Quella dell’aerosol è una «moda» tipicamente italiana, nata negli anni ’70. Secondo gli esperti, il dispositivo è utilizzato in modo improprio e senza alcuna evidenza scientifica. Sull’argomento torna anche l’infettivologo Matteo Bassetti
Nel momento del maggior «picco» influenzale, con 1 milione di casi in una settimana (colpiti soprattutto i bambini piccoli), è la domanda angosciata che torna ad affacciarsi nella mente di ogni genitore: ma l’aerosol serve o non serve? «No, non serve assolutamente a niente in queste situazioni», risponde Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, che in un reel pubblicato su Instagram ha rispolverato la questione.
«Quante volte abbiamo messo i nostri bambini davanti alla televisione attaccati al tubo per 10 minuti pensando di risolvere il loro problema? Eppure ci sono dei dati che ci dicono che l’aerosol, una pratica che piace tanto in Italia dagli anni ’70, non serve – dice l’infettivologo –. Si va a casa con l’apparecchio dell’aerosol comprato in farmacia e si pensa di risolvere i problemi perché con l’aerosol si pensa che i farmaci arrivino esattamente dove servono. Non è così: l’aerosol forse serve in qualche forma asmatica, forse serve in qualche forma di bronchiolite, ma non serve assolutamente nel raffreddore e nell’influenza. E soprattutto il cortisone funziona esattamente come la fisiologica: quindi se possiamo usare dell’acqua al posto del cortisone usiamo della fisiologica».
Bronchiolite, bronchite asmatica e laringite
Susanna Esposito, responsabile Tavolo Tecnico Malattie Infettive della Società Italiana di Pediatria (SIP), professoressa ordinaria di Pediatria all’Università di Parma, direttrice della Clinica Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Parma, sottolinea come in più della metà dei casi la terapia con aerosol non serva assolutamente a nulla. «Ha senso per la cura della bronchiolite, della bronchite asmatica e della laringite – spiega l’infettivologa -, al contrario non serve nella rinofaringite, nella faringo/tonsillite e nell’otite media acuta, i comuni malanni di stagione».
E aggiunge: «Se c’è eccesso di catarro nelle alte vie aeree l’unica pratica efficace sono i lavaggi nasali con una siringa riempita di soluzione fisiologica (10 ml per narice nei lattanti, 5 ml nei neonati), facendo passare il liquido da una narice all’altra: l’obiettivo è evitare la colonizzazione batterica nasale. In caso di bronchite asmatica, con broncospasmi ricorrenti, ovvero un restringimento dei bronchi che provoca grave difficoltà respiratoria, si può procedere con salbutamolo e corticosteroidi in aerosol, mentre per la bronchiolite – un’infezione virale delle ultime diramazioni bronchiali frequente nel primo anno di vita – si fanno cicli solo con la soluzione ipertonica. Nella laringite ipoglottica, con tosse “a foca”, si opta per l’aerosol con soluzione fisiologica e cortisone. È bene aggiungere che la scelta dei corticosteroidi va fatta dal pediatra, perché non tutti hanno la stessa efficacia».
Migliore assorbimento con il distanziatore
Come conferma Antonio Clavenna, responsabile del Laboratorio di Epidemiologia dell’Età Evolutiva, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, «nei disturbi delle alte vie respiratorie l’aerosol è sempre inappropriato perché inutile, non riduce i sintomi né i tempi di decorso della malattia. Per le afflizioni delle basse vie c’è evidenza scientifica dell’utilità della aerosolterapia, ma solo per alcune specifiche condizioni: il broncospasmo nei bambini piccoli, la fibrosi cistica ed eventualmente la prevenzione nel caso di broncospasmo frequente».
«Nel caso del broncospasmo (spesso associato a infezioni virali, in questo caso si parla di bronchite asmatica) è indicato il trattamento con salbutamolo, che può essere somministrato tramite aerosol (ma solo a partire dai 2 anni di età) o con inalatore applicato a un distanziatore, eventualmente con mascherina – aggiunge l’esperto-. Il distanziatore è uno strumento, non particolarmente diffuso in Italia, che facilita la somministrazione di spray predosati in pazienti non collaboranti (come i bambini piccoli): l’inalatore viene inserito in una delle due estremità del dispositivo, mentre l’altra è appoggiata alla bocca, volendo con l’aiuto di una mascherina anatomica; in questo modo il farmaco si diffonde e viene inalato dal paziente (la somministrazione è conclusa dopo 5 atti respiratori completi)».
Un «residuo» del passato
«Spesso i pediatri consigliano l’aerosolterapia perché in Italia siamo poco abituati all’uso del distanziatore – dice Clavenna -, ma quest’ultimo è più indicato per un corretto assorbimento del farmaco». La fibrosi cistica viene trattata con farmaci specifici tramite aerosol, in ospedale o a casa per la terapia di mantenimento. «Infine è stata dimostrata una modesta efficacia dell’aerosolterapia con cortisone come terapia preventiva nei bambini che hanno frequenti episodi di broncospasmo, ma anche in questo caso sarebbe meglio usare lo spray con distanziatore» aggiunge il farmacologo.
«Nei Paesi del Nord Europa l’aerosol si usa praticamente solo negli ospedali, le famiglie sono molto più abituate rispetto a quelle italiane all’uso del distanziatore. Da noi, fin dagli anni ’70, c’è la moda dell’aerosol, legata all’abuso di diversi tipi di farmaci, come i mucolitici per sciogliere le secrezioni e i cortisonici contro le infiammazioni. Nell’aerosolterapia quello che può funzionare, per i disturbi delle alte vie aeree, è il vapore acqueo che idrata le mucose e rende fluido il muco: niente di diverso dai vecchi suffumigi. Dunque quello che dico alle mamme è: se proprio volete usare l’aerosol metteteci la soluzione fisiologica, che può avere qualche utilità nel ridurre i disagi del bambino, anche se solo temporaneamente».
I rischi dei cortisonici
Per quanto riguarda i cortisonici «questi farmaci in aerosol sono poco assorbiti – spiega Clavenna -, ma nei bambini piccoli possono comunque dare qualche problema. Per esempio il mughetto in bocca (micosi dovuta alla Candida), perché il cortisone indebolisce il sistema immunitario, l’irritazione delle mucose della gola o delle mucose delle cavità nasali, con sanguinamenti o possibile peggioramento del raffreddore. Infine, non va dimenticato che i cortisonici per aerosol rappresentano una voce importante nella spesa sanitaria pubblica. Quindi è chiaro che con una maggiore appropriatezza nelle prescrizioni ci sarebbe anche un bel risparmio».
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