Aosta: è il momento della millenaria Fiera di Sant’Orso

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Ogni anno, il 30 e 31 gennaio, Aosta si trasforma in un grande laboratorio a cielo aperto, dove artisti e artigiani della Valle d’Aosta espongono il frutto del loro ingegno e della loro creatività. La Fiera di Sant’Orso, radicata nella storia medievale della città, è oggi la più importante manifestazione di artigianato delle Alpi. L’origine della fiera è avvolta in un alone di leggenda. Passeggiare per le vie di Aosta durante la fiera significa immergersi in un mondo fatto di oggetti unici e pregiati: sculture in legno, lavori in pietra ollare, ferro battuto, tessuti di lana lavorati su telai antichi, vimini intrecciati e ricami raffinati. La fiera è anche un’occasione per scoprire le radici culturali della Valle d’Aosta e condividere storie, tradizioni e passione.

 

L’atmosfera è resa ancor più speciale dall’Atelier, l’esposizione di opere d’arte degli artigiani professionisti in piazza Chanoux, e dal padiglione enogastronomico di piazza Plouves, dove è possibile degustare vini e prodotti tipici locali. La musica e le animazioni folkloristiche accompagnano i visitatori durante tutta la manifestazione, culminando nella suggestiva Veillà, la veglia notturna tra il 30 e il 31 gennaio, quando le vie di Aosta rimangono illuminate e animate fino all’alba. Si racconta che tutto è iniziato davanti alla Collegiata di Sant’Orso, dove il santo, vissuto prima del IX secolo, distribuiva ai poveri indumenti e sabot, le tipiche calzature in legno che, ancora oggi, rappresentano uno dei simboli dell’artigianato valdostano. Da allora, la tradizione si è evoluta, trasformando l’intero centro storico di Aosta in un colorato e vivace spazio espositivo, che combina storia e modernità (fieradisantorso.it).

altri itinerari…

 

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I Luoghi del Cuore, votazioni aperte

Fino al 10 aprile il censimento del FAI che sostiene i luoghi lombardi più amati o bisognosi di tutela

aosta
 

C’è tempo fino al 10 aprile per partecipare al censimento de I Luoghi del Cuore, l’iniziativa nazionale del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, che invita tutti a votare i luoghi più amati o bisognosi di tutela sul sito iluoghidelcuore.it. Un’antica chiesa, un borgo montano, un castello abbandonato, un bosco o un sentiero: ogni angolo del nostro Paese può essere segnalato per garantirne il futuro e la valorizzazione. Il progetto non si limita a premiare i primi tre classificati, che riceveranno rispettivamente 70mila, 60mila e 50mila euro. Anche i luoghi che superano i 2.500 voti possono accedere al bando FAI post-censimento, candidandosi con progetti di restauro o promozione. Inoltre, la visibilità ottenuta genera spesso ricadute economiche, sociali e ambientali positive per le comunità locali: sostenere il proprio “luogo del cuore” significa, infatti, contribuire a costruire un futuro in cui la bellezza e il patrimonio culturale italiano siano protetti e valorizzati per le generazioni future (iluoghidelcuore.it).

 

I più votati della Lombardia

1
Traghetto di Leonardo da Vinci Imbersago (LC)

2
Chiesa e Convento di Maria Incoronata Martinengo (BG)

3
Parco Trotter Casa del Sole e Minitalia Milano

4
Stazione funicolare di Lanzo d’Intelvi (CO)

5
Cascina dei Poveri, Busto Arsizio (VA)

Microcredito

per le aziende

 

6
Motonave La Capitanio 1926 Lovere (BG)

7
Asilo Sant’Elia Como

8
Chiesa di San Maurizio in Santa Margherita Monza

9
Chiesa di San Giorgio in Lemine Almenno San Salvatore (BG)

10
Santissima Gussago (BS)

 

 

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La resilienza di una comunità, i Mapuche

Al Museo Diocesano di Cremona un progetto fotografico etico

aosta
 

La fotografia contemporanea torna protagonista al Museo Diocesano di Cremona grazie alla rinnovata collaborazione con il Festival della Fotografia Etica. Si inaugura oggi alle 18.00 la mostra Mapuche, il ritorno di voci antiche di Pablo Ernesto Piovano. Il reportage esplora la vita quotidiana di questo popolo ancestrale che resiste da secoli a invasioni e colonizzazioni. Un progetto che documenta la loro lotta per difendere terre, lingua, cultura e identità, ora in pericolo.

Nonostante repressione e stigmatizzazione, i Mapuche preservano la loro eredità spirituale e comunitaria, simboleggiando resilienza e un profondo legame con la Terra Madre. Il lavoro, composto da quasi 50 immagini, molte delle quali esposte per la prima volta in Italia, viene proposto in un percorso appositamente ideato per il museo da Laura Covelli, curatrice delle mostre del Festival, che include opere d’arte, poesie e materiale d’archivio. (museidiocesicremona.it).



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