La destra attacca le toghe: «Non ci faremo intimidire»

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«Giorgia Meloni si rassegni, i centri in Albania non funzionano e non funzioneranno, sono un clamoroso fallimento», tuona Elly Schlein, dopo la decisione della Corte d’appello di Roma sui migranti in Albania. «Aumentano a dismisura le risorse pubbliche sprecate a causa dell’ostinata volontà del governo di non rispettare le leggi e le sentenze europee. Chiederemo di avere il resoconto di tutti i costi sostenuti dallo Stato in questa missione. Secondo le nostre stime, siamo ormai a oltre un miliardo di euro che poteva essere investito per assumere infermieri e medici nei reparti svuotati della sanità pubblica».

La leader Pd evoca il «danno erariale», ma non trascura un altro nodo: «I diritti non possono essere modificati con stratagemmi come quello di spostare i giudizi dai tribunali per l’immigrazione alle Corti d’Appello, nel tentativo del governo di scegliersi i giudici».

DALLE OPPOSIZIONI È UN CORO unanime di critiche. Dal M5S dicono che «Errare è umano, perseverare è una prerogativa del governo Meloni». «Hanno spostato la competenza dai giudici di Tribunale “politicizzati e di sinistra” verso i giudici di Corte d’Appello, hanno riportato in Libia il ricercato Almasri con l’aereo di Stato e la bandiera italiana piegati al ricatto migratorio della Libia, ci hanno subissati di annunci vuoti utili solo alla propaganda di governo. L’unica costante sono i fallimenti del governo di FdI, Lega e FI che si ostinano a non voler rispettare la Costituzione e le regole europee».

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Per una volta, tutti d’accordo, da Sinistra italiana fino a Italia Viva, con Enrico Borghi che ricorda come prima di Natale,ad Atreju, la premier avesse scandito che i centri in Albania «Fun-zio-ne-ran-no». «Ma quel modello fa acqua da tutte le parti».

DA DESTRA IL CONTRATTACCO tarda un po’, ma poi arriva. Con le solite accuse: «Sconcerta la decisione dei giudici della Corte d’Appello di Roma di sospendere il trattenimento dei migranti trasferiti in Albania, vanificando l’iniziativa del governo Meloni volta a garantire una gestione più efficace dei flussi migratori», tuona il ministro ed ex capogruppo Tommaso Foti: « Siamo di fronte all’ennesima riaffermazione, di una parte della magistratura, di volere stabilire quali Paesi siano o meno sicuri, sostituendosi al decisore naturale che è invece il governo». In attesa della pronuncia della Corte di Giustizia dell’Ue sulla questione dei Paesi sicuri, dice Foti, «il governo proseguirà con determinazione nell’attuazione delle riforme promesse ai cittadini, nel pieno rispetto del mandato ricevuto dagli italiani».

Fonti di governo fanno trapelare «grande stupore» per la decisione dei magistrati. E il capogruppo Galeazzo Bignami attacca: «Il centrodestra non si lascerà intimidire» di fronte a «un atteggiamento di resistenza da parte di un pezzo della magistratura italiana nei confronti delle misure adottate per contrastare l’immigrazione irregolare». «Ancora una volta ci troviamo di fronte a una presa di posizione che sembra andare oltre l’ambito giuridico, assumendo una connotazione politica e ostacolando l’azione del governo». Il suo omologo Lucio Malan rincara: «Evidentemente alcuni tribunali considerano irrilevanti i principi fissati dalla Cassazione».

MA LE MINORANZE non arretrano. «Come qualsiasi persona di buonsenso avrebbe immaginato anche l’ennesima deportazione di migranti è finita in un nulla di fatto, in attesa della Corte Ue. Un finale già scritto», dice Nicola Fratoianni. «Ora Meloni non utilizzi anche questo episodio per fare la vittima e per accusare la magistratura. Devono smetterla di fuggire dalle loro responsabilità di fronte al Parlamento e al Paese».

«Il centro in Albania è una follia che va chiusa subito perché non funziona», gli fa eco Carlo Calenda. Matteo Orfini ieri era in Albania cpn una delegazione Pd guidata dalla capogruppo Chiara Braga. «Non poteva che andare così. Siamo stati con loro nel centro di detenzione tutto il giorno. Abbiamo ascoltato i loro racconti drammatici, la storia delle torture subite in Libia. Li abbiamo visti piangere, tremare. Il cosiddetto modello Albania non esiste, hanno dovuto affrontare udienze e procedure senza aver mai potuto parlare con un avvocato. È un modello che serve solo a negare il diritto d’asilo e quello alla difesa. Ora basta, davvero. Basta buttare risorse in questa pagliacciata».



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