Assalto ultrà al treno dei tifosi veneziani: danni per migliaia di euro, il nodo dei risarcimenti

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Dopo la liberazione di sette degli otto ultrà fermati sabato sera a Basiliano per l’assalto al treno dei tifosi veneziani, restano gli interrogativi su chi dovrà farsi carico dei danni materiali causati al convoglio di Trenitalia.

L’avvocato che ha dato assistenza ai sette scarcerati (sei austriaci di Salisburgo e un italo-albanese), Giovanni Adami, ha già escluso un loro coinvolgimento diretto, ipotizzando un interessamento degli altri protagonisti dell’assalto.

La Digos di Udine è al lavoro per identificarli e nelle prossime settimane questa attività potrebbe giungere a conclusione, con nuovi Daspo e nuove accuse per le violenze viste sabato sera.

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Treno semi distrutto

L’agguato dei tifosi di Udinese e Salisburgo al treno di Trenitalia partito da Udine e diretto a Venezia ha causato danni ingenti al convoglio. Non solo sono state distrutte diverse vetrate, sia delle porte sia dei finestrini nei vagoni con a bordo i circa 270 sostenitori del Venezia, ma ci sono stati danni anche all’arredo interno. Senza contare le chiazze di sangue disseminate sulle pareti, segno tangibile della violenza andata in scena nella serata di sabato 1 febbraio.

Uno dei punti d'accesso ai binari ferroviari a Basiliano ©Foto Petrussi

Il treno ora si trova in un deposito di Trieste pronto per essere trasferito in un’officina ed essere sottoposto alle riparazioni del caso. «I danni ammontano a qualche migliaia di euro, quelli materiali. La quantificazione è ancora in corso», ha chiarito Trenitalia, precisando che a questi dovranno essere aggiunti i danni economici per i disagi patiti dai passeggeri.

Cinture abbandonate in un water del treno dopo gli scontri a Basiliano

Cinture abbandonate in un water del treno dopo gli scontri a Basiliano

«A causa dell’interruzione della circolazione ci sono stati rimborsi chiesti dai viaggiatori – ha chiarito ancora l’ex Gruppo Fs – oltre al fatto che è stato necessario far intervenire un altro convoglio per il trasbordo dei passeggeri della domenica che nulla avevano a che vedere con la partita tra Udinese e Venezia».

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Come ha precisato Adami subito dopo la direttissima di lunedì in tribunale, le persone che hanno patteggiato e che sono state scarcerate non saranno coinvolte nella richiesta di risarcimento: «Nel momento in cui sono usciti dalla fase processuale, con una sospensione condizionale della pena – è stato il suo commento – sarà difficile chiedergli di pagare per l’ispettore di polizia rimasta ferita o per i danni patiti dalle Ferrovie dello Stato. Di sicuro saranno chiamati a rispondere di questo, sotto il profilo economico, le altre persone individuate tramite le indagini, visto che gli accertamenti proseguono».

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Adami è sembrato poi voler lanciare un messaggio al mondo ultrà, che lui conosce molto bene: «Questi processi si affrontano mettendo mano al portafoglio, facendo una colletta: di certo non deve rimetterci la comunità».

Le indagini vanno avanti

La Digos è al lavoro per identificare gli altri componenti della spedizione punitiva organizzata dagli ultrà di Udinese e Salisburgo alla stazione di Basiliano. Nel giorno in cui friulani e austriaci festeggiavano i venticinque anni del loro gemellaggio, in una cinquantina hanno deciso di spostarsi a pochi chilometri da Udine per attendere il treno con i sostenitori rivali del Venezia e fargliela pagare per l’aggressione subita nella città lagunare dopo la partita di andata. Per ora non ci sono indicazioni precise, ma è ipotizzabile che i Daspo e le denunce per i protagonisti dell’assalto possano essere pià d’una.

Sede ultrà nel mirino

Il Sindacato italiano unitario lavoratori polizia (Siulp), attraverso il suo segretario provinciale di Udine, Donato Carrozzo, ha lanciato il tema della pericolosità dei luoghi di ritrovo degli ultrà: «Perché un locale aperto al pubblico, frequentato da pregiudicati può essere chiuso ai sensi del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza con un atto del questore e la sede di un gruppo del tifo organizzato no?».

Nel mirino del Siulp finisce la sede del tifo bianconere nel quartiere dei Rizzi: «La responsabilità non sempre deve ricadere sulle società sportive, se gli artefici dei disordini sono i gruppi del tifo organizzato – ha aggiunto Carrozzo – dovrebbero essere questi ultimi ad essere colpiti. Vi è la necessità di cambiare l’approccio per contrastare il fenomeno della violenza nel contesto di manifestazioni sportive, ovvero affrontarlo in modo più ampio e non scaricare semplicemente il fardello alle poche unità che oggi compongono le “squadre tifoserie” della Digos».

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Al pari della chiusura al pubblico imposta alle società in caso di disordini nell’ambito dell’impianto sportivo, il Siulp ritiene che «la sede del gruppo ultrà di appartenenza dovrebbe subire la chiusura nel momento in cui viene accertato che gli autori di violenza vi appartengono», è la chiosa di Carrozzo.



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