Prato, chiusa l’inchiesta sull’alluvione 2023 resta la vera emergenza: gli investimenti in prevenzione

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Si è chiusa l’inchiesta condotta dalla procura di Prato sull’alluvione che sconvolse l’area tra il 2 e il 3 novembre del 2023, a causa della tremenda alluvione che ha lasciato sul terreno della Toscana 8 morti e danni per 2,7 miliardi di euro. In totale sono 15 gli indagati, che dovranno attraversare ora i vari gradi di giudizio.

A Prato spiccano i nomi dell’ex sindaco Matteo Biffoni, del suo vice Simone Faggi, dell’assessore all’Urbanistica Valerio Barberis e di vari dirigenti; anche a Montemurlo risultano sotto inchiesta il sindaco e presidente della Provincia pratese – Simone Calamai –, l’assessora alla Protezione civile (Valentina Vespi) e altri dirigenti comunali, insieme ad altri di Autostrade e a quelli (verso il direttore generale e un funzionario) del Consorzio di bonifica del Medio Valdarno.

Le accuse più gravi mosse dalla procura sono quelle di omicidio e disastro colposo per i due sindaci, ma a tutti si contesta di non aver fatto il possibile per evitare la tragedia: omissioni sui controlli del manto stradale, mappe dei rischi idraulici non aggiornate, piani di protezione civile idem, mancati avvisi d’evacuazione tramite megafono.

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Tutti elementi che saranno posti al vaglio dell’iter giudiziario, con l’auspicio che possa essere celere. «Non entro nel merito, quello lo farò nei luoghi deputati – commenta intanto Biffoni (nella foto, ndr) – Quello che voglio ribadire è il massimo sforzo possibile, continuo, senza sosta, con un impegno costante nella gestione delle emergenze e in generale sul piano di protezione civile: lo sapete bene cosa sono stati quei giorni… 155 mm di acqua venuti giù in 4 ore. Una tragedia che ha colpito la nostra città con una violenza imprevedibile, in zone mai colpite prima da fenomeni del genere. Fatemi ringraziare ancora una volta tutti. I colleghi di giunta, i sindaci della provincia, tutto il sistema di Protezione civile. Con l’impegno, il cuore e l’anima che ci abbiamo messo sempre per la nostra comunità, per il nostro territorio».

Anche dall’attuale presidente del Consorzio di bonifica del Medio Valdarno in carica dal dicembre scorso, Paolo Masetti, arriva «piena fiducia nell’operato del direttore e dei tecnici del Consorzio, che tanto si sono spesi all’indomani dell’evento mettendosi a disposizione e collaborando con la Regione e gli enti locali. Abbiamo piena fiducia nel lavoro della magistratura e siamo certi che alla fine saremo chiamati estranei anche a questo tipo di contestazione, a nostro avviso più formale che altro, che vede coinvolto l’Ente».

Per “formalità” ora però per gli indagati, come troppo spesso succede in questi casi, si aprirà una lunga fase di dolorosa attesa e probabile inagibilità politica. Pagando responsabilità che, di fatto, vanno ben oltre i singoli confini amministrativi dei Comuni di Prato o Montemurlo: da una parte la crisi climatica in corso – che rende sempre più intensi e probabili gli eventi meteo estremi, cresciuti in Italia del +485% dal 2015 –, dall’altra la continua crescita del consumo di suolo, anche in aree toscane a rischio frana.

Individuare le eventuali colpe nella gestione emergenziale dell’alluvione è certamente necessario, ma ancora di più lo sarebbe affrontarne finalmente le cause, da una parte mitigando la crisi climatica (ovvero tagliando le emissioni di gas serra, grazie allo sviluppo di fonti rinnovabili ed efficienza energetica), dall’altra investendo sulla resilienza dei territori.

Basti osservare che per fare davvero i conti con l’acqua – in base alle stime elaborate dalla Fondazione Earth and water agenda (Ewa) – servirebbero 10 mld di euro aggiuntivi l’anno, a fronte dei 7 che il sistema-Paese finora riesce a stanziare. Volendo limitare il conto ai soli investimenti incentrati sulla lotta al dissesto idrogeologico, si scende comunque a 38,5 miliardi di euro complessivi in un decennio (in linea con gli investimenti stimati già nel 2019 per realizzare gli 11mila cantieri messi in fila dalla struttura di missione “Italiasicura”, che ha lavorato coi Governi Renzi e Gentiloni).

Risorse che il Governo Meloni non pare affatto intenzionato a livello nazionale e neanche toscano, dove in risposta all’alluvione del 2023 – subito catalogata come emergenza nazionale – la Regione ha predisposto un piano d’interventi da 1,1 miliardi di euro per dare i cittadini della Toscana un livello di sicurezza adeguato ai nuovi eventi meteo estremi. Risorse delle quali ancora oggi non c’è alcun tipo di riscontro.



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