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di Sergio Restelli

Chi controlla l’AI, controlla l’informazione, e chi controlla l’informazione, controlla il pensiero. L’episodio di DeepSeek R1 non è solo un problema tecnico, è un segnale di come l’IA possa essere usata come leva politica, perché chi controlla l’AI controlla l’informazione, e chi controlla l’informazione controlla il pensiero.

La vicenda di DeepSeek R1 e della censura sulle IA cinesi offre uno spaccato illuminante su come l’intelligenza artificiale possa essere plasmata da vincoli politici e ideologici. Non è solo una questione tecnologica, ma anche una finestra sulla natura del controllo dell’informazione in Cina. DeepSeek R1 e il perimetro della censura DeepSeek R1, sviluppato in Cina,è un modello linguistico avanzato che si inserisce nel panorama dell’intelligenza artificiale generativa.

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Funziona bene per molteplici compiti, competendo con strumenti occidentali come ChatGPT e Gemini, ma con un limite chiaro: la censura su argomenti sensibili per il governo cinese. Quando interrogato su temi come Piazza Tiananmen, Taiwan, le proteste di Hong Kong, la gestione della pandemia o il Dalai Lama, DeepSeek R1 evita di rispondere, devia l’argomento o propone una versione filtrata e conforme alla linea ufficiale del Partito Comunista Cinese (PCC).

In alcuni casi, il chatbot si limita a dire “Scusa, è al di là delle mie possibilità. Parliamo di altro”. Non è una sorpresa. Il documento tecnico della Commissione nazionale per gli standard di cybersicurezza, citato dal Guardian, esplicita i criteri secondo cui l’IA deve “rispettare i valori socialisti fondamentali”, non incitare alla sovversione del potere dello Stato né “danneggiare l’immagine del Paese”.

Questo significa che le IA sviluppate in Cina devono evitare qualsiasi contenuto che possa essere interpretato come una minaccia per la stabilità politica e sociale.

Il “blackout” su Tiananmen e altre proteste

Uno degli esempi più noti riguarda il massacro di Piazza Tiananmen del 4 giugno 1989, un evento di cui il governo cinese cerca da decenni di cancellare la memoria. Se si chiede a DeepSeek cosa sia successo, la risposta è un muro di silenzio. Lo stesso accade con eventi più recenti, come la misteriosa rimozione dell’ex presidente Hu Jintao dal congresso del Partito nel 2022, le proteste contro il lockdown zero-Covid, la Rivoluzione degli Ombrelli di Hong Kong nel 2014.

Le piattaforme occidentali, pur con alcune limitazioni, forniscono informazioni su questi eventi. ChatGPT descrive Tiananmen come un evento di protesta repressa nel sangue, e Taiwan come un Paese di fatto indipendente.

Gemini riconosce la complessità della questione, ma non evita il tema. DeepSeek, invece, segue una strategia di omissione o reinterpretazione conforme alla propaganda di Pechino.

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Uno degli argomenti più delicati per la Cina è Taiwan, che il PCC considera una “provincia ribelle” da riunificare, anche con la forza se necessario. La posizione di DeepSeek è perfettamente allineata con la narrativa ufficiale: Taiwan è sempre stata una parte inalienabile della Cina. Il principio di “un’unica Cina” è indiscutibile, qualsiasi tentativo di separare il Paese è destinato al fallimento.

Questa risposta si scontra con quelle di AI occidentali come ChatGPT e Gemini, che riconoscono Taiwan come una nazione indipendente de facto, con un governo autonomo e un sistema politico distinto da quello di Pechino.

La censura creativa: gli stratagemmi dei netizen cinesi

Di fronte alla rigidità della censura, gli utenti cinesi hanno trovato metodi alternativi per aggirarla. Usano caratteri speciali e numeri al posto delle lettere (es. “T4nk M4n” per “Tank Man”,il rivoltoso sconosciuto di Tiananmen) Leetspeak, un codice che trasforma le parole per eludere il riconoscimento automatico, eufemismi e riferimenti indiretti (ad esempio, chiamare le proteste di Tiananmen “quell’evento speciale”).

Questi metodi consentono di bypassare alcuni blocchi automatici, ma il rischio di censura e punizioni rimane alto.

La differenza tra censura cinese e limiti occidentali

Tutte le intelligenze artificiali hanno limiti e vincoli etici, ma la differenza è nell’approccio. In Cina, la censura è sistemica e governativa, con regole rigide che impediscono discussioni su determinati argomenti. In Occidente, AI come ChatGPT o Gemini evitano contenuti dannosi (hate speech, disinformazione), ma non vengono bloccate automaticamente dai governi su questioni politiche o storiche.

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IA come strumento di potere

DeepSeek R1 dimostra come l’intelligenza artificiale possa essere non solo un prodotto tecnologico, ma anche un’estensione del controllo statale. Mentre in Occidente si discute su come le AI possano diffondere fake news o influenzare le opinioni pubbliche, in Cina sono già uno strumento consolidato per modellare la percezione della realtà, allineandola alla narrativa ufficiale. L’episodio di DeepSeek R1 non è solo un problema tecnico, ma un segnale di come l’IA possa essere usata come leva politica.  Chi controlla l’AI, controlla l’informazione. E chi controlla l’informazione, controlla il pensiero.

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