PFAS in Valle di Susa: a che punto siamo?

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In vista dell’ennesima pubblica assemblea che Il Comitato Acqua SiCura ha convocato per il prossimo 6 febbraio, h 20,45 alla Sala Consiliare di Bussoleno (Via Traforo 62), proviamo a fare il punto circa la sempre più inquietante emergenza Pfas in Valle di Susa. “Basta rassicurazioni. Indagini subito!”! Ecco, appunto…

Il Report “Acque senza veleni” diffuso in data 22 gennaio 2025, a conclusione dell’indagine indipendente di Greenpeace, ha previsto l’analisi di 260 campioni prelevati in 235 comuni italiani per verificare lo stato della contaminazione da PFAS, e ha rilevato la presenza di 58 di queste pericolose molecole in ben 121 comuni (il 47% del campionamento).

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Com’è noto, le sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate (PFAS) sono un gruppo di sostanze chimiche artificiali ampiamente utilizzate in moltissime produzioni industriali e nell’edilizia, che nel corso del tempo si accumulano nell’organismo degli esseri umani e nell’ambiente. Non per niente, per la loro persistenza di tossicità, vengono comunemente definite «sostanze chimiche permanenti» o «inquinanti eterni», con effetti molto negativi sulla salute: danni al fegato, malattie della tiroide, alterazioni del sistema immunitario, obesità, problemi di fertilità e cancro. (https://www.eea.europa.eu/it/help/domande-frequenti/cosa-sono-i-pfas-e).

Il sopraccitato report di Greenpeace indica che le criticità maggiori si registrano al Centro – Nord e in Sardegna. Relativamente alla molecola PFOA (sostanza cancerogena denominata acido perfluoroottanoico) desta particolare preoccupazione il valore riscontrato a Bussoleno, in Valle di Susa (To): con 28,1 ng/l (nanogrammi per litro) è infatti il più altro a livello nazionale.

I limiti di quantificazione non dovrebbero superare i 0,15 microgrammi/litro per il parametro “PFAS – totale” (totalità delle sostanze per – e polifluoro alchiliche) e non superiori a 0,03 microgrammi/litro per quello “somma di PFAS” (sommatoria di 24 tipi diversi di PFAS). Per le singole sostanze tale limite dovrebbe essere non superiore a 0,0015 microgrammi/litro, con l’indicazione che dovrebbe essere ben inferiore per le molecole che destano maggiore preoccupazione dal punto di vista tossicologico, come per esempio i PFOA e i PFOS.

(https://www.arpa.fvg.it/temi/temi/analisi-ambientali-laboratorio/news/pubblicata-la-nuova-comunicazione-della-commissione-ue-sul-monitoraggio-dei-pfas-nelle-acque-destinate-al-consumo-umano/#:~:text=Per%20le%20singole%20sostanze%20tale,esempio%20i%20PFOA%20e%20i%20PFOS.).

I dati circa la presenza di PFAS nelle acque dei comuni valsusini sono noti già dal febbraio 2024 (https://www.greenpeace.org/static/planet4-italy-stateless/2024/02/6a3d346f-pfas_piemonte_def.pdf) sulla base dei monitoraggi effettuati dalla stessa SMAT nel corso del 2023, i cui risultati sono stati comunicati a Greenpeace nei termini riportati nella tabella di pag. 28 e segg. del Report “PFAS e acque potabili in Piemonte”, pubblicato appunto in data 8 Febbraio 2024. Alla medesima richiesta di accesso agli atti avanzata da Greenpeace ad ASL Torino e Regione Piemonte, queste ultime rispondevano di non aver effettuato nessuna analisi relativamente alla presenza di molecole PFAS nelle acque potabili.

Il prelievo SMAT, effettuato a Bussoleno l’11 aprile 2023, registrava valori uguali a zero nanogrammi/litro per la presenza di PFOA (cancerogeno), PFOS (acido perfluoroottansulfonico, possibile cancerogeno), cC6O4 (categoria di PFAS attualmente senza limiti ambientali a livello nazionale) e GenX (sostituto del PFOA a minore impatto ambientale). Sempre relativamente a Bussoleno, era stato invece rilevato un valore di somma di PFAS pari a 30 nanogrammi/litro.

Il preoccupante primato della somma di PFAS spettava al prelievo effettuato nel comune di Gravere (96 nanogrammi/litro) seguito da Chiomonte con una somma di PFAS pari a 82 nanogrammi/litro.

Relativamente all’acqua potabile del Comune di Bussoleno desta legittimi dubbi e perplessità la differenza di concentrazione di PFOA rilevata da SMAT nel 2023 rispetto a quella rilevata più recentemente da Greenpeace, nel corso dell’indagine indipendente condotta fra settembre e ottobre 2024. Mentre sul prelievo effettuato da SMAT non veniva rilevata alcuna presenza di PFOA, il campione prelevato da Greenpeace a poco più di un anno di distanza, otteneva il primato nazionale con 0,0281 microgrammi/litro (limite massimo per le singole molecole PFAS pari a 0,0015 microgrammi/litro).

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Cosa può essere successo nell’arco di tempo intercorso fra i due prelievi? Quali possono essere state le cause che hanno determinato un simile aumento? Qual è la fonte delle sostanze PFAS nelle acque distribuite dagli acquedotti della Valle di Susa?

Queste e altre domande hanno spinto alcuni cittadini della valle di Susa a costituire il Comitato Acqua SiCura, che da oltre un anno è attivo per ottenere informazioni attendibili e per proporre ai cittadini azioni di tutela della salute pubblica, che dovrebbero essere messe in atto da quelle istituzioni che hanno il mandato di salvaguardarla: Amministrazioni Comunali, Regione, Unione Montana, SMAT, ARPA, ATO3, ASL.

La pretesa dei cittadini di bere e utilizzare acqua sicura deve necessariamente passare attraverso un piano di monitoraggio capillare, costante e prolungato, che preveda il continuo coinvolgimento di organi istituzionali e di istituti o organizzazioni indipendenti (es. CNR). Questi devono impegnarsi nella ricerca, scevra da interessi di parte, delle fonti di tali sostanze e delle possibili soluzioni di mitigazione e bonifica.
Le analisi dovranno indagare ogni possibile fonte d’inquinamento, attraverso una ricognizione dell’intero territorio della Valle: discariche abusive, cantieri stradali, ferroviari, lavori propedeutici alle ‘grandi opere’, aree industriali dismesse, aree di stoccaggio di materiali di risulta, ecc.

Il comunicato SMAT del 27 gennaio 2025, nonostante i toni rassicuranti utilizzati per tentare di ridurre la “pressione mediatica sulla questione PFAS”, di fatto non tranquillizza nessuno, soprattutto laddove ribadisce, contrariamente ai dati di Greenpeace, che “nel 2024 non è stata riscontrata alcuna presenza di PFAS”! Maggiori certezze sono attese dai risultati dell’incarico che l’Unione Montana Valle Susa ha dichiarato di voler affidare, al CNR-IRSA (Istituto di Ricerca Sulle Acque), come confermato il 30 gennaio.

Nell’attesa che venga formalizzato quest’incarico, il Comitato Acqua SiCura e i cittadini della Valle di Susa sollecitano dati finalmente certi ed oggettivi, mantenendo alta l’attenzione contro possibili “mercanti di dubbi” (come vengono definiti nel libro Naomi Oreskes, Erik Conway, Mercanti di dubbi. Come un manipolo di scienziati ha nascosto la verità, dal fumo al riscaldamento globale, Edizioni Ambiente, 2019).

In attesa che venga attivato ogni possibile canale istituzionale di indagine per ottenere certezze sui dati di concentrazione delle molecole PFAS nelle acque potabili, Il Comitato Acqua SiCura invita i cittadini di Bussoleno a partecipare numerosissima alla Pubblica Assemblea dal titolo “Basta rassicurazioni. Indagini subito!”, che si terrà giovedì 6 marzo alle ore 20:45, presso la sala consiliare di Bussoleno.


 

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