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Roma, 29 gennaio 2025 – Tornano a correre i mutui i cui volumi sono cresciuti di oltre il 12% nel 2024, anno in cui l’importo medio richiesto è anche aumentato leggermente (+2,5%), raggiungendo un valore medio di 148.305 euro. Dalla fine del 2023 si è assistito a una ripresa della domanda di mutui, che ha registrato un notevole incremento, arrivando a picchi del 30% nel novembre 2024; una dinamica, trainata più dalle surroghe che dai nuovi mutui, favorita dalla riduzione dei tassi di interesse applicati dalle banche, in particolare per i mutui a tasso fisso, a seguito dei tagli operati dalla BCE nel corso dei 12 mesi precedenti. Di conseguenza – come emerge da Barometro Crif, azienda globale specializzata in sistemi di informazioni creditizie e di business information, analytics, servizi di outsourcing e processing, nonché in avanzate soluzioni in ambito digitale e open banking per lo sviluppo del business – molte famiglie hanno scelto di ricorrere alle surroghe per alleggerire i costi dei mutui e così nei primi nove mesi del 2024, questa pratica è aumentata del 19,5%. Nel 2025 ci si aspetta un’ulteriore ripresa dei flussi di mutui per l’acquisto di abitazioni che riporteranno in crescita anche le consistenze. La domanda di mutui da parte delle famiglie italiane, dopo che il triennio 2021-2023 è stato caratterizzato da una lunga fase depressiva, ha subito nei 12 mesi del 2024 un cambio positivo di rotta e il dato medio annuale segna un netto +12,1% con un picco del 30% a novembre 2024. Nel solo mese di dicembre le richieste di mutui salgono del 25,4% rispetto al pari periodo del 2023, terzo valore massimo per l’anno appena concluso. A supportare tale positiva dinamica il calo dei tassi applicati dalle banche, soprattutto a tasso fisso, che riflette i tagli della BCE che si sono susseguiti nel corso dei 12 mesi. È inoltre proseguita la scelta delle famiglie verso le operazioni di surroga, al fine di ridurre gli oneri della rata dei mutui stipulati a tasso variabile nel periodo di forti aumenti dei tassi di interesse. Nei primi 9 mesi dell’anno, infatti, il fenomeno delle surroghe segna un +19,5%, mentre i nuovi mutui erogati si sono contratti del 4,1%. Nel 2024 l’importo medio richiesto registra un leggero aumento (+2,5%), per un valore complessivo di 148.305 euro. Inoltre, se consideriamo il solo mese di dicembre, il valore medio rimane pressoché stabile (+1%) e un importo totale di 154.021 euro. Se il 2024 si chiude positivamente, cosa dobbiamo aspettarci per questo nuovo anno? “Se guardiamo ai dati macroeconomici – spiega Simone Capecchi, Executive Director di CRIF – registriamo la ripresa del potere d’acquisto delle famiglie, eroso negli ultimi due anni dalla forte ondata inflattiva, a cui si somma la progressiva riduzione dei tassi di interesse da parte della BCE. Tutti questi elementi di contesto ci prospettano un’ulteriore ripresa dei flussi di mutui per l’acquisto di abitazioni che riporteranno in crescita anche le consistenze” Anche nel 2024 la fascia di importo preferita dalle famiglie italiane è quella compresa tra i 100.000 e 150.000 euro con un 30,6% del totale. A seguire si posiziona la classe di importo 150.000-300.000 euro con una percentuale del 28,5%, mentre il 18,3% richiede un importo tra i 75.000-100.000 euro, e solo il 5,1% supera i 300.000 euro. Inoltre, oltre 8 famiglie su 10 scelgono piani di rimborso superiori ai 15 anni, al fine di non appesantire troppo il bilancio familiare mensile. Infine, se analizziamo la fascia di età, oltre un richiedente su due ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni, mentre il 32,6% è composto dai 45-64 anni. Nel prossimo futuro, a comandare saranno ancora le scelte della BCE. Per la riunione di giovedì, l’attesa dei mercati – dopo la sforbiciata di dicembre che ha portato il riferimento sui depositi al 3% – è per un taglio di altri 25 punti base. “Negli ultimi due mesi le previsioni per il 2025 sono cambiate, come mostra l’andamento dei future sull’Euribor a tre mesi”, spiega Guido Bertolino, responsabile business development di MutuiSupermarket, riferendosi al tasso cardine per i contratti variabili. “Infatti – precisa Bertolino – se a fine novembre si indicava una discesa sino all’1,8% per la fine dell’anno, oggi ci si limita appena sopra il 2%”. Giorgio Costa
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