Soprattutto, hanno chiesto lo stop alle politiche ambientali comunitarie, a cominciare da quelle a favore dell’agroecologia e della conservazione della natura.
E allora vediamo di mettere ordine, per punti.
1. I FONDI “SEGRETI”
Anzitutto, i fondi. Oggetto degli attacchi anti-ambientali sono soprattutto i fondi relativi ai progetti Life, il programma dell’Unione europea dedicato a natura, ambiente e clima.
Il Life è un programma che va avanti dal 1992, ha finanziato oltre 5500 progetti in tutta Europa (messi in atto da Stati, regioni, province, comuni, associazioni, società, piccole aziende, scienziati, università) e ha letteralmente salvato gran parte della natura europea.
Specie, habitat, ecosistemi, corridoi ecologici, qualità dell’aria, economia circolare eccetera. Insomma, uno dei vanti europei, una di quelle cose di cui essere fieri.
Quanto alla “segretezza” dei fondi: non esiste qualcosa di più pubblico, monitorato, trasparente, rigorosamente rendicontato dello strumento Life. I progetti Life sono di una complicatezza e di una complessità uniche, con un monitoraggio costante e rendicontazioni rigorosissime, da fare spavento. Cosa c’entra la “segretezza”? Quale segretezza?
De Telegraaf fa inoltre riferimento a un progetto “occulto” di 700.000 euro affidato all’organizzazione europea EEB, con cui coordinare azioni a favore della Nature Restoration Law.
Si tratta di nient’altro che di un Operating Grant, una tipologia di progetto che la Commissione europea promuove da sempre a favore delle sue politiche e che viene sottoposta, anch’essa, a regolare e precisa rendicontazione.
Questi sarebbero i “fondi segreti” per la lobby verde.
2. LA LOBBY VERDE
E veniamo così alla seconda questione, che riguarda lo scopo dei finanziamenti, cioè il fatto che alcuni progetti siano finalizzati al sostegno alle politiche ambientali.
Domanda: ma un organismo (come l’Unione europea) che si fonda anche sulle politiche ambientali, che ne fa uno dei suoi stessi pilastri e vi destina strumenti progettuali e promozionali ad hoc, cosa dovrebbe fare se non chiedere sostegno alle politiche ambientali?
La Commissione europea ha, nelle politiche ambientali, una delle sue ragioni di fondo. E’ così dal 1970, da quando la CEE creò un’Unità per i Problemi Ambientali e il gruppo di lavoro presieduto da Altiero Spinelli, e poi (nel 1972) affermò la necessità di una politica ambientale comunitaria che regolasse l’economia.
“L’ambiente, la natura e la salute umana non siano danneggiate dallo sviluppo economico”.
Se allora l’ambiente è una delle ragioni esistenziali dell’Unione europea, e se le organizzazioni ambientaliste esistono proprio per promuovere le politiche ambientali, quale nonsenso è quello di chiedere che la Commissione europea non promuova la sua stessa missione ambientale, con i mezzi leciti e necessari, coinvolgendo le associazioni ambientaliste?
E quale nonsenso è contestare questa cosa oggi, a fronte della gravità delle crisi ecologiche in atto?
Le contestazioni anti-ambientali riguardano, altresì, il fatto che con tali finanziamenti si creerebbe una situazione di squilibrio. E’ un argomento che davvero non meriterebbe repliche, alla luce del mostruoso squilibrio di risorse che esiste tra i grandi gruppi dell’industria e le associazioni che difendono le api, i fiumi, gli uccelli, gli alberi, il cibo sano, l’aria…
Per intenderci: nel 2023, i lobbisti dell’industria presso la Ue hanno speso complessivamente 1,3 miliardi di euro per le attività di lobbying, laddove l’intero budget delle maggiori organizzazioni ambientaliste europee è di 45 milioni, dei quali solo una piccola parte è dedicata al lobbying.
1,3 miliardi contro qualche milione: questo è il rapporto.
Si consideri, inoltre, la distribuzione delle risorse europee. Il budget 2024 per l’Ue è stato di 189,3 miliardi di euro.
All’ambiente e al clima sono andati 4,2 miliardi.
Al programma Life sono andati 0,7 miliardi.
Al settore agricolo sono andati 53,8 miliardi.
3. CHI STA STRUMENTALIZZANDO LA VICENDA?
Chi sta cavalcando, strumentalizzando (per non dire di più) la vicenda?
La risposta è semplice: esattamente coloro che hanno osteggiato la Nature Restoration Law, le Strategia sulle Foreste, la riduzione dei pesticidi, le politiche contro gli allevamenti intensivi, le riforme per chiedere una Pac più amica della natura eccetera.
Questo è il punto vero della storia. Il discorso non riguarda un improvviso (ed evidentemente infondato) bisogno di trasparenza, da parte di gruppi detentori di uno spaventoso potere (economico, lobbistico, politico, di relazioni), ma la paura che le politiche ambientali proseguano e gli interessi collettivi danneggino quelli privati.
Il mondo vada pure in malora. I nostri interessi non si toccano.
4. TEMPISTICA DELL’ATTACCO
Di grande importanza è poi il momento dell’attacco. Perché l’attacco, così ben coordinato, arriva in questo momento?
Beh, per una ragione precisa: nelle scorse ore, al Parlamento Europeo, era in programma la prima discussione sul futuro dei fondi Life, che la coalizione anti-ambientale ha deciso di “uccidere”. Ecco il motivo della tempistica dell’iniziativa.
Il ragionamento è il seguente:
a) i fondi dei progetti Life sono vitali per le organizzazioni ambientaliste,
b) le organizzazioni ambientaliste sono vitali per le politiche ambientali europee (l’approvazione della Nature Restoration Law lo dimostra),
c) dunque, cancellare lo strumento Life significa cancellare o depotenziare le organizzazioni ambientaliste e di conseguenza la gran parte delle politiche ambientali.
E’ opportuno inoltre aggiungere un obiettivo più generale ma legato a doppio filo a tutto ciò: spostare la Commissione von der Leyen ancora più in là rispetto alle posizioni ecologiste della passata legislatura.
E’ in tal senso che va letto l’attacco specifico a Frans Timmermans, olandese (come il Telegraaph), il padre del Green Deal e dunque il nemico numero uno, ma vanno lette anche le dichiarazioni di Dirk Gotink, eurodeputato del PPE, olandese anch’egli, che ha dichiarato quanto segue: “Non muovo alcuna accusa verso il movimento ambientalista, che è ovviamente libero di fare le sue pressioni. Sto invece puntando le mie frecce sulla Commissione europea, la cui azione sembra un’interazione orchestrata tra la coalizione verde guidata da Timmermans e una maggioranza di sinistra nel Parlamento europeo”.
5. L’OSSERVATORIO EUROPEO SULLE LOBBIES
Una “piccola” curiosità viene dal Corporate Europe Observatory (CEO), organo di controllo delle lobby con sede a Bruxelles.
L’Osservatorio ha diffuso una nota a proposito di Monika Hohlmeier, l’eurodeputata del PPE – sostenuta dai conservatori di Ecr – che fa da relatrice dell’iniziativa sui (o contro i) fondi Life.
Hohlmeier è da tempo impegnata nell’azione per la cancellazione dei fondi alle associazioni e comunque affinché non siano usati per attività di sensibilizzazione politica e comunicazione.
Ebbene, il Corporate Europe Observatory fa sapere che “Monika Hohlmeier riceve ogni anno 75.000 euro da BayWa, la più grande società di prodotti agricoli in Germania e attiva in numerosi Paesi del mondo”. La quale BayWa “svolge anche attività di lobbying presso il Parlamento europeo” e “ha beneficiato di 6,5 milioni di euro nell’ambito del programma Life”.
Insomma: alle associazioni ambientaliste no, alle società di prodotti agricoli sì. I fondi della Pac, evidentemente, non sono ancora abbastanza.
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Queste, più o meno a caldo, le prime considerazioni, su un attacco violento e scomposto al quale le organizzazioni ambientaliste europee risponderanno a breve, verosimilmente riaffermando gli stessi concetti e forse dando ulteriori informazioni.
La vicenda farebbe sorridere se non facesse preoccupare, trattandosi di una nuova puntata dell’offensiva intrapresa da molti attori economici e politici contro la conversione ecologica delle nostre società.
La Restoration Law ha fatto da apripista e mostrato cosa potrà accadere, tra allarmi, accuse, fantasmi, fake news. “I siti della rete Natura 2000 sono terra di spaccio e prostituzione” (Pietro Fiocchi); “Gli alberi della Restoration Law cacceranno Babbo Natale da Rovaniemi” (Partito Popolare Europeo); “Gli ambientalisti odiano l’uomo e amano le paludi” (Ecr) e così via.
E’ solo l’inizio, il preludio.
La cosa può fare paura ma deve anche entusiasmarci, motivare ulteriormente la nostra azione, nella consapevolezza di quanto il cammino della transizione ecologica sarà difficile, di quante cose andranno cambiate e quanto tempo ci vorrà, ma anche del senso di giustizia ecologica e direi di bellezza che lo pervade.
Ne vale la pena.
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