«Fango Life» sul Green Deal

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A metà della scorsa settimana il quotidiano olandese De Telegraaf ha lanciato lo scoop del secolo: le associazioni ambientaliste fanno le associazioni ambientaliste! In pratica, secondo un copione già visto, con l’obiettivo di attaccare le politiche del Green Deal, si paventa un grande complotto da parte dell’ex-Commissario Frans Timmermans che, attraverso il Programma Life della Commissione europea, avrebbe finanziato la «lobby verde» per imporre misure ambientaliste.

TEMPISMO PERFETTO, visto che in quei giorni, su richiesta di alcuni eurodeputati conservatori e di destra, a Strasburgo si discuteva proprio di finanziamenti Life. Ed è bastato un superficiale articolo per rilanciare, in Italia, molto più che nel resto d’Europa, il solito teatrino di politici, a partire dal «prezzemolino» Vannacci fino al ministro dell’agricoltura Lollobrigida, rappresentanti dei cacciatori, associazioni agricole, qualche testata giornalistica: perfettamente allineati a grandi interessi privati di chi vorrebbe lasciare tutto così com’è per continuare a farsi gli affari propri.

NEL CORO, È SPICCATA COLDIRETTI, ormai principale oppositrice di qualsiasi normativa ambientale. A poche ore dalla pubblicazione dell’articolo, era già sui social gridando allo scandalo per i soldi distribuiti con i Life. Peccato che il loro attivissimo social media manager non abbia evidentemente fatto in tempo a confrontarsi con la sua amministrazione che gli avrebbe ricordato come anche Coldiretti sia tra i partner/beneficiari dei Life: solo per fare qualche esempio, si potrebbero citare il “Life 4 Pollinators” sulla tutela degli impollinatori, il “Life+ Tetrax” sulla tutela della Gallina prataiola, il “Life Med-Wolf” per la conservazione del Lupo, il “Life Fa.Re.Na.IT” sulla Rete Natura2000, e altri ancora… tutto documentato sulla pagina ufficiale del Programma Life.

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DEL RESTO, QUESTO PROGRAMMA, principale strumento di finanziamento europeo su ambiente e clima, dei complessivi 771 milioni di euro che distribuisce ogni anno, ne destina alle Ong ambientaliste e alle associazioni della società civile solo 15,6 milioni di euro (lo 0,006% del bilancio dell’Unione).

LE ACCUSE DI «DE TELEGRAAF», in realtà, appaiono prive di fondamento, sia per quanto attiene la trasparenza dei fondi, monitorati, rendicontati e pubblicati sui siti web ufficiali, sia per quanto riguarda l’utilizzo di quegli stessi fondi, finalizzati – come ci si deve aspettare da associazioni ambientaliste – verso azioni di protezione della natura e dell’ambiente nelle loro varie forme, incluso l’indispensabile confronto con i decisori politici. Come sa chiunque sia in buona fede e abbia un minimo di conoscenza dei meccanismi europei, i beneficiari di questi finanziamenti, ai quali si accede tramite bandi, aderiscono a rigorosi standard di responsabilità e trasparenza, sono sottoposti a controlli serrati e devono garantire la piena conformità alle normative europee.

QUANTO ALL’ACCUSA CHE LE ASSOCIAZIONI ambientaliste sarebbero finanziate dalla Commissione europea per fare lobbying sul Parlamento europeo per conto di questa è francamente risibile. Le Ong ambientaliste operano secondo programmi di lavoro approvati dai propri organismi, nel rispetto delle disposizioni dei singoli Stati. La loro indipendenza è chiara e ben documentata: il Wwf, ad esempio, si è apertamente opposto alla Commissione su numerose questioni, dalla decisione di includere i combustibili fossili nella tassonomia dell’Unione alla proposta di ritardare di 12 mesi l’attuazione del Regolamento anti-deforestazione, fino al declassamento dello status di protezione del lupo.

I FINANZIAMENTI RICEVUTI da cittadini e istituzioni, compresa la Commissione europea, supportano il ruolo fondamentale della società civile nel promuovere la partecipazione democratica, fornendo soluzioni basate sulla scienza e controbilanciando l’influenza delle potenti lobby di aziende e governi: il tutto nel rispetto dei Trattati europei che promuovono il sostegno alla società civile per rafforzare la governance democratica.

IL COINVOLGIMENTO DEI CITTADINI è una pietra angolare della democrazia partecipativa e le organizzazioni con cui questi operano sono la spina dorsale della democrazia europea, essenziali per colmare il divario tra decisori politici e cittadini, salvaguardare la trasparenza e individuare soluzioni a sfide urgenti come il cambiamento climatico o le disuguaglianze.

A DIFFERENZA DI SOGGETTI RICCHI come alcuni governi stranieri, le multinazionali e le associazioni imprenditoriali, i cittadini europei e le loro organizzazioni non hanno a disposizione risorse pressoché illimitate: il supporto a queste realtà, radicate nella scienza e sostenute da milioni di cittadini attraverso adesioni, volontariato e campagne, aiuta quindi a garantire che voci diverse contribuiscano al processo decisionale. E a dirla tutta, anche con questo sostegno, le Ong non possono eguagliare le risorse finanziarie e di lobbying del mondo aziendale. Una recente ricerca di Transparency International ha evidenziato come i lobbisti aziendali rappresentino il 65% di tutti gli incontri con la Commissione europea, mentre dall’esame del Registro per la trasparenza dell’Unione emerge come oltre due terzi dei soggetti presenti difendano interessi commerciali, superando di gran lunga in numero e spesa le voci della società civile: nel 2024, le 50 aziende che più investono in azioni di lobby hanno speso per questa attività nei confronti degli organismi Ue quasi 200 milioni di euro, due terzi in più rispetto al 2015.

ESTER ASIN, DIRETTRICE DELL’EUROPEAN Policy Office del Wwf, ha giustamente evidenziato su euobserver.com come «il vero scandalo sia altrove: se c’è un rischio per i contribuenti europei, non proviene dalle Ong che lavorano per un Pianeta più sano, ma da una politica che permette ai privati più ricchi di influenzare il processo decisionale pubblico. In un momento di crescente disinformazione e di minacce alla nostra democrazia da parte di forze che cercano di stabilire autocrazie, minare la credibilità e il mandato delle Ong non è solo ridicolo, ma francamente pericoloso».

*Responsabile Affari legali e istituzionali Wwf Italia

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