I dazi di Trump contro Canada, Messico e Cina mirano anche a ridurre i decessi legati al fentanyl negli Stati Uniti. Ecco fatti e numeri sul traffico di questo potente oppioide sintetico
I dazi commerciali promessi a Canada, Messico e Cina dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump entreranno in vigore il 4 febbraio. Tra gli obiettivi anche quello di fermare l’ingresso del fentanyl nel Paese, l’oppioide sintetico che nel 2021 si stima sia stato coinvolto nel 67% dei 107.375 decessi avvenuti per overdose o avvelenamento da farmaci.
Se il Canada ha una limitata responsabilità nell’arrivo del fentanyl negli Stati Uniti, Cina e Messico erano già stati individuati come i principali responsabili dall’amministrazione Biden.
I DAZI DI TRUMP A CANADA, MESSICO E CINA
Sabato scorso Trump ha annunciato sul suo social media Truth l’entrata in vigore di dazi commerciali al 25% per le importazioni dal Messico e dal Canada (tranne che sull’energia di quest’ultimo al 10%) e di un ulteriore 10% per la Cina. “Questo è stato fatto attraverso l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) a causa della grave minaccia degli stranieri illegali [definiti ormai abitualmente illegal aliens, ndr] e delle droghe mortali che uccidono i nostri cittadini, tra cui il fentanyl”, ha scritto.
LE MORTI DA FENTANYL NEGLI USA SONO IN CALO
Secondo l’agenzia federale antidroga statunitense Drug Enforcement Administration (Dea), il 67% dei 107.375 decessi negli Stati Uniti per overdose o avvelenamento da farmaci nel 2021 era legato al fentanyl o a oppioidi simili. E solo in un anno, da aprile 2020 ad aprile 2021, ha ucciso più di 64.000 americani. Inoltre, stando all’agenzia, il fentanyl è legato al maggior numero di decessi di statunitensi sotto i 50 anni rispetto a qualsiasi altra causa e uno studio di Stanford-Lancet ha avvertito che il numero di morti per overdose da oppioidi negli Stati Uniti potrebbe salire a 1,2 milioni entro il 2029.
Una piaga contro cui l’ex presidente Joe Biden aveva già iniziato a combattere e che sta iniziando a dare i suoi risultati. Infatti, sia secondo la Dea che i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), i decessi per overdose in generale – e anche da fentanyl – stanno diminuendo. I dati dei Cdc indicano che negli Stati Uniti sono stati stimati 107.543 decessi per overdose di droga nel 2023, ovvero il 3% in meno rispetto ai 111.029 decessi stimati nel 2022. Inoltre, si tratta della prima diminuzione annuale dei decessi per overdose dal 2018.
Anche i decessi per overdose da oppioidi sono passati dagli 84.181 del 2022 agli 81.083 del 2023 e quelli per overdose da oppioidi sintetici (principalmente fentanyl), nel 2023, sono diminuiti rispetto al 2022, con quelli da cocaina e psicostimolanti (come la metanfetamina) che sono invece aumentati.
La Dea, sempre citando i Cdc, aggiunge che, anche da giugno 2023 a giugno 2024, gli Stati Uniti hanno registrato un calo del 14,5% dei decessi per overdose. Inoltre, per la prima volta dal 2021, la Dea ha osservato una diminuzione della potenza delle pillole di fentanyl. Gli ultimi test di laboratorio dell’agenzia hanno infatti indicato che 5 pillole su 10 testate nel 2024 contenevano una dose potenzialmente letale di fentanyl, contro le 7 pillole su 10 del 2023 e le 6 pillole su 10 del 2022.
COSA C’ENTRANO COL FENTANYL IL CANADA…
Trump ha incolpato delle morti da fentanyl negli Stati Uniti Canada, Messico e Cina. Il Canada, in realtà, nonostante il presidente Usa abbia affermato che subirà i dazi finché non “collaborerà con gli Stati Uniti contro i trafficanti di droga e per la sicurezza dei confini”, ha un ruolo limitato rispetto agli altri due Paesi, già individuati anche dal suo predecessore. Il primo ministro Justin Trudeau infatti ha respinto l’idea che il confine condiviso rappresenti un problema di sicurezza, affermando che meno dell’1% del fentanyl che entra negli Stati Uniti proviene dal Canada, così come meno dell’1% dei migranti illegali.
Sia il confine settentrionale che quello meridionale degli Stati Uniti hanno registrato sequestri di droga, ma le quantità al confine con il Canada sono notevolmente inferiori a quelle con il Messico. Tra l’ottobre 2023 e lo scorso settembre, al primo gli agenti di frontiera statunitensi hanno sequestrato 19,5 kg di fentanyl, mentre al secondo circa 9,6 tonnellate. Tuttavia, recenti rapporti delle agenzie di intelligence canadesi indicano che un numero crescente di gruppi di criminalità organizzata transnazionale produce droga nel Paese.
Anche secondo un ordine esecutivo firmato da Trump “si registra una crescente presenza di cartelli messicani che gestiscono laboratori di sintesi di fentanyl e nitazene in Canada”.
… IL MESSICO E LA CINA
Per quanto riguarda invece il Messico, la Casa Bianca ha dichiarato che “i cartelli sono responsabili del traffico di fentanyl, metanfetamina e altre droghe” e che “la Cina svolge un ruolo centrale nella crisi del fentanyl”. Già nel 2023 l’ex presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, aveva denunciato di avere le prove che carichi illegali del potente oppioide arrivavano dalla Cina nel suo Paese, da dove poi le bande di narcotrafficanti si occupavano di farlo arrivare negli Stati Uniti. Ora, l’attuale presidente Claudia Sheinbaum ha smentito qualsiasi “calunnia” da parte di Washington in merito ad “alleanze con organizzazioni criminali” e ha aggiunto che “se il governo degli Stati Uniti e le sue agenzie volessero affrontare il grave consumo di fentanyl nel loro Paese, potrebbero combattere la vendita di droga nelle strade delle loro principali città, cosa che non fanno, e il riciclaggio di denaro che questa attività illegale genera e che ha fatto così tanto male alla popolazione”.
La Cina, a cui Biden aveva chiesto di collaborare, aveva risposto che “non esiste un traffico illegale di fentanyl tra Cina e Messico” e che il diffuso consumo di fentanyl negli Stati Uniti è un problema “completamente made in Usa”. Adesso, il ministero degli Affari esteri ha affermato di aver preso parte a una “cooperazione contro gli stupefacenti con gli Stati Uniti”, riferendosi anche alla regolamentazione di droghe legate al fentanyl nel 2019.
Secondo il German Marshall Fund, infatti, per anni la Cina è stata la principale fonte di fentanyl al mondo, ma le cose sono cambiate quando nel 2019 ne ha vietato le esportazioni negli Stati Uniti e le aziende chimiche e di spedizione cinesi hanno iniziato a vendere i precursori per la produzione di fentanyl ai cartelli della droga messicani. Ma un’inchiesta di Reuters dello scorso ottobre ha rivelato come i commercianti cinesi di prodotti chimici utilizzassero l’esenzione dei dazi doganali prevista per prodotti dal valore inferiore a 800 dollari per far entrare di nascosto negli Stati Uniti carichi di precursori, trasportati poi nei laboratori di fentanyl del Messico.
Infine, nonostante la Cina abbia fatto qualche piccolo passo avanti, chiudendo alcuni siti web illegali e introducendo nuove restrizioni, molto, secondo l’Economist, resta ancora da fare perché anche se la Cina collaborasse, altri Paesi, come l’India, altro gigante dell’industria chimica, potrebbero prendere il suo posto oppure altre materie prime, non sottoposte a restrizioni, potrebbero sostituire i componenti utilizzati per il fentanyl.
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