14 mobilitazioni simultanee dalle Alpi agli Appennini, 31 realtà tra associazioni, collettivi e comunità territoriali coinvolte: sono i numeri della più grande mobilitazione nazionale mai organizzata per il futuro delle terre alte, prevista per domenica 9 febbraio 2025, a un anno dall’apertura dei controversi giochi olimpici invernali Milano-Cortina 2026.
COMUNICATO STAMPA
Le terre alte bruciano, e non è una metafora. Con lo zero termico a 4200 metri in pieno autunno, i ghiacciai che collassano e il permafrost che si scioglie, la montagna sta lanciando segnali drammatici che non possiamo più ignorare. Eppure, proprio in questo momento storico, le Olimpiadi invernali 2026 si preparano ad accelerare un modello di sviluppo predatorio che rischia di risultare fatale per i territori montani. Un grande evento che pesa, in una fase di crisi sociale ed economica, anche sulle casse pubbliche: secondo la campagna Open Olympics sono previsti oltre 5 miliardi e 720 milioni di euro di spesa, di cui 1 miliardo e 600 milioni per la realizzazione dei Giochi e altri 4 miliardi e 120 milioni per le opere connesse (il 68% assorbite da 45 opere stradali per un costo che supera i 2 miliardi e 816 milioni di euro totali). Dal Piano nazionale degli interventi 2022, si evince inoltre che l’87,6% delle opere previste sarà completata dopo il 2026.
https://www.libera.it/it-schede-2607-olimpiadi_invernali_milano_cortina_trasparenza_appalti_mafie
“Stiamo colonizzando il futuro delle prossime generazioni”, denuncia l’Associazione Proletaria Escursionisti (APE) che, insieme al Comitato Insostenibili Olimpiadi (CIO) e a una vasta rete di realtà territoriali, ha lanciato la mobilitazione “La montagna non si arrende”. “Ogni nuova opera che realizziamo oggi – dalla controversa pista da bob di Cortina da 118 milioni di euro, ai nuovi impianti di innevamento artificiale della pista Stelvio di Bormio – è una ipoteca sul futuro dei territori che non potrà essere cancellata.”
Gli impatti non si limitano alle infrastrutture olimpiche. La trasformazione investe l’intero tessuto sociale: a Milano, interi quartieri stanno subendo processi di gentrificazione accelerata con l’espulsione delle fasce popolari e la privatizzazione di tutti gli impianti sportivi, mentre nelle valli olimpiche l’esplosione degli affitti brevi sta accelerando l’espulsione delle comunità locali a favore di un turismo mordi e fuggi. “La montagna sta diventando un grande parco a tema dello sport invernale”, sottolineano gli organizzatori, “proprio mentre gli scienziati ci dicono che l’ultimo turista sugli sci arriverà nel 2040.”
https://www.cdt.ch/news/svizzera/lultimo-turista-sugli-sci-arrivera-nellinverno-2040-342544
La giornata del 9 febbraio vuole essere molto più di una protesta: “È il momento di chiederci che tipo di antenati vogliamo essere”, spiegano i promotori. “Se vogliamo continuare a trattare il futuro come una discarica dove scaricare le conseguenze delle nostre scelte miopi, o se vogliamo prenderci cura dei luoghi che abitiamo pensando alle generazioni che verranno. La montagna non è un parco giochi da sfruttare fino all’ultimo respiro, ma un ecosistema fragile, la nostra principale riserva d’acqua, un patrimonio di biodiversità e cultura insostituibile.”
Se le Alpi sono il simbolo della speculazione olimpica, l’Appennino non è da meno nelle sfide che deve affrontare. Dal Terminillo nel Lazio, dove si progettano nuovi impianti sciistici in un clima sempre più caldo, alle Marche, dove sul Monte Strega e sui Monti Sibillini le comunità locali si battono per un modello di sviluppo sostenibile. In Molise, la mobilitazione si concentrerà sul progetto Pizzone II, che minaccia l’integrità del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. In Basilicata, infine, la protesta si sposterà sulla diga della Camastra, simbolo della gestione problematica delle risorse idriche che sta mettendo in ginocchio la popolazione locale.
Le mobilitazioni in programma per il 9 febbraio da nord a sud:
https://ape-alveare.it/la-montagna-non-si-arrende/
Elio Catania del CIO – Comitato Insostenibili Olimpiadi Ascolta o scarica
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