“L’inazione climatica costerà caro alle aziende”

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L’economia globale paga a caro prezzo la crisi climatica. Gli eventi meteorologici sempre più estremi e imprevedibili stanno ridisegnando il panorama finanziario e industriale, mettendo a rischio la sopravvivenza di interi settori. Eppure, la risposta collettiva a questa minaccia esistenziale rimane insufficiente.

L’argomento è analizzato all’interno dello studio “The cost of inaction: a Ceo guide to navigating climate risk” del World economic forum (Wef), che avverte: “La realtà ci dice che il costo dell’inazione potrebbe rivelarsi ben più alto degli investimenti necessari per adattarsi e mitigare i danni”. Ogni dollaro speso oggi per affrontare il cambiamento climatico, sostiene infatti il Wef, potrebbe ripagarsi di cinque o sei volte nel lungo periodo, evitando così “perdite irreparabili”. In sostanza: investire per difendersi dalla crisi climatica conviene, e di molto, anche in termini economici. 

Imprese: i rischi crescenti della crisi climatica

I rischi legati alla crisi climatica stanno diventando una variabile sempre più concreta, e più passa il tempo più mettono a rischio l’intero valore dell’impresa, mentre le opportunità si riducono. Se il mondo continua lungo l’attuale traiettoria – con il business as usual -, le aziende si troveranno a fronteggiare non solo un rallentamento della crescita economica globale, ma anche danni diretti alle loro infrastrutture e catene di approvvigionamento.

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Per chi non è preparato, queste minacce potrebbero tradursi in perdite tra il 5% e il 25% del Margine operativo lordo (un indicatore di redditività, utilizzato sia per valutare i flussi di cassa delle imprese sia lo stato di salute dei conti) entro il 2050, con i settori più dipendenti dalle infrastrutture tra i più esposti. Gli effetti a cascata di queste perdite non si limiteranno al mondo aziendale: comunità intere vedranno il proprio tessuto economico sfaldarsi, con ripercussioni su lavoro, redditi e costo della vita.

La decarbonizzazione è un’opportunità

Il Wef sottolinea, inoltre, che più passa il tempo e più a quelli per la catena del valore si affiancano i rischi di transizione. Dopo un decennio di progressi, tangibili ma insufficienti, l’azione climatica sta incontrando una resistenza crescente. L’incertezza politica e la pressione di alcuni gruppi industriali hanno rallentato il passo della decarbonizzazione, alimentando dubbi sul futuro delle politiche ambientali. Ma scommettere sulla permanenza dello status quo è una strategia pericolosa, rileva lo studio: man mano che la crisi climatica erode risorse e ricchezze, le aziende che non si adeguano rischiano di subire costi imprevedibili. Misure come la carbon tax potrebbero vanificare fino al 50% del Margine operativo lordo nei settori più inquinanti, mentre la rapida dismissione dei combustibili fossili renderà obsoleti interi modelli di business. All’interno di questo contesto, i mercati finanziari, sempre più sensibili ai rischi a lungo termine, potrebbero iniziare a penalizzare le aziende più esposte ben prima che queste si trovino di fronte al conto finale.

L’inerzia aziendale ha dunque un prezzo duplice e la narrazione secondo cui la transizione ecologica è solo un costo da sostenere non regge più. I dati dimostrano infatti che gli investimenti in adattamento e resilienza possono generare ritorni straordinari, con benefici economici compresi tra 2 e 19 dollari per ogni dollaro speso. La decarbonizzazione, se gestita con lungimiranza, può rivelarsi economicamente vantaggiosa, soprattutto per chi si muove per primo. Oltre a proteggere le proprie attività, le aziende che scelgono di investire nella transizione climatica si posizionano in prima linea per cogliere le opportunità di un mondo che sta cambiando rapidamente.

Serve una visione di lungo termine

Affrontare la crisi climatica significa ripensare il modo in cui le imprese gestiscono il rischio e le proprie strategie. Il riscaldamento globale non è un fenomeno lineare o prevedibile, ma i suoi impatti possono essere devastanti. Molte aziende ne sono consapevoli, sostiene il Wef, ma poche sono realmente preparate ad affrontarlo. La gestione del rischio climatico deve diventare parte integrante della strategia aziendale, influenzando decisioni finanziarie e operative a ogni livello.

Le strategie di transizione e resilienza devono poggiare su un’analisi quantitativa rigorosa, capace di valutare i rischi e le opportunità in un ventaglio di possibili futuri. E gli investimenti devono essere allineati a questa visione, bilanciando la ricerca di profitti a breve termine con la necessità di garantire stabilità e competitività nel lungo periodo. Ma, soprattutto, la consapevolezza del rischio climatico deve diventare parte integrante della cultura aziendale, coinvolgendo ogni livello dell’organizzazione.

La crisi climatica non è più un problema del futuro” conclude lo studio. “È qui, ora, e sta già ridisegnando l’economia globale. Le aziende che scelgono di prepararsi oggi saranno quelle che prospereranno domani. Quelle che ignorano la realtà potrebbero scoprire troppo tardi che il costo dell’inazione è il più alto di tutti”.

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Copertina: Unsplash



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