigenti del Comune per la realizzazione della Torre Milano, un grattacielo di 82 metri in via Stresa. I lavori erano stati autorizzati con una Scia come “ristrutturazione edilizia” dopo la totale demolizione e ricostruzione dei due edifici precedenti, rispettivamente da 2 e 3 piani.

Austria, arrestato il magnate Benko sotto inchiesta per frode: per i magistrati “potrebbe manomettere le prove”. Il magnate immobiliare tirolese René Benko, sotto inchiesta per frode, è stato arrestato a Innsbruck su mandato dei magistrati di Vienna; si ritiene concreto il rischio che Benko possa commettere altri reati e manomettere le prove. René Benko si trova al centro del crac miliardario del suo gruppo Signa ed è sotto inchiesta in quattro paesi, fra cui l’Italia. Lo scorso dicembre la procura generale di Trento aveva chiesto il suo arresto, ma le autorità austriache lo avevano rifiutato.

Roma, tifosi della Lazio aggrediscono i supporters della Real Sociedad: nove feriti a coltellate, uno in gravi condizioni. Un gruppo di circa settanta tifosi spagnoli del Real Sociedad è stato aggredito da un’ottantina di ultras della Lazio all’esterno di un pub nel centro della Capitale, mercoledì notte. Nove spagnoli sono rimasti feriti, tre dei quali a coltellate, e uno è stato ricoverato in gravi condizioni con prognosi riservata.



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