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L’immagine delle Big Tech in prima fila alla cerimonia di insediamento della seconda presidenza Trump è potente e simbolica. Ma rappresenta anche un punto di partenza per una riflessione sul cambiamento, la capacità di adattamento, il potere di decidere e scegliere.

Dai completi sartoriali di Bezos e Cook all’approccio più casual di Zuckerberg e Musk. L’abito fa il monaco anche oltre le intenzioni: è sempre una dichiarazione politica.

La centralizzazione del potere solleva molti interrogativi. Alla fine però arriva il topolino che spaventa l’elefante, come l’app free DeepSeek che semina il panico sul mercato dell’AI, provocando il crollo del 10% di NVIDIA e del 4% del NASDAQ. Il clamore suscitato da DeepSeek conferma le previsioni di Franco Bernabè in direzione di modelli open source più piccoli, sostenibili e meno impattanti.

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L’Europa non può restare indietro – come afferma Alessio Butti, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio: «Se sviluppare modelli avanzati diventa più accessibile e meno oneroso, dobbiamo cogliere questa opportunità per rafforzare la nostra autonomia tecnologica». Eppure, 400 milioni di utenti e il 22% del PIL mondiale dovrebbero essere un motivo valido per difendere, o quantomeno non svendere, l’autonomia del Vecchio Continente, e soprattutto per evitare gli stessi errori che l’Europa ha commesso con l’Internet economy. L’Europa si trova in una posizione delicata, da un lato regolatore, dall’altro competitor sempre in affanno. Con l’AI Act, l’UE ha giocato la carta normativa: una vera iattura per gli investimenti, secondo chi ritiene che la soluzione dovrebbe essere di segno completamente opposto.

I dati sono il centro del nuovo potere. Ma cosa pensare del potere che smantella i dati quando non si piegano, neppure sotto tortura? La risposa è che rinnega se stesso. Il potere di fare le cose diventa il potere sulle cose: da data-driven regredisce a opinion-driven, ripristinando logiche feudali. E questo finisce per avere conseguenze anche sulla governance delle aziende.

Le tensioni tra libertà e controllo sono più forti che mai. L’uso dei dati personali, la censura delle informazioni, il monopolio delle infrastrutture digitali e il controllo delle materie prime sono solo alcune delle sfide in ballo. Una manciata di aziende private può influenzare la geopolitica al pari di uno Stato sovrano.

Il fatto che queste aziende siano quotate in borsa aggiunge un ulteriore livello di complessità. La loro influenza non deriva solo dall’innovazione, ma anche dalla loro capacità di attrarre enormi quantità di capitale globale. D’altro canto, essendo pubbliche, devono rispondere agli azionisti, e questo potrebbe essere l’unico contrappeso. A condizione che il profitto lecito sia subordinato al come si raggiunge. E che la dignità delle persone valga più dell’integrità delle merci.

Nel 2024, quasi la metà dei CISO italiani considera l’AI generativa un rischio per la sicurezza della propria azienda. La centralità del CIO mai come in questo momento coincide con la governance. La tecnologia non solo strumento ma luogo di una nuova cittadinanza che non conosciamo ancora, dove la soddisfazione dei bisogni può valere più della libertà che “illumina il mondo” contro la “vana pompa”.

Se i dati sono il nuovo petrolio e le piattaforme digitali le nuove arene del potere, allora i CIO sono gli architetti del nostro futuro. Ma chi è al servizio di cosa? Stiamo davvero facendo la nostra parte per rendere le organizzazioni resilienti, sostenibili e future-ready? Come stiamo gestendo il potere dei nostri dati? Qual è la nostra strategia per l’intelligenza artificiale? Siamo pronti a fronteggiare le minacce cyber?

Chiedilo al tuo CIO. Nella logica di una governance data-driven, ciò che non viene misurato non esiste. Non considerare i dati su un problema crea l’alibi per ignorarlo. Senza dati, diventa impossibile monitorare gli effetti delle politiche adottate. L’assenza di dati ufficiali nega problemi reali. Una governance senza dati diventa una governance cieca. E dalla Shadow AI alla Shadow Governance, il passo è breve.

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