MASSA. Domenica mattina. Sono da poco passate le 11. Il lungomare di Marina di Massa è affollato come in un’assolata giornata di luglio. Ma è solo il 2 febbraio, le centinaia di passanti si stringono nei loro cappotti. Gli occhi di tutti sono puntati verso il mare, alla parte terminale del pontile decapitato dal gigante chiamato Guang Rong che nella notte di martedì vi si è schiantato contro in balia della burrasca.
La nave battente bandiera cipriota è una sagoma che si vede fin dalle strade più interne della frazione mentre ci si dirige verso il lungomare. Un colosso insabbiato che ha sfregiato un luogo particolarmente caro a chiunque risieda o sia un habitué di Marina di Massa. «Io l’avevo già vista una volta il giorno dopo il disastro – racconta Vittoria Vanacore, accompagnata dal compagno Federico Guidi di Montecatini – sono originaria di qua, ero dalla mia famiglia nei giorni scorsi. Vederlo con i miei occhi mi ha lasciato sconvolta: quella nave ha tolto davvero un pezzo di cuore ai massesi».
I turisti della tragedia
Nessuno riesce a distogliere lo sguardo. Nemmeno i residenti. Figurarsi coloro che da tutta la Toscana e anche dalle vicine Emilia Romagna e Liguria hanno deciso di mettersi in auto per vedere di persona il luogo del disastro. Le forze dell’ordine hanno recintato la piazza antistante il pontile, occupata solo dai vigili del fuoco e dai militari della guardia costiera impegnati anche di domenica a immergersi nelle acque intorno alla Guang Rong. Ma dalle grate della recinzione i clic delle macchine fotografiche e degli smartphone si susseguono senza sosta.
C’è chi è armato di obiettivi telescopici che sembrano appartenere più a paparazzi che a semplici curiosi. Altri invece, pur di una foto più ravvicinata di qualche metro, scelgono di avventurarsi sugli scogli che compongono i pennelli a mare: non a caso quelli a ridosso del pontile sono stati transennati. I più “amatoriali” infine approfittano dei passi a mare aperti per andare fin sulla battigia e scattarsi un selfie: coppie sorridenti con la Guang Rong sullo sfondo. Non sembra però che manchi la concezione di quanto accaduto: il sorriso dura solo il tempo di uno scatto, poi a fotocamera riposta gli sguardi si fanno preoccupati e scioccati. Non potrebbe essere altrimenti, perché «è una visione spiazzante – commenta Paolo Ceci, in spiaggia con moglie e amici – siamo venuti apposta da Parma. Avevamo letto la notizia su internet, ma vederla con i propri occhi è un’altra cosa. Noi qua a Marina di Massa veniamo da vent’anni, tutte le estati – racconta – ma visto l’accaduto quest’anno resta un punto interrogativo: se ci sarà ancora la nave, è probabile che non verremo. E purtroppo temo che non sarà cosa di poco conto rimuoverla da lì».
Tra gli assidui frequentatori della costa apuana ci sono gli storici villeggianti. «Con mia moglie ne abbiamo approfittato e, incuriositi, siamo passati a dare una sistemata alla nostra casa e a vedere di persona cosa è rimasto del pontile – racconta Massimo Pizzicori, di Prato – è veramente una disgrazia, l’unico aspetto positivo è che non ci sono stati morti. Ma per chi fa turismo è una mazzata. Mi aspetto che chi di dovere riconosca le giuste responsabilità».
«Come la Concordia»
Carla Calugi, di Montecatini, scatta una foto attraverso la recinzione intorno al pontile. «Aspetti che la invio a mia nipote: ora sta a Milano, ma questo era il suo pontile. Ogni volta che d’estate veniva nella nostra casa di Poveromo era il suo punto di ritrovo con gli amici. È una visione davvero tremenda – afferma, scuotendo il capo, insieme al marito – per noi Marina di Massa è come una seconda casa. Appena l’ho vista mi ha ricordato la Costa Concordia, mi sono venuti i brividi. Almeno non ci sono state vittime».
E, a proposito di Concordia, c’è chi anche allora fu presente alle operazioni post naufragio. «Con mio marito eravamo in vacanza al Giglio, fu impressionante. Qui è diverso – racconta Cristina Vergassola (nella foto tonda in alto), di Montignoso – ma la sentiamo sicuramente più sulla nostra pelle. Anche se – ammette – sta dando una visibilità a Marina che altrimenti di questi tempi sarebbe stata vuota».
Il “fuori stagione”
Intanto, mentre il fiume di curiosi invade il litorale, c’è chi si è rimboccato le maniche. A partire dai bar e dai ristoranti, tutti pieni in quello che si afferma come un inedito “fuori stagione”. «Facciamo il nostro lavoro, che è dare un servizio e fare accoglienza. Bisognerebbe farlo tutti piuttosto – spiega Laura Tognoni, la cui famiglia è titolare del bagno Nettuno (accanto al pontile sfregiato), mentre al bancone del bar è impegnata a servire i clienti in fila – fin dal giorno dopo l’incidente qui si è riversata una folla di turisti come solo d’estate siamo abituati a vedere. Certo, avremmo preferito che Marina di Massa venisse presa d’assalto per la sua bellezza e non per una nave che ha distrutto il pontile. Ma dobbiamo farci trovare pronti e dare un’immagine positiva della nostra città, anche in situazioni come questa».
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