Che cosa sappiamo del caso Paragon e dello spionaggio sul direttore di Fanpage e altri sei italiani

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7 Febbraio 2025



11:56

Il caso è emerso una settimana fa, ma gli ultimi sviluppi hanno attirato l’attenzione della politica nazionale: il direttore di Fanpage.it Cancellato, l’attivista Luca Casarini e altre persone sono state spiate con un software dell’azienda Paragon. Renzi a Piazzapulita: “Se è vero anche la metà di quello che si sente, nelle prossime ore deve rotolare qualche testa nelle istituzioni italiane”.

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Il caso Paragon è partito il 31 gennaio, quando il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato ha fatto sapere che Whatsapp lo aveva avvisato di un’attività di spionaggio subita nei mesi precedenti, fino a dicembre 2024. Le persone coinvolte, in quattordici Paesi europei, sarebbero state circa 90, di cui sette in Italia. Lo spyware utilizzato, di nome Graphite, era prodotto dall’azienda israeliana Paragon, oggi posseduta da un fondo con sede negli Stati Uniti.

Negli scorsi giorni la vicenda è diventata più complessa, perché è stato chiamato in causa il governo italiano: prima l’esecutivo si è limitato a smentire di aver spiato giornalisti e attivisti, poi però è emerso che Paragon ha cancellato i contratti con l’Italia per violazione dei termini di servizio e del quadro etico previsto. Ora, il caso è al centro di numerose interrogazioni parlamentari, anche al Parlamento europeo, e le opposizioni hanno chiesto che il governo fornisca un’informativa in Aula.

Cos’è Paragon e come è scoppiato il caso

Paragon Solutions è un’azienda fondata in Israele che pochi mesi fa è stata acquistata da un fondo che ha sede negli Stati Uniti. Produce software da utilizzare nel settore della sicurezza, e in particolare lo spyware Graphite, utilizzato in questa vicenda. Si tratta di un programma che, inviando un file ‘infetto’ al telefono della vittima, senza che questa lo debba scaricare o cliccare nulla, può controllare le sue comunicazioni.

Paragon, per prassi, vende questo software solo a governi e organizzazioni governative alleate degli Stati Uniti. Si può escludere, quindi, che lo spionaggio sia avvenuto per opera di Stati come la Russia o la Cina. Si è trattato di un governo ‘alleato’.

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A fine gennaio, Meta – l’azienda che controlla Facebook e Whatsapp – ha fatto sapere che circa 90 persone in tutta Europa erano state vittima di spionaggio illecito:  tra di loro attivisti e giornalisti. In Italia, il direttore di Fanpage.it è stato il primo a dire di aver ricevuto la comunicazione in questione: “A dicembre WhatsApp ha interrotto le attività di una società di spyware che riteniamo abbia attaccato il tuo dispositivo. Le nostre indagini indicano che potresti aver ricevuto un file dannoso tramite WhatsApp e che lo spyware potrebbe aver comportato l’accesso ai tuoi dati, inclusi i messaggi salvati nel dispositivo”.

Quali italiani sono stati spiati e cosa ha detto il governo Meloni

Pochi giorni dopo, anche l’attivista Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Humans, ha annunciato di essere tra le vittime dello spionaggio. Oggi è emerso che le persone di Mediterranea coinvolte sarebbero almeno tre. Dunque un giornalista – direttore di una testata che ha svolto inchieste anche sulla destra di governo –  e diversi attivisti legati a un’Ong duramente critica dell’esecutivo e della sua politica sui migranti. Le opposizioni hanno iniziato a chiedere spiegazioni al governo Meloni.

Nella sera di mercoledì è arrivata la prima risposta del governo. In una nota, Palazzo Chigi ha scritto: “La presidenza del Consiglio esclude che siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence, e quindi del governo”, giornalisti e attivisti. Chigi ha poi aggiunto che da un’interlocuzione con Whatsapp erano emerse alcune informazioni in più. Ad esempio il fatto che in Italia le persone coinvolte erano sette. In più, il governo Meloni ha fornito una lista dei Paesi in cui lo spionaggio è avvenuto – di fatto indicando anche i probabili clienti di Paragon: “Belgio, Grecia, Lettonia, Lituania, Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia”.

L’esecutivo si è quindi tirato fuori dalla vicenda: ha negato di aver ordinato di controllare attivisti e giornalisti, e si è detto disponibile a riferire al Copasir (il comitato parlamentare che si occupa di sicurezza e gestisce i rapporti con i servizi segreti, spesso con audizioni secretate). Poche ore dopo, però, è arrivata un’altra svolta.

I contratti stracciati da Paragon: cosa non torna nelle spiegazioni di Meloni

La mattina di giovedì, il Guardian (con la conferma poco dopo del quotidiano israeliano Haaretz) ha rivelato che Paragon aveva chiuso i suoi contratti con l’Italia. Secondo quanto emerso i contratti in questione – che il governo Meloni non aveva menzionato nel suo comunicato – erano due: uno con un’agenzia delle forze di polizia e uno con un’agenzia di intelligence. Entrambe, naturalmente, pubbliche e sotto il controllo del governo, visto che questa è la condizione a cui Paragon vende il software.

E attenzione, non si è trattato di una sospensione temporanea o comunque precauzionale. Non è stata una semplice mossa preventiva per tutelarsi dallo scandalo. Già lo scorso venerdì, per cautela, l’azienda avrebbe sospeso i contratti con l’Italia e chiesto chiarimenti. Mercoledì sarebbe poi scattata la cancellazione a seguito di una violazione dei termini di servizio e del quadro etico previsto dagli accordi.

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Insomma, la versione dell’azienda è che il governo italiano non avrebbe rispettato le norme etiche obbligatorie per l’utilizzo del software di spionaggio. Anche se non ci sono conferme ufficiali su quali siano state queste violazioni, il fatto che la rottura sia arrivata proprio dopo la notizia di attivisti e giornalisti spiati – e dopo la prima sospensione dell’accordo, a cui è seguita un’indagine interna – ha reso facile collegare le due cose.

L’ipotesi quindi è che ci fosse proprio il governo Meloni dietro l’attività di spionaggio – almeno per quanto riguarda le persone coinvolte in Italia, e forse non solo. Se così non fosse, potrebbe significare che un corpo dello Stato (le forze dell’ordine, o un ramo ‘fuori controllo’ dell’intelligence) ha agito di propria iniziativa spiando personaggi invisi al governo. Ipotesi ancora da delineare e che toccherà proprio al governo chiarire. Per il momento, però, non è arrivato nessun chiarimento.

Opposizioni all’attacco, Renzi: “Deve rotolare qualche testa”

Nel suo unico commento pubblico sul caso, già riportato, il governo Meloni si è detto disponibile a riferire al Copasir. Si tratterebbe, in questo caso, di un’audizione privata e coperta da segreto, che riguarderebbe le attività dei servizi segreti e l’utilizzo di spyware. Ma le opposizioni hanno chiesto di più: oltre a depositare interrogazioni, hanno chiesto un’informativa pubblica, in Aula, per rispondere anche sul piano politico di quanto sta succedendo.

“Se è vero anche la metà di quello che si sente penso che nelle prossime ore debba rotolare qualche testa nelle istituzioni italiane“, ha detto ieri Matteo Renzi a Piazzapulita. “La prima domanda è qual è la realtà italiana di governo che ha il contratto con Paragon”, ha detto, e la seconda “chi decide in quale telefonino deve andare Paragon?”.

Il Partito democratico ha annunciato di aver depositato una interrogazione in Senato: “L’eventuale presenza dell’Italia tra i clienti di Paragon è elemento centrale nella ricostruzione di quanto accaduto al direttore di Fanpage”, hanno scritto i dem in un comunicato. La risposta del governo finora “non chiarisce affatto le circostanze”. L’interrogazione, rivolta al ministro Piantedosi, chiede “se e quali iniziative il governo intenda assumere anche nell’ambito delle opportune sedi comunitarie e internazionali al fine di chiarire come sia stato possibile l’introduzione di tale spyware”.

Un’interrogazione è stata presentata anche al Parlamento europeo. La Commissione europea, interpellata dai cronisti, per il momento ha risposto che le indagini sul caso spettano ai singoli Stati, e che in generale “ogni tentativo di accesso illegale ai dati di cittadini, inclusi giornalisti e oppositori politici, è inaccettabile se confermato”.





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