Costruire una “Europa di difesa” per raggiungere stabilità, pace e prosperità nel vecchio continente

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L’Ue si è destata dal proprio torpore. E per la prima volta i leader europei sono andati ‘in ritiro’ per affrontare in maniera coordinata e concreta il tema della difesa, oggi cruciale più che mai, e per cui è necessaria un’azione forte per evitare che i conflitti, per ora esterni ai confini, possano permeare all’interno del territorio e demolire quanto costruito in più di settanta anni di storia condivisa.

È tempo di comprendere che per assicurare pace, stabilità e armonia occorre intervenire attraverso una serie di politiche di difesa e di sicurezza che rendano i cittadini europei sicuri dentro casa loro. Ma anche fuori. Ed è anche tempo di capire che l’Unione europea è un soggetto estremamente rilevante e influente politicamente, che se saprà azzeccare le mosse giuste potrebbe essere in grado di smuovere qualcosa, inserendosi non solo in processi di decision-making, ma anche in quelli di peace-building a livello globale.

Al termine della riunione di ieri, lunedì 3 febbraio, dunque, i Ventisette hanno ribadito il desiderio di promuovere una difesa comune, oltre ad evidenziare un comune interesse di aumentare la spesa nel settore della difesa e di rafforzare la cooperazione, dentro e fuori l’Unione.

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Le dichiarazioni prima del vertice

Prima dell’inizio dei lavori sono state diverse le dichiarazioni rilasciate dai vari attori coinvolti.

“Non c’è mai stato un momento più urgente per tenere un vertice in cui discutere di difesa. Se c’è un messaggio molto chiaro che i nostri elettori ci hanno dato a giugno è che vogliono che investiamo di più nella sicurezza. I nostri elettori vogliono sentirsi più sicuri, e questo significa che spingeremo per più investimenti, più produzione e più cooperazione. Abbiamo fatto molto, ma chiaramente dobbiamo fare molto di più”, ha sottolineato il Presidente del Parlamento Roberto Metsola.

Anche il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha ribadito: “Dobbiamo aumentare la spesa e la produzione per la difesa, il nuovo impegno sarà notevolmente superiore al 2%. Il livello esatto di spesa per la difesa lo decideremo più avanti quest’anno in base agli obiettivi di capacità. Stiamo ora valutando i divari per ciascuno degli alleati tra dove siamo e dove dovremmo essere. E in base a questo, gli obiettivi di capacità saranno basati su questo”.

Mentre dopo il meeting Antonio Costa ha confermato che: “Occorre lavorare meglio, in maniera più forte e più veloce. Insieme”.

I punti chiave: crescita della capacità di difesa, finanziamenti e partnership

Nelle dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio Europeo, e pubblicate sul sito ufficiale, si evincono alcuni punti chiave su cui si è focalizzata l’attenzione del dibattito. Questi riguardano in particolare la capacità di difesa Ue, il tema dei finanziamenti e le partnership esterne.

Relativamente al primo punto, dall’incontro di d’Egmont è emersa una verità su cui tutti concordano, ovvero che per assicurare la pace nel continente occorre costruire una cosiddetta “Europe of defense”, ovvero una “Europa di difesa”, che sappia proteggere i propri cittadini e che sia in grado di divenire un attore autorevole in grado di incidere nei processi di risoluzione delle crisi.

Altra tematica calda è stata poi quella dei finanziamenti. Stando a quanto riportato dallo stesso Presidente Costa, gli Stati membri hanno fatto un grande lavoro a livello nazionale, tanto che la spesa per la difesa è cresciuta di circa il 30% dal 2021 ad oggi. Ebbene, occorre continuare in questa direzione, anche e soprattutto puntando a maggiori investimenti nel settore sia pubblici che privati. I leader hanno tra l’altro convenuto sul fatto che investire nella industria di difesa europea non rappresenta solo un importante passo verso la pace, ma anche un’azione decisiva per contribuire a far crescere la competitività del continente.

Infine, sul versante partenariati, prima di tutto, è stata ribadita l’importanza di una relazione sempre più intensa da proseguire con la NATO, che rappresenta la chiave per assicurare la sicurezza transatlantica. Segno evidente di ciò è stata la partecipazione del segretario Rutte al pranzo dei 27, nel corso del quale si è altresì ribadito che tra le due organizzazioni vi è un legame solido e dalle radici profonde, che continuerà in futuro e che permetterà di continuare a dialogare per trovare soluzioni comuni, senza mai scendere a compromessi e sacrificare gli interessi dell’una o dell’altra parte.

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Altro partner naturale dell’Unione europea è la Gran Bretagna, anch’essa presente con Starmer, al quale è stato riservato un posto alla cena di chiusura. L’incontro di ieri ha confermato che c’è una nuova energia positiva nella relazione con il paese britannico, con cui si può lavorare in maniera coordinata-anche-in termini di difesa così da porsi dinanzi alle sfide globali quale fronte unico.

In conclusione, dunque, appare chiaro che il vertice in Belgio, storicamente rilevante per essere il primo ad affrontare in maniera coesa e a 360 gradi il tema della difesa in Europa, abbia portato alla luce alcuni dei punti chiave per realizzare una vera e solida politica di difesa europea. Per rendere veramente l’Europa una Europa di difesa, che sappia non solo ipotizzare le scelte più opportune da prendere, ma che abbia la capacità di realizzarle per dare una svolta decisiva non solo nell’agenda europea, ma nella realtà concreta.




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