Con la rottamazione si può essere assolti dall’evasione fiscale?

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La Cassazione ha stabilito che chi aderisce alla rottamazione delle cartelle esattoriali può essere assolto dal reato di evasione fiscale, valutando la tenuità del fatto e il pagamento del debito. Scopri in quali casi si applica.

I recenti provvedimenti adottati dagli ultimi governi in tema di pace fiscale e sanatoria dei debiti con l’erario hanno fatto emergere una questione piuttosto interessante: con la rottamazione si può essere assolti dal reato di evasione fiscale?

La sentenza della Corte di Cassazione n. 4145 del 31 gennaio 2025 ha chiarito che, in alcuni casi, l’adesione a misure di definizione agevolata del debito tributario può portare all’assoluzione, grazie all’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale che prevede l’assoluzione per “particolare tenuità del fatto”. Ma quali sono le condizioni affinché ciò avvenga? Esaminiamo nel dettaglio la questione.

Rottamazione e reati fiscali

Il giudice non può negare la non punibilità di un reato tributario, per la particolare tenuità del fatto basandosi soltanto sull’importo non irrisorio della somma evasa. Occorre valutare, infatti, anche il pagamento effettuato dall’interessato così come previsto dalla nuova norma introdotta dalla riforma delle sanzioni che conferisce specifica rilevanza all’integrale adempimento.

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La Suprema Corte, con la sentenza citata, ha accolto il ricorso di un contribuente accusato di evasione fiscale ma che aveva successivamente aderito alla rottamazione delle cartelle esattoriali. Il giudice di merito aveva negato l’applicazione della particolare tenuità del fatto ritenendo l’importo evaso comunque elevato, senza però considerare la documentazione difensiva che dimostrava il pagamento parziale o totale del debito.

In base al Decreto Legislativo n. 150/2022, il comportamento successivo al reato deve essere valutato ai fini della sussistenza dell’esimente della particolare tenuità del fatto, specialmente in relazione all’entità del danno arrecato all’Erario.

Quando la rottamazione può portare all’assoluzione?

Secondo la Cassazione, il pagamento del debito tramite rottamazione o rateizzazione può essere considerato un elemento rilevante nel giudizio sulla gravità dell’offesa. In particolare, il giudice deve valutare:

  • l’entità dello scostamento dell’imposta evasa rispetto al valore soglia stabilito per la punibilità;
  • l’avvenuto adempimento dell’obbligo di pagamento secondo il piano di rateizzazione concordato con l’Agenzia delle Entrate;
  • l’importo residuo del debito, se in fase di estinzione tramite rateizzazione;
  • la situazione di crisi dell’impresa, se riconducibile alla normativa sul codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.

Questi parametri sono indicati nell’art. 13 del D. Lgs. 74/2000, il quale prevede che il giudice possa ritenere non punibile il contribuente che, pur avendo evaso le imposte, abbia successivamente regolarizzato la propria posizione.

  • In base a questa nuova disposizione, per la non punibilità per particolare tenuità del fatto, il giudice valuta, in modo prevalente, uno o più dei seguenti indici:
  • entità dello scostamento dell’imposta evasa rispetto alla soglia di punibilità;
  • avvenuto adempimento integrale dell’obbligo di pagamento secondo il piano di rateizzazione concordato con l’amministrazione;
  • entità del debito tributario residuo, quando sia in fase di estinzione mediante rateizzazione;
  • situazione di crisi (articolo 2 del Codice della crisi d’impresa) .

Esempi pratici: quando si può essere assolti?

Caso 1: Assoluzione per pagamento totale del debito

Marco, titolare di un’azienda, viene accusato di evasione per un importo di 100.000 euro. Successivamente aderisce alla rottamazione e paga l’intera somma dovuta. Il giudice, valutando la sua condotta successiva, può ritenere il fatto di particolare tenuità e disporre l’assoluzione.

Caso 2: Rateizzazione e riduzione del danno

Giovanni ha un debito fiscale di 150.000 euro, ma dimostra di aver già versato il 70% dell’importo grazie alla rateizzazione concordata con l’Agenzia delle Entrate. In questo caso, il giudice potrebbe considerare la sua condotta meritevole di una riduzione della pena o addirittura dell’assoluzione.

Caso 3: Situazione di crisi aziendale

Un imprenditore viene perseguito per evasione fiscale, ma riesce a dimostrare che la sua azienda si trova in una situazione di crisi documentata, rientrante nel Codice della Crisi d’Impresa. In tal caso, il giudice può valutare la tenuità del fatto e decidere per la non punibilità.

Cosa succede se il debito non viene pagato?

Se il contribuente non ha mai provveduto al pagamento, né in un’unica soluzione né tramite rateizzazione, non potrà beneficiare della tenuità del fatto. Il mancato adempimento del debito rimane un fattore determinante per l’accusa di evasione fiscale, e il contribuente rischia una condanna penale.

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Conclusione: la rottamazione può salvare dall’accusa di evasione?

La recente pronuncia della Cassazione ha chiarito che il pagamento del debito, anche se avvenuto in un momento successivo alla commissione del reato, può influire positivamente sulla valutazione della gravità dell’evasione fiscale. Se il contribuente dimostra di aver ridotto o eliminato il danno arrecato all’Erario tramite rottamazione o rateizzazione, il giudice può riconoscere la particolare tenuità del fatto e assolverlo. Tuttavia, ogni caso va valutato singolarmente e dipende dalle specifiche circostanze.



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