successo di pubblico e tanti schiaffi alla gestione clientelare del potere

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L’ex deputato del M5s ha lanciato “Schierarsi”, l’associazione che potrebbe diventare soggetto per le prossime competizioni elettorali e che rappresenta un’opportunità di fare politica vera

Alessandro Di Battista ha lasciato il segno in Calabria ed ha delineato i contorni politico-ideali di “Schierarsi”, l’associazione che, lo ha detto con estrema sincerità, potrebbe diventare soggetto politico pronto anche per le prossime competizioni elettorali.

Tra Catanzaro e Corigliano-Rossano alcune centinaia di calabresi, nonostante il maltempo, hanno accolto con entusiasmo un leader la cui credibilità nasce innanzi tutto dall’aver rinunciato (merce rara!) a privilegi e incarichi di ogni tipo: da quello di ministro alla sicura rielezione al Parlamento italiano o a quello Ue. In un’Italia in cui si vende l’anima anche per mille euro al mese la coerenza di un giovane capace va riconosciuta anche al di là dell’adesione o meno ai suoi princìpi ispiratori.

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L’aggregazione di gente libera è un altro punto a suo vantaggio: non c’erano portatori di voti, né accozzaglie clientelari sorrette da interessi più o meno legittimi, né si è assistito a prove di forza neo-feudali sostenute dalla gestione spudorata del potere. Solo persone libere e desiderose di confrontarsi, peraltro in un contesto dialettico non appiattito e ricco di stimoli.

La Calabria ha bisogno, come gran parte del Paese, di movimenti caratterizzati dall’opportunità di fare politica vera, nell’accezione più nobile del termine, in cui prevalgano la qualità e la competenza e non l’asservita appartenenza. La logica spartitoria, in base alla quale un pezzettino della torta può essere riconosciuto a chiunque diventi un acritico affiliato, è l’altra faccia della medaglia del sistema massomafioso che ha devastato e continua a devastare il Mezzogiorno.

Di Battista attrae attenzione, e molto probabilmente consensi, perché è bravo (lo ha dimostrato anche in queste due tappe calabresi) e poi perché è credibile. Fatta questa doverosa premessa, c’è poi da calarsi nel vivo di una piattaforma politico-programmatica che in verità, fatti salvi alcuni capisaldi, è ancora in fase di definizione. Né con certa sinistra né con certa destra: questo è un punto fermo. Dove il confine, cementato da visioni arroganti di assalto alla cosa pubblica e da mangiatoie per le caste, diventa labile, non ha senso nascondersi dietro presunte bandiere di sinistra o di destra che non hanno alcun senso. Di Battista è stato chiaro, riallacciandosi idealmente alle radici del Movimento 5Stelle che, però, non ha mai voluto richiamare. Quella parentesi è chiusa, è il passato, tant’è che con tono molto amichevole si è anche fatta una sorta di conta di quanti hanno aderito a “Schierarsi” pur non provenendo dall’esperienza grillina (sono tanti!).

Vicinanza alla magistratura che difende la legalità e lotta contro i poteri criminali e le mafie, a tutela dei diritti costituzionali. Il 15 febbraio, a Roma, Di Battista sarà protagonista di un incontro pubblico con il magistrato siciliano Nino Di Matteo. Tema esplicito e non suscettibile di fantasiose interpretazioni: “Contro la mafia e la corruzione. Schierarsi dalla parte della legalità”.

Le priorità della politica interna sono state trattate con un approccio molto sensibile alle questioni sociali, tra disoccupazione e sottoccupazione, potere d’acquisto dei salari, diritti sociali negati, servizi pubblici da potenziare o addirittura ricostruire, ambientalismo maturo e non “inquinato” da interessi globali, vicinanza ai bisogni dei cittadini e delle famiglie, politica della casa, sistemi della sanità e dell’istruzione da monitorare costantemente a vantaggio dei più deboli.

Sui temi internazionali Di Battista ha avuto tanto da dire, dimostrando una non comune capacità di analisi che non sempre emerge tra i politici italiani ed europei. Il mondo si sta dividendo in due: da un lato gli Usa, con la nuova stagione di Trump, dall’altro i Brics, partendo da una Russia che è stata esclusa in modo assurdo e dannoso da un contesto europeo per schiacciarla su una dimensione asiatica e filo-cinese. Straordinaria attenzione per i diritti dei Palestinesi. Sguardo ai Grandi Paesi che crescono e contano: India, Brasile, Indonesia, Egitto… Un approccio molto intelligente, e senz’altro da approfondire, al dramma dell’immigrazione, suggerendo un solido collegamento con le forze politiche africane contrarie agli esodi di poveracci e concentrate sui temi dello sviluppo autoctono e anticolonialista: posizione, questa, assimilabile a quella di un meridionalismo finalmente consapevole e moderno.

Sul ruolo degli Usa di Trump mi riservo di valutare ulteriormente, anche perché Di Battista non è caduto nella trappola mediatica di certi finto-progressisti che un tempo inneggiavano a Elon Musk e ora lo considerano un neo-Satana! Occorrerà del resto comprendere se Trump, nel medio periodo, accetterà le logiche del multilateralismo, allontanandosi dalle visioni imperialiste e guerrafondaie di certi settori dei democratici a “stelle e strisce”.

Tanta carne al fuoco, diffuso entusiasmo, adesioni crescenti, voglia di partecipazione attiva. Uno schiaffo potente alla politica delle clientele, dei capi-bastone, delle corti di nani e ballerine che continuano a sguazzare infischiandosene delle troppe emergenze che rendono drammatica la vita delle maggioranze silenziose.

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