C’est ouf! La Francia ha ancora un governo, ed è vicina ad avere un bilancio 2025. Per quanto tempo reggerà l’esecutivo di François Bayrou non si sa, ma almeno per il momento la Repubblica ha evitato di sprofondare ulteriormente nella crisi politica che la avviluppa dallo scorso giugno, da quando cioè il presidente Emmanuel Macron ha indetto elezioni anticipate dopo il pessimo risultato dei partiti di governo alle europee.
Ieri sera l’Assemblea Nazionale ha votato due mozioni di censura contro il governo, proposte dopo che il primo ministro aveva fatto ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione per approvare il bilancio dello Stato e quello della previdenza sociale senza voto parlamentare.
Per due giorni l’esecutivo e il Paese sono stati sull’orlo di una scena già vista a dicembre con il governo di Michel Barnier: caduta del governo, divisioni tra i partiti, caccia all’ennesimo premier, panico sui mercati, con l’aggravante delle probabili dimissioni di Macron che avrebbero aperto un’ulteriore crisi.
Stavolta era nell’aria che le cose potessero andare in modo diverso, e in effetti l’Assemblea ha respinto le due mozioni: la prima è stata votata da 128 deputati e la seconda da 122, contro i 289 necessari. Ma che Bayrou sopravvivesse ai due voti non era scontato, a causa delle divisioni che caratterizzano la camera bassa del Parlamento francese, priva di una vera maggioranza.
Bayrou sopravvive grazie a estrema destra e socialisti
Decisivi anche in questo caso, come per Barnier ma stavolta nel senso del pollice in su, i voti di Rassemblement National, che non ha sostenuto le mozioni perché, ha fatto sapere martedì il loro leader Jordan Bardella, i francesi non avrebbero avuto vantaggi dalla caduta di un altro governo, e perché il partito aveva ottenuto comunque delle concessioni su un bilancio criticato – non solo da loro – per la troppa austerità. Il deputato Rn Yoann Gillet ha addirittura definito i piani di spesa di Bayrou un “racket organizzato sulle spalle di coloro che lavorano e producono nel nostro Paese”.
Decisivi anche i voti dei socialisti, che avevano annunciato di voler sostenere Bayrou “per un senso di responsabilità”, perché alla Francia un bilancio serve. E in ogni caso sottolineando che la decisione “non costituisce in alcun modo un sostegno” alla politica del premier. Rimangono infatti al loro interno posizioni critiche, come dimostrano i sei deputati che hanno approvato la sfiducia.
Bayrou: “Bilancio necessario per affrontare lo tsunami che avanza”
Bayrou prima del voto ha riconosciuto che il bilancio era “imperfetto”, ma che era necessario far passare qualcosa per portare stabilità alla Francia, anche in considerazione dello “tsunami in avanzamento” rappresentato dalla nuova presidenza Usa a firma Donald Trump, iniziata decisamente col botto, dalla guerra in Ucraina e dal potere cinese.
In base all’art. 49.3 e visto che la sfiducia all’Assemblea non è passata, il bilancio è ora approvato automaticamente dalla camera bassa. Oggi tocca al Senato votare e si prevede che lo approverà, come riporta l’emittente Bfmtv.
La proposta di Bayrou prevede 50 miliardi di euro di risparmi derivanti da tagli alla spesa (30 miliardi) e da aumenti delle tasse per i più ricchi (20 miliardi), con l’obiettivo di far scendere il deficit dall’attuale 6% del Pil al 5,4% entro la fine dell’anno. Ricordiamo, e Bayorou ce l’ha sicuramente ben presente, che sulla Francia pende una procedura per deficit eccessivo da parte dell’Unione europea.
L’Himalaya del bilancio
Dunque per ora Bayrou tira un sospiro di sollievo, necessario per continuare – come dice lui – la scalata dell’Himalaya del bilancio 2025. Infatti, se il primo ostacolo è superato, la strada per il governo francese non è in discesa. Ieri sera Bayrou ha fatto nuovamente ricorso all’articolo 49.3, questa volta sulla parte “entrate” del bilancio della Previdenza sociale, e si prevede che farà altrettanto entro domani o nella prossima settimana su alcune parti del testo. La France Insoumise, promotrice delle mozioni respinte ieri, ha già annunciato una nuova censura.
Anche i socialisti hanno annunciato una mozione autonoma, che presenteranno il 19 febbraio, collegata a recenti affermazioni del premier sul tema immigrazione. Bayrou infatti in un’intervista la scorsa settimana aveva usato una terminologia tipica dell’estrema destra per dire come la Francia si senta invasa, sommersa, dai migranti.
C’è anche un altro scoglio all’orizzonte per il bilancio, che ogni anno viene esaminato dal Consiglio Costituzionale che può respingerne alcune disposizioni. Si prevede che due misure in particolare saranno analizzate: la tassazione eccezionale dei redditi elevati e quella degli utili dei grandi gruppi, due imposte che non possono essere stabilite in modo retroattivo. Inoltre Rn ha annunciato il ricorso alla Corte con l’obiettivo di far eliminare quattro articoli, soprattutto quelli sull’elettricità e sulle sanzioni per le auto.
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