Tra le 16 città simili Perugia è quella con la tassa di soggiorno più bassa

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di Daniele Bovi 

Fra le 16 città italiane con un numero di abitanti che va dai 150 mila ai 300 mila, Perugia è quella che applica la tassa di soggiorno più bassa, privandosi così di introiti importanti. Il dato è emerso mercoledì in consiglio comunale dove l’assessore al Turismo, Fabrizio Croce, ha risposto a un’interrogazione di Nicola Volpi (FdI). 

L’interrogazione Atto che nasce dalle recenti modifiche al regolamento stabilite dalla giunta, con le quali la tassa è stata estesa anche agli affitti brevi (vedi ad esempio gli AirBnb) ed è aumentata per affittacamere, B&B e residenze d’epoca. Oltre a ciò è stata cancellata l’agevolazione che riconosceva uno sconto del 50 per cento a partire dalla terza notte di permanenza. Con l’interrogazione in particolare Volpi ha chiesto alla giunta se le misure fossero state concertate con le associazioni di categoria e se, nel lungo periodo, possano provocare una contrazione della domanda.

PERUGIA, COME CAMBIA LA TASSA DI SOGGIORNO

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L’analisi Croce in aula ha spiegato che secondo l’analisi di Palazzo dei Priori fra le 16 città fra i 150 mila e i 300 mila abitanti (fra le altre Venezia, Verona, Brescia, Padova, Parma, Modena, Rimini, Trieste, Livorno, Taranto e così via), Perugia sia quella con le tariffe più basse. Dallo studio comparativo emerge poi come Palazzo dei Priori le abbia aggiornate per l’ultima volta nel 2016, risultando così le più “vecchie” tra tutte quelle applicate dalle 16 città simili; più della metà, infatti, le ha aggiornate fra il 2022 e il 2024. Oltre a ciò risulta che Perugia – prima delle modifiche – applicava l’imposta per un numero di giorni inferiore rispetto alle altre. Insomma, a conti fatti un perugino che visiti una delle 16 città oggetto dell’analisi a oggi paga in media il 100 per cento in più rispetto a quanto si versa a Perugia. 

L’Umbria Anche dal confronto con gli altri Comuni umbri che applicano la tassa emerge che le cifre nel capoluogo sono tra le più basse, con il risultato che Perugia ottiene meno introiti per presenza turistica. Andando a guardare le delibere adottate dagli altri municipi, ad Assisi ad esempio dove nel 2025, complice il Giubileo, il gettito dovrebbe toccare i 2,3 milioni (uno in più rispetto a Perugia), le tariffe vanno dai 2 ai 5 euro a notte; ad Orvieto fra i 2 e i 2,50 euro; a  Todi si va da 50 centesimi a 2,10 euro; a Spoleto da 1,30 a 3,50 euro; a Passignano da 1 a 2,50 euro e così via. Nel complesso. Nel complesso in Umbria secondo gli ultimi numeri dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno di Jfc, il gettito nel 2024 ha superato i 6,2 milioni di euro, circa 700 mila in più rispetto all’anno prima. 

Il confronto Per il 2025 l’intenzione del Comune è quella di ritoccare all’insù le tariffe, allineandole a quelle di città simili come spiegato in più occasione da Croce. Con questo obiettivo va avanti da tempo il confronto con tutti i soggetti interessati. Nelle due riunioni fatte finora sono stati posti diversi punti sul tavolo: gli agriturismi ad esempio hanno sottolineato che il sistema di classificazione degli alberghi, basato sulle stelle, e quello degli agriturismi (le spighe) non sono paragonabili; altri hanno chiesto maggiore attenzione ad esempio per chi, magari per motivi di studio, deve affittare una stanza per lungo tempo, oppure più esenzioni per i disabili e così via. Altri hanno invece proposto di “sensibilizzare” i clienti spiegando loro come verranno spesi i soldi. Un problema – che riguarda Perugia ma non solo – riguarda anche la possibilità di avere a disposizione dati approfonditi e puntuali: ecco perché entro l’anno il Comune dovrebbe dotarsi di una piattaforma ad hoc.

La seduta Tornando alla seduta, Croce ha ricordato che il regolamento comunale prevede da sempre l’istituzione di un osservatorio per il confronto con gli operatori del settore, mai attivato in passato. Con la nuova amministrazione è stato avviato un tavolo operativo che evolverà in osservatorio per garantire il dialogo con gli stakeholder. Croce ha chiarito che non vi è stato un aumento della tassa di soggiorno, ma un adeguamento per affittacamere e B&B ai livelli nazionali e l’estensione della tassa agli affitti brevi per maggiore equità. Si sta valutando con le associazioni di categoria un eventuale aumento futuro, in linea con altre città italiane. Quanto all’impatto sulle presenze turistiche, l’assessore ha escluso effetti negativi derivanti dall’aumento per le strutture extra alberghiere e dalla cancellazione dello sconto oltre la terza notte, poiché i dati nazionali non supportano questa ipotesi e resta comunque un limite massimo di 7 giorni. Infine, sugli introiti della tassa di soggiorno: il 40 per cento sarà destinato alla manutenzione dei beni culturali, il 30 per cento all’organizzazione di eventi, il 20 per cento all’accoglienza turistica e il 10 per cento al finanziamento di iniziative culturali di interesse turistico.

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