«Liberare le strade dalla droga significa liberare il futuro dalle mafie»

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Le guerre ottengono un solo scopo, ridefinire poteri. È la denuncia, nel cuore del Novecento insanguinato da due guerre mondiali e da totalitarismi, imperialismi e colonialismi, di Hannah Arendt. Già mentre il secolo di secoli brevi iniziava ad intravedere il tramonto e, ancor di più, in questo nuovo millennio la cui alba sta vedendo spegnersi soli ci sono guerre che continuamente definiscono poteri. Guerre non solo di trincea (che esistono, le “profezie” sulla fine delle guerre in armi e bombe si son rivelati false, ipocrite e nauseanti come chi le pronunciò) e non solo tra Stati. Le guerre sono combattute con armi sempre più diverse e vedono avanzare poteri criminali i più diversi e meno istituzionali, dal terrorismo alle mafie di tutto il globo terracqueo. Guerre sulla pelle dei più impoveriti e disperati della Terra, guerre tecnologiche, guerre per il dominio di piazze e territori. Cinque anni fa, già nelle prime ore del lockdown, i clan fecero sentire forte la loro voce sprezzante e immonda, cercando di sfruttare ogni occasione per conquistare nuove piazze, nuovi territori e consolidare la propria criminale presenza. Fummo tra i primissimi a denunciare, nell’intervista al sociologo barese Leonardo Palmisano, quel che stava accadendo e l’uso di armi come i fuochi d’artificio. Tra i messaggi che le mafie inviano con i botti quelle legate al mercato del narcotraffico, all’arrivo e allo spaccio delle droghe. Tra le maggiori armi per stabilire e definire i poteri criminali in un territorio, campo di battaglia di guerre tra clan.

«La tossicodipendenza non è solo una tragedia personale: è il motore economico delle mafie – è la riflessione-denuncia di Francesca Cecere, giovanissima attivista antimafia di Chieti e compagna di viaggio da almeno due anni del nostro giornale – ogni grammo di droga venduto alimenta corruzione, violenza e sfruttamento, creando un circolo vizioso che si estende a tutta la società». «Combattere le mafie significa intervenire anche sulla tossicodipendenza, agendo su due fronti distinti, ma complementari» ha sottolineato Francesca Cecere. Riproponiamo integralmente la sua denucia-riflessione «Lotta alla mafia è lotta alla droga» affidata nei giorni scorsi ai social network.

«La tossicodipendenza non è solo una tragedia personale: è il motore economico delle mafie. Ogni grammo di droga venduto alimenta corruzione, violenza e sfruttamento, creando un circolo vizioso che si estende a tutta la società.

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Combattere le mafie significa intervenire anche sulla tossicodipendenza, agendo su due fronti distinti, ma complementari.

In primo luogo, è necessario colpire i trafficanti, mirando al cuore del loro business, e per farlo sono necessarie leggi più incisive che non si limitino a punire piccoli spacciatori, ma soprattutto i “colletti bianchi”, protagonisti dei traffici internazionali. Inoltre, l’azione deve passare anche per il sequestro dei beni delle organizzazioni mafiose: togliere loro denaro e proprietà significa privarle del loro potere.

Infine, è fondamentale intensificare la cooperazione internazionale tra le forze dell’ordine per combattere il narcotraffico su scala globale.

Dall’altro lato, è imprescindibile aiutare chi è già vittima della tossicodipendenza.

Chi cade in questa spirale lo fa per cercare di colmare un vuoto o scappare dal dolore; per questo è essenziale agire prima di tutto attraverso la prevenzione: educare i giovani sui rischi della droga e sulle sue conseguenze, facendo comprendere anche il legame con il mondo mafioso, è significativo per evitare che altri finiscano nella stessa trappola.

Ma non basta: è necessario anche offrire un supporto concreto a chi lotta contro la dipendenza, finanziando centri di recupero e reinserimento sociale. Chi affronta questa battaglia ha bisogno di opportunità per ricominciare a vivere. La tossicodipendenza, tra l’altro, non colpisce solo la persona che ne soffre, ma tutto il suo ambiente. Perciò, anche aiutare le famiglie diventa doveroso, perché significa aiutare l’intera società a resistere.

Tutto questo è fondamentale perché ogni vittoria contro la mafia è un passo verso una società più giusta e libera.

Ogni giovane salvato dalla droga è un nuovo futuro che costruiamo insieme.

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Liberare le strade dalla droga significa liberare il futuro dalle mafie».

 



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