“La pace siamo noi”: strumenti e metodi per imparare a risolvere i conflitti

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La guerra si insegna, e la pace invece? Quali sono i modelli e i metodi per imparare a gestire i conflitti? Quali possono essere risolti in classe? Come possiamo scendere in campo in prima persona sia in Italia che all’estero? Il nuovo servizio di copertina di VITA La pace siamo noi parte da queste domande. Il nostro Paese è stato la patria di alcuni dei più grandi pedagogisti della pace, prima fra tutti Montessori, e poi don Lorenzo Milani, Loris Malaguzzi, Danilo Dolci, Mario Lodi. Eppure delle 40.321 scuole sul territorio sono solo circa 700 gli istituti dove si propongono attività assimilabili all’educazione alla pace. Ma se si impara da piccoli a gestire i conflitti è possibile che da grandi si sarà in grado di fermarsi a parlare prima di spianare il fucile. 

Il primo capitolo, curato dal giornalista Marcello Raimondi insieme al professore Emanuele Brignoli, è un viaggio nelle scuole di Pace e alla scoperta di programmi di educazione alla pace con un focus su cinque metodi: quello montessoriano; “Litigare bene” di Daniele Novara; quello sviluppato a Rondine Cittadella della Pace; la “Rete delle Scuole di Pace” e le proposte educative del “Centro studi Erickson”. Sempre nel primo capitolo anche l’intervista al filosofo Carlos Palma e alla vicedirettrice dell’Unesco, con delega all’educazione, Stefania Giannini. A chiudere i consigli di lettura per coltivare la pace con le opere consigliate per la scuola primaria, per la scuola secondaria di primo grado, per la secondaria di secondo grado e le opere consigliate per insegnanti e genitori.

Non solo a scuola. Lo abbiamo raccontato nel secondo capitolo che tutti “possiamo diventare costruttori di pace”, scendere in campo, in prima persona, sia in Italia che all’estero. Come? Con il progetto dei Caschi Bianchi, per esempio, nato dalla collaborazione tra l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, la Caritas Italiana e la Focsiv. «L’esperienza dei Caschi Bianchi all’estero ha questa finalità: intervenire in contesti di conflitto, sia temporanei che strutturali, per promuovere la cultura della pace», dice Laura Milani, responsabile del servizio civile della Papa Giovanni XXIII e presidente della Conferenza nazionale enti per il servizio civile Cnesc. E poi i progetti di cooperazione internazionale dedicati alla costruzione della pace, come l’esperienza dell’ong Un Ponte Per in Iraq, Tunisia, Libia e Libano. O ancora, sempre in Iraq, quella dell’ong Intersos che a Qayyarah, città nel governatorato di Ninive, lavora sulla reintegrazione delle famiglie percepite come affiliate all’Isis all’interno della comunità. In Repubblica Centrafricana l’organizzazione Coopi ha coinvolto 50mila giovani e li ha messi insieme per ripensare insieme a progetti di pace possibile e in Colombia Fondazione Cesvi porta avanti il progetto “Pace Buena”. Nella Swahili Coast l’ong WeWorld ha formato 130 attivisti, dai 18 ai 35 anni, per spiegargli quali sono le tecniche dell’ascolto attivo, quelle del dialogo e l’approccio collaborativo. Fondazione Avsi, invece, ha lavorato in Kenya nel campo profughi di Dadaab, uno dei più grandi del mondo, dove vivono oltre un milione di persone. Qui ha portato avanti progetti rivolti ai giovani, sia rifugiati sia appartenenti alla comunità ospitante. Anche l’associazione Don Bosco 2000 lavora sull’integrazione come strumento di pace. E Junior Achievement, la più vasta organizzazione non profit al mondo dedicata all’educazione imprenditoriale ed economica dei più giovani, è stata candidata per tre anni di fila, dal 2002 al 2004, al Premio Nobel per la Pace.

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Ma anche dall’Italia possiamo fare tanto: informarci, ricordare, partecipare. Arci, insieme a Sbilanciamoci! e l’ong Un Ponte Per, ha aperto il portale “Pace in Movimento”. Il sito raccoglie documenti, fotografie, video, articoli, audio e testimonianze sulla storia del pacifismo italiano. Le Acli, ogni anno, organizzano decine di progetti per dire no alla guerra. Come l’esperienza, nata nel 2011, “Per…corri la Pace”, promossa dalle Acli di Brescia: un viaggio in bicicletta e di corsa sulle strade d’Italia e d’Europa. Tanti i chilometri fatti e le città raggiunte. Ad esempio Sarajevo, a 20 anni dalla guerra nei Balcani, o Monaco di Baviera e il lager di Dachau. Nel nostro Paese è fortissima l’esperienze dello scautismo che promuove l’incontro tra i popoli: l’Agesci conta più di 180mila giovani iscritti. Possiamo diventare attivisti del Movimento europeo di azione nonviolenta – Mean, che finora ha attraversato, per 12 volte, il confine fra Polonia e Ucraina, ed è stato accolto dalla società civile e religiosa locale. Tra le realtà italiane che organizzano incontri, workshop, convegni per dire “no alla guerra” anche il Movimento Nonviolento Italiano; l’esperienza dei Fondazione Gaiwo — Gardens of the Righteous Worldwide con i Giardini dei Giusti; il Festival dei Cinema dei diritti umani di Napoli o il Centro Studi Sereno Regis.

Ma oggi quale pace interessa ai giovani? Ce lo siamo chiesti nel terzo capitolo e per rispondere abbiamo messo intorno a un tavolo undici ragazzi e ragazze, tra i 17 e i 27 anni che amano, scelgono, sbagliano, compiono i passi che conducono al mondo adulto oggi, in Italia, in un tempo che non possiamo che definire di guerra. Nella terza parte della cover story anche le interviste a quattro esperti: la filosofa Maura Gancitano; l’insegnante e scrittore Enrico Galiano; la formatrice Irene Facheris e il comunicatore Daniele Grassucci.

Giovedì 20 febbraio alle 19 da Avanzi Coworking (Via Andrea Maria Ampère, 61/A, 20131 Milano) è prevista la presentazione pubblica del numero.

Nel numero di VITA magazine di febbraio, nella sezione di Rewind, pubblichiamo la decima edizione dell’Italy Giving Report, uno speciale di 16 pagine per fare il punto sulle donazioni in Italia. Nel 2022, partendo dai dati dell’Agenzia delle entrate, VITA stima che le donazioni complessive siano state pari a 7,457 miliardi di euro, con un incremento del 9,83% sull’anno precedente. Una crescita che ora rischia di essere frenata dal calo dei donatori: nel 2024 sono scesi del 6,78%.

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