in Italia quasi 80.00 vittime

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Presentato lo studio di un modello ospedaliero per la diagnosi tempestiva

Secondo il« Global status report on preventing violence against children» dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del 2020, a livello mondiale, ogni anno un miliardo di bambini tra i 2 e i 17 anni è vittima di una forma di violenza (1 bambino su 2). Viene, inoltre, stimato che circa 3 bambini su 4 (300 milioni di bambini), tra i 2 e i 4 anni, sia regolarmente vittima di punizioni fisiche e/o maltrattamento fisico da parte di genitori o caregiver, che un terzo degli studenti di età compresa tra gli 11 ed i 15 anni sia stato bullizzato nel corso dell’ultimo mese, e che siano 120 milioni le bambine/ragazze che abbiano subito una qualche forma di coercizione sessuale prima dei 20 anni di età.

Da questa drammatica realtà, deriva che ogni anno, nel mondo, muoiono, in conseguenza ai maltrattamenti, 40.150 bambini di età compresa tra 0 e 17 anni (28.160 maschi e 11.990 femmine). In Europa si stima che almeno 55 milioni di bambini abbiano sperimentato una forma di maltrattamento durante la loro infanzia.

I dati della II Indagine sul maltrattamento di minori dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, realizzata da Terre des Hommes e CISMAI – Coordinamento Italiano dei Servizi contro il maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia, mettono in luce l’attuale e preoccupante dimensione del fenomeno della violenza sui bambini anche nel nostro Paese. In Italia sono quasi 401.766 i minori in carico ai servizi sociali e di questi 77.493 sono vittime di maltrattamento. 193 minorenni ogni 1000 in carico ai Servizi Sociali risultano essere maltrattati. Il maltrattamento richiede un’elevata specializzazione di tutti i soggetti coinvolti per essere intercettato e diagnosticato tempestivamente e i presidi ospedalieri svolgono sempre più un ruolo centrale ed indispensabile.

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Il contrasto

Tra le azioni urgenti da mettere in campo, Terre des Hommes propone un modello di centro ospedaliero per la diagnosi del maltrattamento infantile, che consentirebbe una risposta omogenea per la prevenzione e il contrasto della violenza sui minori. Lo studio è stato realizzato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova e vede l’Ospedale in prima linea per garantire una diagnosi tempestiva, formazione continua agli operatori e una collaborazione multidisciplinare volta a proteggere i minori dalla violenza.

Dagli anni ’90 l’Organizzazione Mondiale della Sanità invita i Paesi a riconoscere il maltrattamento quale problema di salute pubblica, ma in Italia ancora non abbiamo una risposta univoca.

Attualmente il maltrattamento è riconosciuto quale LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), tuttavia non esiste ancora in ogni Regione un presidio ospedaliero avanzato ed omogeneo, che possa contare su personale specializzato, linee guida e facilities necessari alla corretta diagnosi.

Lo studio analizza elementi di forza e debolezza di quattro centri ospedalieri italiani della Rete Ospedaliera per la Prevenzione del maltrattamento Infantile, promossa dalla Fondazione Terre des Hommes: l’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer IRCCS di Firenze, l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, l’Ospedale Santobono – AORN Santobono Pausillipon di Napoli e l’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Giovanni XXIII di Bari.

Dall’analisi dell’attitudine, conoscenza e gestione degli iter diagnostici e di cura dei casi di maltrattamento, da parte di operatori sanitari dei quattro ospedali e dal loro confronto con modelli internazionali, scaturisce la proposta di un modello ospedaliero unico ed attuabile in tutte le regioni.

La ricerca

La prima fase di ricerca ha messo, quindi, in luce la rappresentazione di come, a livello sanitario oggi, sia possibile far fronte alla patologia del maltrattamento sui minori. Dei 185 operatori intervistati, il 97,8% non ritiene che il maltrattamento debba essere di pertinenza esclusiva di psicologi e assistenti sociali e per il 91,9% lo riconosce un argomento di interesse medico. Il 57,6% dei medici e psicologi risulta non aver mai ricevuta una formazione specifica. Solo il 14% degli intervistati ha riconosciuto il maltrattamento, sospettandolo – correttamente – in un gruppo di situazioni presentate dalla survey, che lo costituivano e l’11% ha giustamente sospettato un maltrattamento quale possibile diagnosi differenziale, dinnanzi a sintomi e segni rilevabili nella pratica clinica. Rispetto alla conoscenza e relazione operativa con il team dedicato al maltrattamento, esistente nel proprio ospedale, la maggioranza ne era informato e nel 56,6% ha confermato di essersi rivolto ad esso.

Dallo studio è emerso che il maltrattamento deve trovare spazio in un servizio ospedaliero, che il pediatra deve svolgere il ruolo di referente/coordinatore delle unità dedicate e che è fondamentale la multidisciplinarietà delle figure di esperti coinvolti. Risulta, infine, evidente il ruolo centrale della Regione, cui è demandato di inquadrare il servizio ospedaliero dedicato al maltrattamento all’interno di una cornice programmatoria, per garantirne: identità, credibilità, risorse mirate nonché tariffe specifiche.





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